Proseguono senza sosta le indagini atte a chiarire definitivamente dinamica e movente dell’omicidio del professore dell’Università della Tuscia, Dario Angeletti. Perquisizioni, interrogatori e vaglio di telecamere e tabulati telefonici portano a pensare che l’assassino debba essere stato Claudio Cesaris, ex funzionario tecnico dell’università di Pavia; l’uomo, cardiopatico, si trova ricoverato nel reparto di medicina protetta a Belcolle fin dalla prima perquisizione dei Carabinieri alla sua casa a San Martino.
Il presunto omicida potrebbe avere agito con un movente passionale: sembra fosse ossessionato di una ricercatrice che da Pavia si trasferì a Tarquinia, con la quale Angeletti aveva creato un’amicizia; la gelosia potrebbe essere stata la causa in grado di scatenare la furia omicida nell’animo di Cesaris.
Esclusi infatti i moventi economici, si è indagato negli ultimi giorni proprio sull’ambito delle relazioni interpersonali del docente.
L’assassino, stando a quanto ricostruito, dovrebbe avere inseguito il docente dell’Unitus, che era in pausa pranzo nella riserva naturale per cui lavorava, fino al parcheggio tra le Saline e il Porticciolo, luogo in cui avrebbe fatto partire l’aggressione che ha portato in ultimo al decesso della vittima. Non è ancora stato chiarito se per via del colpo d’arma da fuoco o per una successiva aggressione fisica.
I vicini di casa del paese in cui il tecnico veniva saltuariamente a vivere, San Martino al Cimino, confessano che sarebbe stato impossibile pensare il sessantottenne in grado di compiere un atto simile: viene infatti descritto come educato e riservato. Si sa che Cesaris proviene da Dresano, vicino Milano, e che frequentò liceo scientifico e università a Pavia.
Il motivo principale che ha portato all’accusa è stata la comparsa della sua auto nei filmati delle videocamere di sorveglianza proprio nei minuti in cui si è consumato il delitto. In seguito, non è stato difficile per le forze dell’ordine ricostruire quanto accaduto e ipotizzare un movente.
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