Matteo Menicacci
NewTuscia – VITERBO – Le regole delle notizie in giornalismo sono le stesse dalla nascita. Passa il tempo, cambiano gli strumenti, ma una notizia rimane tale solo se passa per i media. O almeno così credevamo. Nell’era della network society siamo tutti immersi nella rete, alternando la nostra esperienza di vita quotidiana tra quella online e quella offline. Non pochi studiosi hanno, infatti, definito la nostra una “vita Onlife”, privata ormai della distinzione tra quella in rete e quella fuori dall’internet. Anche le notizie si sono dovute adattare a questi cambiamenti, passando dal semplice cartaceo alla radio e alla tv, finendo, infine, col proliferare in rete. Internet ha permesso la nascita di molti quotidiani online con poche risorse, oltre all’approdo sul web dei vecchi editori cartacei, che diffondessero le notizie in rete. Molti hanno definito questo meccanismo “senza controllo”, poiché chiunque era nelle condizioni di creare e diffondere notizie, facendo nascere il mito delle “fake news”. Queste notizie, conosciute anche come “bufale”, sono caratterizzate da falsità e consenso; senza che qualcuno vi credesse non avrebbero alcun valore. In questo universo di vita Onlife e fake news, come un fulmine a ciel sereno, cadono i social network: delle piattaforme online ormai paragonabili ad appendici sensoriali del nostro corpo, così definibili perché tendiamo a percepire il mondo attraverso di esse. Questa percezione deviata permette il continuo consenso e la continua circolazione delle bufale. E nessun social network, difronte a questa situazione, ha assunto il ruolo di controllore, poiché nessuna piattaforma ha mai avuto l’intenzione di trasformarsi in un editore, e di conseguenza subire le relative norme. Eppure, in un mondo in cui ci si informa tramite i social network, questi assumono in modo naturale il ruolo di agenda setter. La situazione potrebbe sembrare florida, perché basterebbe leggere solo le notizie sui social che provengono da fonti autorevoli, come i quotidiani online con elevata autorevolezza, ma così non può essere, perché esiste l’Algoritmo. Questa entità superiore che decide al posto nostro, assumendo il ruolo di gatekeeper – il processo attraverso cui avvengono le scelte se lasciar filtrare o meno determinate notizie – riguardo i media stessi: l’algoritmo può scegliere di farci leggere le notizie di un quotidiano piuttosto che un altro, filtrando tali fonti e quindi le relative notizie, costruendo un flusso che privilegia l’uno piuttosto che l’altro. Zerocalcare lo ha definito il “fuso orario delle Bermuda”, il momento della sera in cui siamo più liberi e disposti a passare del tempo sulle piattaforme e l’algoritmo decide, per noi, cosa dobbiamo fruire, rendendoci assuefatti da quel flusso di contenuti.