NewTuscia – TARQUINIA – Dato che la pistola di piccolo calibro che avrebbe sparato a Dario Angeletti il colpo che ha ucciso il docente universitario lo scorso martedì nel parcheggio delle Saline a Tarquinia non risulta tra quelle regolarmente detenute dall’ex tecnico universitario, reo confesso dell’omicidio, le indagini della procura si stanno concentrando su cime e perchè il pensionato sia uscito di casa quella mattina armato.
Secondo la confessione, il 68enne lombardo Cesaris, avrebbe trovato quella pistola per strada e l’aveva portata con se per disfarsene gettandola in mare, quando avrebbe incontrato casualmente la vittima e in un raptus di rabbia l’avrebbe uccisa. la fuga che ne è seguita gli avrebbe permesso di disfarsene ma il pensionato non sarebbe in grado di indicare il luogo in cui l’avrebbe gettata.
Secondo le ipotesi dei carabinieri invece l’omicidio sarebbe stato premeditato. Mercoledì le forze dell’ordine, durante la ricerca dell’arma, hanno ritrovato un bossolo e nelle scorse ore una pistola; al momento sono in corso gli accertamenti per stabilire se sia l’arma del delitto e se il bossolo sia quello del colpo mortale che ha freddato il docente.
Il movente invece sembra chiaro nella sua natura passionale, Cesaris era invaghito della ricercatrice e collega di Angeletti trasferitasi all’Unitus di Viterbo da Pavia. Durante un incontro tra i due uomini, che a detta del reo confesso non si conoscevano prima, lo sparo sarebbe partito dopo aver fatto il nome della donna.