Marco Di Marzio
NewTuscia – Giocare a pallone non significa solamente praticare un sport con l’intento di ottenere un risultato, nell’immediato sul campo oppure in futuro per seguendo l’obiettivo del successo personale, ma anche curare a livello diretto una disciplina agonistica che come tutte le altre rappresenta la vita, nei suoi molteplici aspetti.
Infatti, con il titolo “La faccia pulita del calcio” attraverso un carissimo amico ricevo nel pomeriggio di ieri una bellissima lettera dedicata a proprio figlio, a lui inoltratagli da una persona che ha deciso di non firmarsi ma che mediante il contenuto esposto fa capire al destinatario quanto la sia importante la persona e il rapporto intrattenuto con essa, portato avanti nel tempo nel suo valore più alto.
“Ero un allenatore di calcio (settore giovanile), ma 3 anni fa ho smesso di allenare perché stanco, stufo di tutta l’ipocrisia che gira intorno ai ragazzi…. giovani calciatori con un età compresa tra gli 11 e i 17 anni che dovrebbero pensare solo al divertimento, crescere in un ambiente sano, pulito e invece NO, devono dar conto a genitori gasati, allenatori e staff megalomani e procuratori senza morale… Si anche tra i ragazzi si possono trovare “rappresentanti” del settore.”
Parole eloquenti, che nel costituire l’introduzione allo scritto fanno ben capire come, guardando al mondo, l’individuo sia fondamentale al suo processo di crescita, sviluppo e mantenimento ad ottimi livelli.
“Questo era il pensiero – prosegue lo scritto – di un uomo stanco e deluso, MA è da una settimana che ripenso ad un incontro fatto sul treno con un mio ex ragazzo… Il suo essere pulito quando mi parlava, genuino nelle sue affermazioni, mi ha fatto tornare la voglia di ri-tornare sui campi, ri-tornare ad insegnare a quei ragazzi che ancora hanno voglia di divertirsi.
Cercavo un posto a sedere sul treno Roma-Viterbo e sento “… ciao mister … – bellissimo sentirsi apostrofare ancora come mister –”, mi volto e vedo Flavio. Rispondo al saluto e mentre mi metto seduto gli domando cosa faceva sul treno e mi risponde che frequenta il primo Liceo Scientifico ad Indirizzo Sportivo a Viterbo – shock al solo sentire liceo, già erano passati 5/6 anni dall’ultima volta che lo avevo visto –.
Iniziamo a parlare e oltre al normale disquisire, conoscendo la passione che ha per il calcio gli domando se ancora giocava a pallone (molti ex compagni hanno lasciato) e con chi giocava. Mi risponde “…ora gioco con il CALCIO TUSCIA, categoria Under 15 Regionali, sono al 2 anno dei giovanissimi… (ridendo) mister prossimo anno Allievi e sarà l’anno della svolta…”. La risposta era più che sufficiente e avremmo potuto continuare a parlare di tante altre cose ma volevo sapere così… Hai lasciato l’area Romana? Come ti trovi con una squadra del Viterbese? Hai pressioni quando giochi?
Mi trovo bene mister, nessuna pressione… certo cerchiamo sempre di fare risultato e se non riusciamo ci rode e il martedì, prima giornata di allenamento dopo la partita, parliamo con il mister e cerchiamo di correggere gli errori… che poi ce ne abbiamo tre di mister (ride) uno ufficiale due di supporto ma tutti sono genitori aggiunti come le dirigenti, due mamme che ci fanno trovare anche la merenda a fine allenamento…. una gestione famigliare… per quanto riguarda la differenza tra area romana e viterbese non posso dire molto perché nel nostro girone abbiamo molte squadre romane (sorride), Aspè mister… forse loro hanno più cattiveria.
Inizia a prepararsi per scendere e mi dice “mister a me manca quel gruppo che eravamo e mi piacerebbe ritornare con tutti loro ma purtroppo ci siamo divisi e anche se sono stato bene dovunque sono stato, ho cambiato 4 squadre in 4 anni (a bassa voce… ricordi come la pensa mio padre) qui ho trovato un clima tranquillo, qui mi diverto e sono sicuro di riuscire con il tempo (ridendo dice ancora non mi conoscono bene) a dare e avere continuità.
E’ una settimana che ripenso alla chiacchierata fatta con Flavio e se un ragazzo continua ad essere pulito in questa confusione vuol dire che posso rientrare… se ancora mi vogliono… dunque volevo ringraziare Flavio al quale auguro le migliori fortune …continua così… e, anche se non li conosco voglio ringraziare tutti quei mister, quelle mamme, e quelle società come il CALCIO TUSCIA che riescono a dare serenità ad un ambiente come quello del calcio che di sereno ha ben poco.”
E una chiusura infine, nella quale l’autore sottolinea l’immensità proprio di quel rapporto che lega lo sport alla vita:
“Chiedo scusa per come ho scritto ma non essendo un professionista ho cercato di raccontare al meglio, anche con quelle sfumature che possono indicare lo stato di serenità che Flavio è riuscito a trasmettermi… Un amico…del calcio.”