di Diletta Riccelli

NewTuscia – ROMA – Ieri, all’interno della sala stampa della Camera dei Deputati, è stata presentata la relazione redatta dalla Commissione Parlamentare Antimafia, riguardante l’omicidio del dottor Attilio Manca. Durante questa difficile inchiesta, condotta dalle deputate Stefania Ascari e Piera Aiello e dalla giornalista Federica Fabbretti, sono emersi moltissimi elementi utili alla riapertura del caso.

Presente all’incontro anche l’avvocato della famiglia Manca, Fabio Repici che ha dichiarato: “Il parlamento è riuscito a fare una lettura critica degli elementi acquisiti migliore di quella compiuta dalla magistratura. La famiglia Manca ringrazia la Commissione Antimafia per il risultato formidabile, che ci consente di rivolgerci alla procura di Roma con una denuncia per la riapertura delle indagini con le spalle rafforzate dalla relazione, che ha colmato con un importante lavoro un buco nero nella storia d’Italia rappresentato dall’omicidio di questo giovane medico”.

Al vaglio diverse intercettazioni raccolte, tra cui la prima, di Francesco Pastoia che indicava Manca come il medico che aveva curato Bernardo Provenzano, malato di tumore alla prostata. La morte di Pastoia rimane avvolta ancor oggi dal mistero poiché subito dopo esser stato arrestato nel 2005, si è impiccato in cella e successivamente la sua tomba è stata profanata e il suo corpo bruciato.

 

 

Poco chiara anche la latitanza di Provenzano, lontanissima anni luce dall’immaginario collettivo che lo vide chiuso in un bunker, in casa di Pastoia per l’appunto, a leggere la Bibbia e a sfamarsi con ricotta e cicoria. Impossibile credere che un latitante del suo calibro abbia scelto una clinica a Marsiglia, a circa 1800 km da casa, se non avesse avuto le dovute certezze riguardo la sicurezza personale e la qualità delle cure riservategli.

Altro elemento da sottolineare in questo lavoro certosino è la consulenza del dottor Giancane, urologo e uno dei massimi esperti di droghe e dipendenze in Italia. Giancane ha escluso la tossicodipendenza di Attilio dichiarando:
“Mi occupo di dipendenza da eroina da 30 anni e ho conosciuto bene migliaia di tossicodipendenti e semplici consumatori, ma una saltuarietà di questo tipo con l’eroina non l’ho mai vista. Ci può essere un periodo variabile di assunzione saltuaria ed incostante, ma bastano pochi giorni di assunzione continuativa e sviluppi la tolleranza o sei fisicamente dipendente, come si diceva una volta. Se proprio vogliamo dare credito a questa ipotesi, dovremmo pensare ad Attilio Manca come ad un ricaduto, ovvero ad una persona che in passato aveva avuto un problema, aveva sospeso per un lungo periodo e c’era appena ricascato.”

Sconcertanti anche le dichiarazioni di Carmelo D’Amico, collaboratore di giustizia che durante un interrogatorio si è lasciato andare a considerazioni davvero gravi affermando: “Attilio Manca sarebbe stato ucciso dai servizi segreti per coprire la latitanza di Bernardo Provenzano, della cui operazione alla prostata si era interessato il medico siciliano”.
Un dedalo intricatissimo di supposizioni e elementi a metà, sui cui bisogna ancora indagare e che con l’aiuto della relazione della Commissione antimafia, possono avere il giusto risalto mediatico e una speranza in più per la riapertura delle indagini.