NewTuscia – CANINO – I tre fratelli calabresi, Bruno, Pasquale e Vincenzo Fossari di 50, 52 e 57anni (i Fossari di Melicucco, alleati dei Patania di Stefanaconi), accusati di tentato omicidio su commissione nel Reggino, sono stati definitivamente condannati. La Cassazione ha confermato la sentenza di secondo grado.

Tra i sicari, due erano originari dell’est europeo e sono in seguito diventati collaboratori di giustizia dopo l’arresto. Erano stati assoldati nel viterbese per la cifra di 20.000 euro dai tre fratelli per uccidere Rocco Francesco Ieranò, il 49enne di cui volevano vendicarsi per omicidio del fratello Francesco, ucciso il 2 agosto 2011 in un conflitto tra clan rivali della ‘ndrangheta palmese.

I due sicari, Ibrahimi Arben e Beluli Vasvi, già in carcere, sono stati raggiunti nel 2013 dall’ordinanza cautelare per il tentato omicidio di Ieranò diventato poi anche lui collaboratore di giustizia. Secondo l’accusa, gli uomini reclutati nella Tuscia avrebbero provato ripetutamente ad eseguire nel 2012 l’omicidio di Ieranò, incontrando anche i mandanti, che avrebbero a loro volta spiegato le ragioni alla base dell’atto criminoso, partecipando così direttamente all’organizzazione degli agguati falliti, fornendo armi e strategie.

Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, alla fine il 49enne è stato colpito nelle vie centrali di Cinquefrondi, centro tra Reggio Calabria e Catanzaro, il 25 luglio 2012. In quella occasione, Beluli, a bordo di una moto come passeggero, era riuscito a raggiungere all’inguine e al torace il “bersaglio” senza però provocarne la morte, e fallendo di fatto a causa di una manovra errata del conducente della moto.

In primo grado ai tre fratelli era stata comminata la pena di 17 anni di reclusione, in secondo di 14, ma la loro difesa aveva fatto ricorso contro la sentenza. Il 24 luglio 2018, la corte d’assise d’appello di Reggio Calabria ha confermato la condanna per tentato omicidio aggravato, ricettazione, detenzione e porto di armi.

La Cassazione ha confermato anche le condanne a dieci anni di reclusione ciascuno per Giuseppe Patania e Salvatore Callea da anni residente a Canino, accusati di aver reclutato i due stranieri su mandato dei Fossari.