Il tempo a disposizione sta finendo, necessario realizzare Pnrr e accelerare sulla giusta transizione ecologica
Stefano Stefanini
NewTuscia – ROMA – L’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ha elaborato e pubblicato il Rapporto “L’Italia e lo sviluppo sostenibile”.
Ricordiamo che il Rapporto costituisce un interessante report, che fa il punto sullo stato di avanzamento dell’Italia rispetto ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 adottata nel settembre del 2015 dai 193 Paesi dell’Onu, una sorta di “pagella” con l’analisi degli scenari che potrebbero verificarsi di qui al 2030 se il nostro Paese sceglierà di accelerare sulle politiche per lo sviluppo o se preferirà un atteggiamento passivo e con poche riforme strutturali.
I modelli della Fondazione Eni utilizzati per la realizzazione del rapporto mostrano che l’Italia “è fortemente in ritardo nella dimensione economica, moderatamente in ritardo per quella sociale, mentre quella ambientale risente negativamente dell’uso inefficiente delle risorse idriche e dell’alto inquinamento derivante dal settore residenziale e da quello dei trasporti”.
Leggeri miglioramenti si ravvisano negli indicatori della salute, dell’educazione e dell’alimentazione – “pur restando lontano dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile che riguardano questi temi”, precisa il rapporto – mentre per quanto riguarda gli indici di povertà, disoccupazione, disuguaglianze e degrado ambientale, il Bel Paese segna decisamente il passo rispetto ai principali Paesi membri dell’Ue, facendo meglio solo di Repubblica Ceca, Spagna e Grecia.
A illustrare i numeri che danno il senso del divario dell’Italia è stato a nome dell’ ASviS, il prof. Enrico Giovannini che ha posto l’accento sui dati della povertà (nel 2016 le famiglie in povertà assolute erano 1,6 milioni, per un totale di 4,7 milioni di individui, il livello più alto dal 2005) e sulle misure – “deboli”, ha precisato – varate dai Governi per contrastarla. Altra nota dolente è l’obsolescenza delle nostre infrastrutture, in particolare della rete idrica: nel 2015 ben il 38,2% dell’acqua è andato disperso, l’equivalente del fabbisogno di 10,4 milioni di persone.
Poi c’è il tema del già fatto che si potrebbe fare meglio, vale a dire la Garanzia Giovani e le misure per l’occupazione femminile, il potenziamento del Piano Banda Larga e Industria 4.0, la sfida cruciale dell’istruzione e del sisema scolastico: per ASviS occorre uno sforzo serio per favorire il coordinamento delle politiche per lo sviluppo, in modo da consentire il tanto atteso salto in avanti dell’Italia verso un progressivo avvicinamento agli ambiziosi obiettivi dell’Agenda Onu.
“Quanto sta avvenendo dovrebbe farci riflettere sulla necessità di un’efficace integrazione europea non solo per fare della nostra Unione ‘la campionessa mondiale dello sviluppo sostenibile’, ma anche per tutelare le basi del nostro attuale benessere collettivo e fermare l’aumento delle disuguaglianze sociali in una situazione così tempestosa”.
Questo l’appello che i presidenti dell’ASviS Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini hanno lanciato nell’introduzione al Rapporto 2022 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, l’ormai consueto documento che l’Alleanza propone annualmente per fare il punto sul percorso italiano ed europeo verso l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
“Guerra, crisi energetica e pandemia sono infatti le tre variabili che stanno influenzando negativamente il cammino per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), nonostante il 2022, come ricordano i presidenti, fosse iniziato “con una buona notizia”, ovvero l’aggiornamento dei principi fondamentali della Costituzione, con la riforma degli artt. 9 e 41, che ha introdotto nella Carta rispettivamente la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni e, sul piano economico, il concetto di tutela dell’ambiente nello svolgimento delle attività pubbliche e private.
Paradossalmente, però, si legge nel Rapporto, “la duplice crisi ha rafforzato l’impegno e l’azione dell’Unione europea, che, dopo il Next generation Eu preparato come risposta al Covid-19, ha avviato diverse misure per sanzionare e ridurre la dipendenza energetica dalla Russia stessa”. Queste misure, anche se efficaci, sono state introdotte però in un momento critico per la transizione sostenibile, e rappresentano un test oneroso per tutta l’Unione.
La situazione dell’Italia. Come si nota dal grafico (costruito sulla base di oltre cento indicatori), l’Italia ha registrato tra il 2010 e il 2021 dei miglioramenti, ma anche dei clamorosi rallentamenti, sul percorso verso l’Agenda 2030. Durante il periodo considerato, si notano miglioramenti per otto SDGs: fame (Goal 2), salute (Goal 3), educazione (Goal 4), uguaglianza di genere (Goal 5), energia (Goal 7), innovazione e infrastrutture (Goal 9), consumo e produzione responsabili (Goal 12), clima (Goal 13). Si evidenzia un peggioramento complessivo per cinque Obiettivi: povertà (Goal 1), risorse idriche (Goal 6), ecosistema terrestre (Goal 15), pace e istituzioni solide (Goal 16) e cooperazione internazionale (Goal 17). Mentre rimane sostanzialmente invariata la situazione per quattro SDGs: lavoro (Goal 8), disuguaglianze (Goal 10), città (Goal 11) e tutela degli ecosistemi marini (Goal 14). Rispetto alla condizione pre-pandemica, invece, nel 2021 l’Italia mostra miglioramenti soltanto per due Goal (Goal 7 e 8), mentre per altri due (Goal 2 e 13) viene confermato il livello del 2019. Per tutti i restanti SDGs (Goal 1, 3, 4, 5, 6, 9, 10, 15, 16 e 17) il livello registrato nel 2021 è ancora al di sotto di quello del 2019, a conferma che il Paese non ha ancora superato gli effetti negativi causati dalla crisi pandemica.
Tra le novità dell’edizione, il Rapporto illustra graficamente il cammino dei singoli Target a seconda delle diverse dimensioni – ambientale, economica, istituzionale, sociale – evidenziando con chiarezza la distanza che ancora si staglia tra le politiche nazionali e gli Obiettivi dell’Agenda 2030.
Le proposte dell’ASviS, riassunte da Flavio Natale . Le indicazioni trasversali avanzate nel Rapporto sono quelle formulate durante la campagna elettorale quando l’Alleanza ha consegnato alle forze politiche “Dieci idee per un Italia sostenibile” da realizzare nella prossima legislatura, aprendo il manifesto anche alle firme della società civile. In sintesi: assicurare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile; disegnare il futuro partendo da presente; promuovere giustizia, trasparenza e responsabilità; integrare la sostenibilità nel funzionamento del Parlamento; rendere più sostenibili ed equi i territori; impegnarsi per la giusta transizione ecologica; ridurre tutte le disuguaglianze; non lasciare indietro nessuno; tutelare la salute con un approccio integrato; garantire diritti e pace, rafforzare cooperazione e democrazia. A queste si aggiungono centinaia di proposte specifiche sui singoli Target, avanzate grazie al contributo degli oltre 600 esperti degli Aderenti all’Alleanza.
“I prossimi cinque anni saranno fondamentali per raggiungere tre grandi obiettivi sui quali il Paese è già impegnato”, sottolinea l’Alleanza, ovvero la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), l’attuazione di una giusta transizione ecologica (incluso l’abbattimento del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030), il conseguimento degli Obiettivi e Target dell’Agenda 2030.
Senza queste tre linee guida, sarà impossibile eseguire un percorso autenticamente sostenibile entro la fine di questa decade: “Il tempo a nostra disposizione sta finendo”, hanno ricordato Mallen e Stefanini, “dobbiamo aumentare l’impegno per garantirci un futuro sostenibile e anche perseguire strade nuove, mantenendo l’Agenda delle Nazioni Unite come stella polare del nostro agire”.