NewTuscia – di Stefano Stefanini – La sintesi dell’Augurio e del Significato della Festa del Lavoro celebrata il Primo Maggio con un omaggio a tutti lavoratori, di ogni categoria e grado, può raffigurarsi con la scultura del maestro Roberto Joppolo, artista viterbese, opera che raffigura plasticamente la fatica umana e l’aspirazione dei lavoratori e imprenditori verso sempre migliori condizioni di vita e di sviluppo socio economico.
Le opportunità di lavoro da ricreare dopo la pandemia, i giovani, gli anziani, il calo demografico, il rilancio dell’agricoltura biologica, la cultura ed il turismo, il termalismo, il polo ceramico di Civita Castellana, la mancanza di infrastrutture o il mancato adeguamento di quelle esistenti sono le problematiche generali che il sindacato della Tuscia pone in rilievo in questo 1 maggio 2021, con il motto nazionale “L’Italia Si Cura con il lavoro”….. e che cura con particolare impegno su tutti i tavoli di trattativa con le istituzioni territoriali comunali, provinciali e regionali, oltre che principalmente con i datori di lavoro dei settori produttivi della Tuscia.
La pandemia e le sue devastanti conseguenze sul versante economico e sociale è al centro del messaggio dei vescovi italiani per la Festa del Lavoro del 1° maggio 2021 dal titolo “«E al popolo stava a cuore il lavoro» (Ne 3,38). Abitare una nuova stagione economico-sociale”.
Riassumiamo i caratteri salienti del Messaggio indirizzato dai nostri Vescovi al Mondo del Lavoro. Da questa terribile prova sta nascendo una nuova era nella quale impareremo a diventare «imprenditori del nostro tempo» e più capaci di ripartirlo in modo armonico tra esigenze di lavoro, di formazione, di cura delle relazioni e della vita spirituale e di tempo libero.” Se le relazioni faccia a faccia in presenza restano quelle più ricche e privilegiate, abbiamo compreso che in molte circostanze nei rapporti di lavoro è possibile risparmiare tempi di spostamento mantenendo o persino aumentando la nostra operosità e combinandola con la cura di relazioni e affetti.”
Come Chiesa italiana i Vescovi individuano due bussole da seguire nel cammino pastorale e nel servizio al mondo del lavoro.
La prima è costituita dall’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti: la fraternità illumina anche i luoghi di lavoro, che sono esperienze di comunità e di condivisione. In tempo di crisi la fraternità è tanto più necessaria perché si trasforma in solidarietà con chi rischia di rimanere fuori dalla società. «Il grande tema è il lavoro. Ciò che è veramente popolare – perché promuove il bene del popolo – è assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze» (FT 162). “Per questo, il mondo del lavoro dopo la pandemia ha bisogno di trovare strade di conversione e riconversione, anche per superare la questione della produzione di armi. Conversione alla transizione ecologica e riconversione alla centralità dell’uomo, che spesso rischia di essere considerato come numero e non come volto nella sua unicità.”
Ci inseriamo nella seconda bussola che è il cammino verso la Settimana Sociale di Taranto (21-24 ottobre 2021) sul tema del rapporto tra l’ambiente e il lavoro.
Lo ricorda molto bene l’Instrumentum laboris che afferma: «La conversione che ci è chiesta è quella di passare dalla centralità della produzione – dove l’essere umano pretende di dominare la realtà – a quella della generazione – dove ciò che facciamo non può mai essere slegato dal legame con ciò e con chi ci circonda, oltre che con le future generazioni» (n. 25).
Il 1° maggio, festa di San Giuseppe lavoratore, che Papa Francesco ha voluto celebrare con un anno a lui dedicato, ci spinga a vivere questa difficile fase senza disimpegno e senza rassegnazione. Abitiamo i nostri territori diocesani con le loro potenzialità di innovazione ma anche nelle ferite che emergono e che si rendono visibili sui volti di molte famiglie e persone. Sappiamo che ogni novità va abitata con una capacità generativa e creativa frutto dello Spirito di Dio.
Nulla ci distolga dall’attenzione verso i lavoratori. Parafrasando un celebre brano di Gaudium et spes, le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del mondo del lavoro, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono, sono i sentimenti dei discepoli di Cristo Signore.
Condividiamo le preoccupazioni, ma ci facciamo carico di sostenere nuove forme di imprenditorialità e di cura. Se «tutto è connesso» (LS 117), lo è anche la Chiesa italiana con la sorte dei propri figli che lavorano o soffrono la mancanza di lavoro. Ci stanno a cuore!