Gaetano Alaimo
NewTuscia – VITERBO – Il tema è centrale: ci si farà in poche settimane a fare quadrato e a scongiurare l’ipotesi del deposito nazionale di scorie nucleari nella Tuscia? Stavolta la sfida è immensa. Su 67 siti considerati “potenzialmente idonei” dalla Cnipa in Italia (Carta nazionale dei siti potenzialmente idonei stilata dalla Sogin, società a partecipazione completamente pubblica), ben 22, ossia un terzo, sono stati individuati nella Tuscia.
La notizia è stata ufficializzata nella notte tra il 4 e 5 gennaio scorso dal Governo che, dal 2015 aveva tenuto segreto il documento della Sogin (la società pubblica partecipata interamente dal Ministero dell’Economia con lo scopo di smantellare il Nucleare in Italia), la Cnipa appunto, e che, ora, ha dato la notizia dell
a Tuscia tra i siti “candidati” a ospitare il deposito nazionale. Si tratta di settimane decisive in quanto il deposito nazionale sarà definitivo per lo smaltimenti dei rifiuti a medio e basso impatto e, per almeno 50 anni, accoglierà per lo stoccaggio quelli ad alto impatto (per lo più derivanti da centrali nucleari dismesse) che, successivamente, dovranno essere smaltiti in un sito geologico deciso a livello europeo.
I Sindaci e gli amministratori hanno espresso il loro punto di vista puntando sulle motivazioni che ostano alla realizzazione del deposito. Tra questi soprattutto le produzioni tipiche agricole locali e le vocazioni ambientale e turistica della Tuscia. Sono due punti ricordati soprattutto dai Sindaci Lina Novelli (Canino) e Luca Giampieri (Civita Castellana): Canino, sito citato tra i più “idonei” dalla Sogin, appartiene alle Strade dell’Olio, mentre Civita Castellana rientra nel Biodistretto della Via Amerina e delle Forre.
L’aspetto dell’impatto sull’ecosistema locale con produzioni agricole specifiche è uno dei punti oggettivi di esclusione previsto dalla Sogin nell’analisi dei siti potenzialmente idonei, per cui molti primi cittadini non hanno capito il perché della scelta di 22 siti nel Viterbese. Tutto ciò insieme alla sismicità che, come ha ricordato il sindaco di Bagnoregio Luca Profili, è una caratteristica del Bagnorese ma non solo insieme alla tendenza all’erosione. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Valentano, Stefano Bigiotti.
Nel primo blocco il sindaco di Viterbo Giovanni Arena ha parlato dell’obbligo per l’Italia di dotarsi di un deposito nazionale di scorie nucleari ma di escludere che venga scelta la Tuscia. Luca Benni, sindaco facente funzioni di Montalto di Castro, ha ricordato come il suo territorio abbia già dato in termini di nucleare e servitù energetiche.
Interessanti anche gli interventi del vicesindaco di Tuscania, Leopoldo Liberati, che ha parlato di un controsenso tra politiche di promozione ambientale e turistica della Tuscia, volute anche dalla politica nazionale, e la scelte dei siti viterbesi. Oltre a ciò la necessità di essere tutti uniti per scongiurare il deposito scorie nucleari. Jacopo Stella di Bolsena ha ricordato la geotermia che ha visto il no ufficiale e unanime di tutti i sindaci del lago: serve, per Stella, promuovere un no compatto ed altrettanto unanime per la questione nucleare