NewTuscia – VITERBO – A distanza di otto anni, il corpo della piccola trovato nel cassonetto in via Solieri può avere sepoltura. La tumulazione, affidata al comune di Viterbo, arriva dopo la fine del processo in Corte d’Assise dell’infermiere Graziano Rappuoli, a cui è stata dimezzata la pena: dovrà scontare 7 anni e 3 mesi per concorso in feticidio invece del 14 dovuti all’imputazione di omicidio volontario e soppressione di cadavere in concorso con la madre della piccola.

Tribunale di Viterbo

Condannata a cinque anni nel 2018 in via definitiva per feticidio, la donna, Elizaveta Alina Ambrus, all’epoca aveva 24 anni e faceva la ballerina in un night club di Poggino; nove mesi prima aveva avuto un altro bambino. Le telecamere di una pizzeria l’avevano ripresa mentre in preda ad un emorragia si stava facendo accompagnare all’ospedale di Belcolle allo stesso Rappuoli che le aveva anche procurato una ricetta per abortire. Una ricetta falsa, quella per il farmaco Cytotec, che è valsa all’uomo l’accusa di di esercizio abusivo della professione medica. Il reato comunque andrà in prescrizione tra pochi giorni, prima dell’appello che la difesa ha annunciato.

Secondo l’avvocato De Santis, rappresentante di entrambi gli imputati, l’infermiere non sapeva che la donna avesse già partorito ne che nel sacco ci fosse il feto. La madre avrebbe approfittato della debolezza di Rappuoli, che pur di liberarsi della sua insistenza alla fine avrebbe firmato dal ricettario medico una ricetta a nome suo, sapendo che sarebbe stata inutile e che in farmacia non le avrebbero comunque dato il farmaco, ottenuto invece grazie alla complicità di una sua amica e coinquilina.

Il ritrovamento del corpicino già formato della piccola è avvenuto intorno alle 18, si trovava nel cassonetto dalle 14.30, avvolto nella busta di un panificio, in una carta stagnola e in un asciugamano. Gli agenti erano stati messi sull’avviso da una telefonata ricevuta un’ora prima del ritrovamento, con cui venivano informati di cercare un pacchetto senza dire però coesa contenesse. All’arrivo delle forze dell’ordine per la piccola non c’era già più nulla da fare, se non raccogliere la confessione della madre.

Il ruolo della coinquilina invece sarebbe ancora da appurare, sarebbe stata lei a convincere il personale della farmacia a darle il farmaco e senza neppure fornire docunementi di sorta; inoltre, nonostante avesse dichiarato di dormire al momento del parto, avvenuto in bagno, l’ipotesi del legale De Santis è che abbia ripulito la stanza dal sangue e dalle tracce del parto, di cui non si è trovata traccia ne nei secchi della spazzatura, ne tra i panni sporchi. Successivamente, senza che neppure venisse fatto l’incidente probatorio, la donna si è resa irreperibile e non ha dunque testimoniato.

Secondo la difesa di Rappuoli, non si sarebbe indagato fino in fondo e ci sarebbero almeno altri due uomini coinvolti; prima di chiamare l’infermiere, al quale avrebbe detto solo di portarla in ospedale, aveva chiamato un’impiegato dell’ispettorato del lavoro e un connazionale. Il suo cliente sarebbe invece stato sfruttato e ricattato, se le avesse dato mille euro se ne sarebbe andata.