Stefano Stefanini  

 NewTuscia – ORTE – Anna Santori, presidente del  Circolo Auser di Orte “Sandro  Quadraccia” invita la cittadinanza alla partecipazione alla conferenza “ La Giornata dei Giusti dell’Umanità “ di venerdì 4 marzo alle ore 15,30 presso la Sala della Biblioteca Comunale in  piazza Padre Geremia  Subiaco, Palazzo  “Sabatino Mele” ( Palazzo di Vetro) .

Il Circolo Auser di Orte, che ha organizzato tale evento con il patrocinio del Comune e con la condivisione dell’Istituto Omnicomprensivo di Orte , vuole onorare con questa iniziativa pubblica chi si è speso e chi si spende ancora per la salvaguardia dei diritti umani e per diffondere i valori della responsabilità, della tolleranza e della solidarietà.

La prof. Anna Santori, presidente del  Circolo Auser di Orte “Sergio Quadraccia “ così riassume le finalità dell’ evento:

“Ci proponiamo non solo di divulgare la memoria storica dei “ Giusti “ , cioè di quelle donne e di quegli uomini che in ogni tempo ed in ogni luogo si sono opposti e si oppongono con responsabilità personale e con gravi rischi per la salvezza personale ad ogni forma di prevaricazione dell’uomo sull’uomo .

Vogliamo anche riflettere ed inviare soprattutto alle giovani generazioni un messaggio educativo sulla necessità di come ogni persona debba ritenersi chiamata in causa, in ogni tempo ed in ogni luogo, contro l’ingiustizia a favore della dignità e dei diritti umani .

La memoria storica deve aiutarci a guidare le nostre azioni come singoli e come comunità nel presente e nel futuro per non commettere le nefandezze di cui l’umanità si è macchiata nel passato .

A tale proposito avremo l’onore di ascoltare la testimonianza del prof. Fabrizio Fantera, figlio di un “ Giusto” ed ideatore del progetto romano “ Il Civico Giusto “ e la storia di un “ Giusto “ di Vetralla che ci illustrerà Paolo Coppari, presidente della locale sezione Anpi . “

La prof. Giovanna Cavarocchi ci ha fornito alcune testimonianze dirette sulla storia di Bruno Fantera e di sua madre che nascosero la famiglia Moscati.

Per   la prima volta a Orte ricordiamo questa ricorrenza e lo facciamo con la testimonianza di Fabrizio, il figlio del giusto Bruno Fantera con l’obiettivo di

• attivare anche qui nella tuscia un laboratorio permanente di storia

  • riconoscere i giusti che anche qui hanno agito e non si sono voltati dall’altra parte.

La giornata dei Giusti dell’umanità è stata istituita il 7 dicembre 2017, con l’approvazione del Senato della proposta di legge – con Milena Santerini come prima firmataria – già approvata alla Camera il 26 luglio 2017. Tale ricorrenza, da celebrarsi ogni 6 marzo, è così entrata nell’ordinamento italiano.

Il punto di partenza è stata l’istituzione, nel 2012, della Giornata europea dei Giusti da parte del Parlamento Europeo.

La data del 6 marzo è stata scelta perché coincide con il giorno in cui è scomparso Moshe Bejski, l’uomo che ha animato il Giardino dei Giusti di Yad Vashem in Israele.

Entrambe le ricorrenze hanno preso avvio da un appello di Gariwo, la onlus nata nel 2001 e presieduta dallo scrittore Gabriele Nissim che si occupa di diffondere le storie e il messaggio di quanti si sono battuti in difesa dei diritti e della dignità umana durante tutti i crimini della Storia.

Il concetto di Giusto nasce dalla definizione di Yad Vashem di Giusto fra le Nazioni, ossia “un non ebreo che, senza ottenerne un vantaggio proprio, ha rischiato la vita per salvare quella di un ebreo, anche solo uno, dall’orrore dell’Olocausto”; tale concetto è poi stato esteso fino a comprendere tutti gli uomini e le donne che, nei momenti più tragici del passato e del presente, hanno operato per difendere la vita e la dignità umana.

Giusti non sono le vittime o i perseguitati, bensì coloro che agiscono per salvarli. Il luogo per eccellenza per ricordare le azioni di queste figure esemplari è il Giardino dei Giusti, uno spazio in cui vengono dedicati alberi o posati cippi in loro memoria.

Per onorare la memoria di alcuni di loro le comunità ebraiche di molti Paesi, e prima fra tutti quella di Israele, hanno ideato il “Giardino dei Giusti”, luoghi di laica sacralità dove vengono piantati alberi sempreverdi a loro dedicati. Il primo giardino è stato quello di Yad Vashem, con il suo “Viale dei Giusti” costellato da alberi di carrubo.

Una scelta non casuale, il carrubo, infatti, impiega 70 anni a produrre i suoi frutti, ed è un simbolo di fecondità e solidarietà.

Ma di queste donne e questi uomini, altruisti fino all’eroismo, e di molti altri, il ricordo è sbiadito quando non addirittura ignoto nei quartieri  dove hanno vissuto, in quelle stesse case in cui hanno abitato e in cui hanno ospitato coloro che erano considerati avversari dal nazifascismo.

Case ora abitate da altri, in altri tempi, con altre storie, spesso ignari di quello che quelle stesse mura hanno visto e vissuto.

“Il Civico Giusto”, partito da un’intuizione di Paolo Masini, è un progetto che vuole rendere omaggio proprio a quei cittadini eroici che, in tutta Europa, non hanno fatto finta di non vedere durante uno dei momenti più drammatici per il nostro continente.

Non hanno voltato la testa dall’altra parte.

Donne e uomini che, a rischio della propria vita, hanno nascosto anche per mesi, ebrei, partigiani, ricercati politici senza chiedere o ricevere nulla in cambio. Donne e uomini che non si sono chiesti quale fosse la religione o da dove venissero coloro che facevano entrare, semplicemente scegliendo di aprire la porta a esseri umani come loro.

“Il Civico Giusto” è dunque un luogo dove qualcuno ha disobbedito a un violento ordine esterno per lasciar prevalere una rischiosa disposizione interna: proteggere un perseguitato ed esporsi alla persecuzione. Tutto ciò presuppone il nascosto: si copre il protetto e si cela l’evento, perché meno tracce restano meglio è. Questa attitudine si è mantenuta anche dopo la fine della guerra e il ritorno alla quotidianità: la maggior parte di queste coraggiose persone ha tenuto per sé gli avvenimenti, ritenendoli comportamenti “normali” in una situazione eccezionale di cui non valeva la pena parlare.

Anche la memoria, con i suoi esempi, però, rischia così di essere sepolta nel silenzio della storia e non esistere più. Quei gesti, invece, hanno cambiato destini e vite e dunque hanno seminato il mondo.

Il progetto “Il Civico Giusto” ha l’ambizione di riportare nei loro quartieri e nelle loro case, quegli “alberi” affinché i loro frutti possano maturare nelle coscienze delle nuove generazioni e spandere nuovi semi di solidarietà, inclusione e fratellanza. Questo è il motivo per cui è stato scelto come simbolo il carrubo, l’albero che ricorda molti di loro nei “Giardini dei Giusti” di tutto il mondo.

L’obiettivo è quindi quello di “segnare e riconoscere” in maniera tangibile, quelle case che, grazie al coraggio degli abitanti, sono stato il sicuro rifugio di chi veniva braccato dai nazifascisti.

Un progetto dal respiro europeo che prende l’avvio da Roma e che, attraverso la ricerca e la raccolta delle testimonianze, ha l’ambizione di proporsi a tutto il continente per testimoniare che, anche nei periodi più bui della storia, ci saranno sempre persone che manterranno accesa la fiaccola dell’umanità.

Una vera e propria banca dati per la città che, attraverso un portale dedicato (www.ilcivicogiusto.it ), inciderà quelle storie nell’anima di Roma per sempre. Un luogo a disposizione di tutti coloro interessati a conoscere e ad approfondire la documentazione raccolta e dare anche il proprio contributo: il data base di libera consultazione infatti sarà arricchito attraverso un lavoro costantemente in progress (mail: ilcivicogiusto@romabpa.it).

Questo progetto, ideato e curato dal Roma Best Practices Award – Mamma Roma e i suoi figli migliori, si avvale di numerose collaborazioni istituzionali e non.

Il segno”

Le abitazioni di coloro che protessero la vita dei perseguitati sono individuate, “segnate” e riconosciute attraverso una targa-simbolo che ne ricorda e celebra il coraggio e l’abnegazione.

La targa, come già accennato, nasce dall’idea che le comunità ebraiche di tutto il mondo ricordano i “Giusti tra le Nazioni” attraverso la piantumazione di alberi sempreverdi. Si tratta di un’opera artistica che rappresenta un albero di carrubo compreso nel perimetro stilizzato di una casa: è l’omaggio che vogliamo rendere a quanti accolsero nella propria abitazione i fuggiaschi affinché idealmente tutti i Giusti, riconosciuti ufficialmente o meno, possano tornare nei loro quartieri, nei loro palazzi, e continuare a raccontare la loro storia di solidarietà alle generazioni che verranno.

Accanto al simbolo, il nome della città in cui si trova l’abitazione. La prima città a partire sarà Roma, duramente colpita dalla ferocia del nazifascismo che tocca il suo culmine nel rastrellamento del Ghetto.

Il QR code, posizionato in un angolo, consentirà di risalire in tempo reale dal “segno” alla storia, dall’immagine-simbolo alle persone che rappresenta e celebra. La ricostruzione delle vite dei protagonisti, delle vicende e degli eventi è affidata agli studenti della rete “Memorie. Roma: una città, mille storie” che, attraverso un percorso didattico condotto in sinergia tra le scuole della rete e l’Università degli Studi Roma Tre produrranno i materiali che sarà possibile consultare attraverso il QR code stesso.