di Stefano Stefanini
Newtuscia – VITERBO – Come di tradizione, nel pomeriggio di oggi Giovedì Santo verrà celebrata la Santa Messa “In Coena Domini”, in ricordo dell’ultima cena e dell’istituzione dell’Eucarestia, per poi recarsi nelle chiese per visitare Gesù Eucarestia nell’altare della Reposizione, definito nella tradizione popolare “I Sepolcri”.
La Chiesa rinnova, anche in periodo di emergenza sanitaria, i Riti legati al ricordo dell’istituzione dell’Eucarestia nell’ultima Cena, ma non sarà possibile rievocare la lavanda dei piedi che Gesù fece ai suoi apostoli in segno di umiltà e fraterno servizio.
Anche le comunità cristiane della Tuscia celebreranno questo Ricordo, in qualche modo nella dimensione storico-religiosa legata alle città di Bolsena e Orvieto: il Miracolo Eucaristico che si compì a Bolsena nel 1263, a cui seguì la costruzione del magnifico Duomo di Orvieto.
Dobbiamo ricordare come fatto storico ciò che accadde nella nostra Tuscia viterbese: la basilica di Santa Cristina in Bolsena custodisce la pietra dell’altare macchiata di sangue, mentre il Duomo di Orvieto ospita il Corporale di lino macchiato del sangue scaturito dal Pane spezzato dal sacerdote boemo Pietro da Praga, assalito durante la celebrazione della messa dal dubbio sulla trasformazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo.
Le cronache del Miracolo riportano che il sacerdote andò subito da papa Urbano IV, che si trovava ad Orvieto, per riferirgli l’accaduto.
Il papa inviò a Bolsena Giacomo, vescovo di Orvieto, per verificare la veridicità del fatto e riportare le reliquie. Secondo la leggenda, il presule fu accompagnato dai teologi Tommaso d’Aquino – a cui successivamente fu affidata la redazione dei testi della liturgia della festività istituita – e Bonaventura da Bagnoregio.
Tra la commozione e l’esultanza del popolo, il vescovo di Orvieto tornò dal Papa con le reliquie del “miracolo”. Urbano IV ricevette l’ostia e i lini che si supponeva fossero intrisi di sangue, li mostrò al popolo dei fedeli e li depose nel sacrario della cattedrale orvietana di Santa Maria.
A seguito di questo evento, l’anno successivo 1264, papa Urbano IV istituì la festa del Corpus Domini.
Sull’Eucarestia e la sua attuale presenza nella vita delle nostre Città ricordiamo le recenti parole di papa Francesco, sulla centralità della preghiera eucaristica e della testimonianza evangelica nella famiglia, nel lavoro, nella disponibilità verso gli Ultimi e nella Festa Eucaristica domenicale, richiamando direttamente un tema portante del Convegno Ecclesiale nazionale italiano svoltosi a Firenze nel novembre del 2015 sul Nuovo Umanesimo Cristiano che ha definito come “l’Eucaristia e la Città” sia un’importante esortazione a considerare come “Ogni Messa domenicale generi e offra bene comune, sostiene visioni e responsabilità di bene comune: l’Eucarestia rappresenta il nutrimento della testimonianza della carità nella città.”
Papa Francesco ed i vescovi più volte hanno esortato a considerare gli ambiti di vita come luoghi in cui portare la speranza che viene dal Signore Risorto e dall’incontro con lui nella celebrazione eucaristica domenicale, vengono sintetizzati e resi pubblici con la celebrazione del Giovedì Santo con gli Altari della Reposizione, caratterizzati da artistiche infiorate segno di profonda adorazione per il “Corpo di Cristo” – in cui l’Eucarestia viene messa al centro delle “abitazioni degli uomini”, nella bella definizione del sindaco di Firenze negli anni 50 e 60 del Novecento, Giorgio La Pira.
Siamo convinti che concretamente, in questo periodo storico di restrizioni, di sofferenze e preoccupazioni legate all’epidemia, ma anche da altrettante opportunità di solidarietà umana, l’orizzonte del cammino delle comunità cristiane locali resti quello della responsabilità per il Bene comune, come quotidiano e costante impegno a migliorare il vivere sociale delle nostre Città.