Stefano Stefanini
NewTuscia – Quaranta giorni dopo il Natale, la festa della Presentazione del Signore al Tempio, con l’offerta del figlio da parte di Maria Vergine e la profezia del vecchio sacerdote Simeone, chiude di fatto le celebrazioni natalizie e apre il cammino verso la Pasqua di Resurrezione.
La festa della Presentazione al Tempio coincide quest‘anno con il viaggio apostolico di Papa Francesco in Africa .
Queste le parole e i gesti del Pontefice che rivestono un grande significato di testimonianza:
„Mi rivolgo al Padre che è nei cieli” e “umilmente abbasso il capo e, con il dolore nel cuore, gli chiedo perdono per la violenza dell’uomo sull’uomo. Padre, abbi pietà di noi. Consola le vittime e coloro che soffrono. Converti i cuori di chi compie crudeli atrocità, che gettano infamia sull’umanità intera!”.
Come riportato dall’Agenzia giornalistica Ansa, il Papa ha rivolto “un vibrante appello a tutte le persone, a tutte le entità, interne ed esterne, che tirano i fili della guerra nella Repubblica Democratica del Congo, depredandola, flagellandola e destabilizzandola. „Vi arricchite attraverso lo sfruttamento illegale dei beni di questo Paese e il cruento sacrificio di vittime innocenti. Ascoltate il grido del loro sangue, prestate orecchio alla voce di Dio, che vi chiama alla conversione, e a quella della vostra coscienza: fate tacere le armi, mettete fine alla guerra. Basta! Basta arricchirsi sulla pelle dei più deboli, basta arricchirsi con risorse e soldi sporchi di sangue!“
Incontrando le vittime delle violenze nell’est del Paese, Francesco ha lanciato un appello: “Vi prego di disarmare il cuore. Ciò non vuol dire smettere di indignarsi di fronte al male e non denunciarlo, questo è doveroso! Nemmeno significa impunità e condono delle atrocità, andando avanti come se nulla fosse. Quello che ci è chiesto, in nome della pace, in nome del Dio della pace, è smilitarizzare il cuore: togliere il veleno, rigettare l’astio, disinnescare l’avidità, cancellare il risentimento; dire ‘no’ a tutto ciò sembra rendere deboli, ma in realtà rende liberi, perché dà pace. Sì, la pace nasce dai cuori, da cuori liberi dal rancore”. “Mai più: mai più violenza, mai più rancore, mai più rassegnazione!”, ha aggiunto il Papa.
Papa Bergoglio ha ringraziato e benedetto “tutti i seminatori di pace che operano nel Paese”. “Alcuni hanno perso la vita mentre servivano la pace, come l’ambasciatore Luca Attanasio – ha ricordato il Papa – il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo, assassinati due anni fa nell’Est del Paese. Erano seminatori di speranza e il loro sacrificio non andrà perduto”.
Sottoponiamo ai nostri lettori che desiderano approfondire il significato di questa ricorrenza il testo che „Vatican news“ ha diffuso per l‘occasione .
Maria e Giuseppe decidono di ottemperare alla legge mosaica che prevede la presentazione del nuovo nato e il rito di purificazione della madre: si recano, dunque, al Tempio di Gerusalemme dove incontrano il vecchio sacerdote Simeone e la profetessa Anna. La Sacra Famiglia dà, così, l’esempio della più perfetta obbedienza al Signore.
“Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore”. (Lc 2, 22-23)
Da festa mariana a cristologica
La legge di Mosè imponeva alle coppie che avevano avuto un figlio, di presentarlo al Tempio e riscattare la sua vita presso il Signore attraverso un sacrificio. Contemporaneamente, le donne che avevano partorito, dovevano purificarsi dal sangue mestruale. Ciò doveva avvenire 40 giorni dopo la nascita se il neonato era maschio, 66 se era femmina. Come si evince dal racconto evangelico della profezia di Simeone, già qui Maria appare in comunione personale con il futuro sacrificio di Cristo, tanto che inizialmente la festa era considerata mariana e chiamata Purificazione della Beata Vergine Maria. Il Concilio Vaticano II volle, invece, sottolinearne l’aspetto di offerta che Maria fa di suo figlio al Signore, un’offerta che a lei chiede di vederlo morire sulla croce. Nel 1960 viene, così, recuperato l’aspetto più cristologico della festa stessa e la nuova denominazione che abbiamo ancora oggi.
La festa dell’incontro
Tra i tanti temi che si possono riscontrare nella festa della Presentazione di Gesù al Tempio, il più importante è certamente quello dell’incontro tra questi e Simeone, che rappresenta l’incontro tra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo. Nelle varie versioni iconografiche, infatti, si può vedere Simeone che prende in braccio Gesù – o attende di riceverlo dalle braccia di Maria – che non ha l’atteggiamento di un bambino, ma di un adulto e un adulto re. Tutti gli altri personaggi restano in secondo piano. Con la Presentazione al Tempio, infine, il mistero dell’Incarnazione è finalmente compartecipato da tutta l’umanità che riconosce così in Cristo un fratello: per questo può essere interpretata come festa dell’incontro tra Dio e l’uomo.
Origini e diffusione
In Oriente è l’imperatore Giustiniano a introdurre la celebrazione di questa festa, che a Roma arriva solo verso la metà del VII secolo con Papa Sergio I. Secondo altre fonti, però, la festa ebbe origine a Gerusalemme ed era già conosciuta a Bisanzio nel 602 (per diffondersi, poi, tra il V e il Vi secolo) pur non avendo una connotazione mariana come la avrà, poi, in Occidente. Inizialmente, proprio in Occidente, la Presentazione di Gesù al Tempio viene celebrata il 14 febbraio e prevede lunghe fiaccolate, molto simili a quelle che si svolgevano durante la festa pagana dei Lupercali, alla metà del mese di febbraio, in cui si usavano candele e si parlava di purificazione. In Oriente infine, la festa ha sempre mantenuto Cristo al centro, tanto da essere chiamata “hypapante”, cioè incontro, a evidenziare quello tra Gesù, Simeone e Anna che riconoscono in Lui il Messia.
La Candelora
Questo è il nome popolare con cui è indicata la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, probabilmente per l’usanza di benedire candele durante la celebrazione. È tra le popolazioni della Gallia che compare per la prima volta questo nome. Il simbolo della luce è facilmente spiegato: Cristo è “luce per illuminare le genti” che il vecchio Simeone riconosce immediatamente. Con le candele benedette il 2 febbraio, spesso, il giorno dopo, si compie il rito di benedizione della gola della festa di San Biagio, che ricorre, appunto, il 3 febbraio.