Stefano Stefanini
NewTuscia – I nostri Comuni commemorano la giornata del ricordo per rinnovare la memoria della tragedia delle foibe e dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani costretti a fuggire dalle loro terre durante la Seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra.
Commemoriamo oggi venerdì 10 febbraio il Giorno del Ricordo delle Foibe istriane, dopo aver celebrato la Giornata della Memoria dell’Olocausto il 27 gennaio scorso.
Per ricordare i 20mila martiri delle foibe, vittime del genocidio messo in atto dai partigiani di Tito, dal 2004 è stato istituito il Giorno del Ricordo delle Foibe, il 10 febbraio di ogni anno viene commemorato il “Giorno del Ricordo”, istituito con Legge 30 marzo 2004, n.92 per onorare le vittime delle foibe, l’esodo giuliano-dalmata e le vicende del confine orientale.
Dal 2001 in Italia “Ricordiamo perché l’ orrore non possa ripetersi”.
Oggi opportunamente le Istituzioni ed in particolare il mondo della scuola dedicano a questo evento alcune manifestazioni che intendono coinvolgere giovani e meno giovani.
In tutte le nostre città occorre dedicare momenti semplici e significativi sulla conoscenza e l’approfondimento storico diretto come deterrente ad una nuova ondata di odio.
Un nostro commento. Dalle commemorazioni che ormai da anni si stanno opportunamente svolgendo, assistiamo ad una riscoperta di memoria storica e di ricordo di eventi luttuosi di massa e di crimini contro l’umanità come il Giorno del Ricordo delle Foibe del 10 febbraio e come l’Olocausto del popolo ebraico che viene commemorato ogni 27 gennaio.
Queste due date devono finalmente unire le diverse anime ideali e politiche, per far sentire i Cittadini italiani e le nazioni coinvolte negli incommensurabili orrori etnici, davvero uniti sotto un’unica Bandiera, pur nelle diverse espressioni ideali e sottolineo ideali e non di “portatori di interessi di parte”.
Per ricordare i 20mila martiri delle foibe, vittime del genocidio messo in atto dai partigiani di Tito, dal 2004 è stato istituito in Italia il Giorno del Ricordo delle Foibe.
Ripercorrere le varie “Storie di Guerra per la Pace” un modo per rappacificare ed unire tutti gli Italiani e i popoli ieri nemici e oggi alleati per una Pace presupposto di Prosperità e Sviluppo collaborativo.
Al ricordo di Rodolfo Busich, e di tante donne e tanti uomini che i nostri comuni hanno accolto, come la comunità di Orte ha accolto Rodolfo come laborioso ferroviere e testimone centenario del dramma istriano e della rinascita democratica, intendo dedicare questo scritto, a testimonianza che la solidarietà e la concorde laboriosità vincono sul male assoluto.
Ripercorrere – lo sottolineiamo tutti insieme, le forze politiche di varia tendenza, i Cittadini e il Popolo italiano nel suo insieme e in modo speciale i giovani alunni dei nostri Istituti Scolastici – le varie “Storie di Guerra per la Pace”, dove gli ex combattenti e gli ormai pochi sopravvissuti agli eccidi di massa hanno modo di raccontare le loro storie di guerra e di violenza vissuta, per fare in modo che tutto questo non debba più accadere.
Purtroppo nel mondo, e spesso nelle nostre città a pochi passi da noi, si registrano ancora oggi atti di razzismo o di intolleranza verso qualche individuo, su persone che mostrano soltanto diversità culturali, ideali, religiose, razziali, secondo la definizione che appare nella Costituzione Repubblicana Italiana o addirittura fisiche.
Tutti, ospitati e ospitanti, devono concorrere ad un “reciproco rispetto” nella legalità, nel lavoro, in condizioni umane e non nel degrado.
Per questo sono lodevoli e vanno incrementate le iniziative che coinvolgono cittadini studenti e insegnanti di tutte le scuole d’Italia per riconsiderare un messaggio importante che tutti i cittadini dovranno accogliere: il richiamo alla vita e al percorso delle vittime innocenti di Genocidi perpetrati nel nome delle “ideologie razziste”deve essere adeguatamente considerato e ricordato in quanto rappresenta l’occasione privilegiata per fa sentire i nostri ragazzi “cittadini giusti” contro ogni forma di discriminazione, nel rispetto reciproco tra individui e dei diritti e doveri sanciti dalla Costituzione Repubblicana.
Dagli archivi giornalistici abbiamo riscontrato che il 6 novembre 1997 quando a Viterbo si parlò per la prima volta delle Foibe, con un convegno organizzato dal” Circolo Reale della Tuscia” con il patrocinio del Comune di Viterbo.
“Si parlò di Foibe non più come delle cavità carsiche, ma di Foibe come le tombe di tanti Italiani in cui le orde titine comuniste gettarono i nostri Connazionali colpevoli solamente di essere Italiani.”
Il dramma continuò con lo spostamento degli esuli Italiani nel suolo italiano che, dopo aver abbandonato con molte peripezie le terre italiane della ex Jugoslavia, si videro sbeffeggiati e internati da un governo accondiscendente verso i cosiddetti alleati comunisti.
Sono passati da quel convegno oltre venti anni e la Città di Viterbo, come altri comuni della Tuscia, hanno sempre tenuto vivo il ricordo di quei tragici avvenimenti con cerimonie, convegni, mostre e a Viterbo l’intitolazione di una piazza con un cippo commemorativo dedicato a Carlo Celestini.
Dal 2004 lo Stato Italiano ha finalmente riconosciuto l’immane tragedia delle Foibe, istituendo la Giornata del 10 febbraio quale “giorno del ricordo” in onore di tutte le vittime delle Foibe.
Concludiamo con una proposta: che ogni comune della Tuscia celebri sia il Giorno del Ricordo delle Foibe del 10 febbraio, come l’Olocausto del popolo ebraico che viene commemorato ogni 27 gennaio. In particolare proponiamo di preparare adeguatamente le ricorrenze del 25 aprile, del 2 giugno e del 4 novembre come Giornate di celebrazione, di apprendimento e di riflessione collettiva di radici storiche su cui costruire il presente ed il futuro, che guardino, in particolare in questo tempo caratterizzato da tanti conflitti e dal terremoto, ad una Prospettiva di Pace, di Dialogo di Collaborazione socio economica tra i Popoli, evitando gli errori del passato.
La dichiarazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del Giorno del Ricordo dello scorso anno.
«Il Giorno del Ricordo richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe, degli italiani strappati alle loro case e costretti all’esodo, di tutti coloro che al confine orientale dovettero pagare i costi umani più alti agli orrori della Seconda guerra mondiale e al suo prolungamento nella persecuzione, nel nazionalismo violento, nel totalitarismo oppressivo.
È un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente. I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze. Una ferita che si è aggiunta alle altre.
La sciagurata guerra voluta dal fascismo e l’occupazione nazista furono seguite, per questi italiani, da ostilità, repressione, terrore, esecuzioni sommarie aggravando l’orribile succedersi di crimini contro l’umanità di cui è testimone il Novecento. Crimini che le genti e le terre del confine orientale hanno vissuto con drammatica intensità, generando scie di risentimento e incomprensione che a lungo hanno segnato le relazioni tra popoli vicini.
L’Europa nata dalla pace e il dialogo ravvivato dall’affermazione delle democrazie hanno aperto e sviluppato una strada nuova. Queste memorie hanno guadagnato rispetto, dignità, ascolto. Sono storia vissuta, monito e responsabilità per il futuro.
Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile. Questo è l’impegno di cui negli ultimi anni il nostro Paese si è reso protagonista insieme alla Slovenia e alla Croazia per fare delle zone di confine una terra di incontro e prosperità, di collaborazione, di speranza. La scelta di Gorizia e Nova Gorica, che saranno congiuntamente Capitale della Cultura europea 2025, dimostra quanto importante sia per l’intera Unione che la memoria delle oppressioni disumane del passato sia divenuta ora strada dell’amicizia, della comprensione, del primato della dignità delle persone, nel rispetto delle diversità e dei diritti».