Oncologia ed Ematologia italiane reattive di fronte a emergenza coronavirus e lockdown seppur con un rallentamento di presa in carico, assistenza e cura dei pazienti con tumori solidi e del sangue. Telemedicina, Reti, medicina del territorio e consapevolezza civica, le priorità dei prossimi mesi.
Al Forum istituzionale 2020 il Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, coordinato da Salute Donna Onlus con altre 33 Associazioni di pazienti oncologici e onco-ematologici, fa il punto insieme a politici, Istituzioni, amministratori, clinici e pazienti sulla situazione nazionale e le aree su cui lavorare nei prossimi mesi.
Più di venti i rappresentanti delle Istituzioni premiati nell’ambito della seconda edizione del Cancer Policy Award, il primo e unico riconoscimento conferito ai politici che si sono distinti per il loro impegno nella tutela dei diritti dei pazienti affetti da tumore, in particolare in questo anno di emergenza sanitaria.
NewTuscia – RIETI – Riceviamo e pubblichiamo. I pazienti con cancro hanno rischiato di pagare un prezzo salatissimo a causa della pandemia da coronavirus, ma l’Oncologia e l’Ematologia hanno saputo reagire ed hanno affrontato l’emergenza sanitaria con forza e determinazione, grazie anche all’iniziativa personale di ogni singolo medico ed infermiere. Un rallentamento c’è stato, è innegabile, nella gestione delle patologie croniche e quindi anche nella presa in carico, assistenza e cura dei pazienti oncologici e onco-ematologici, ma si è anche accumulato un ‘bagaglio culturale’ e creato un precedente importante. Adesso è tempo di capire come la pandemia ha influito sulla salute delle persone che convivono con il tumore e pensare a rimettere in atto una concreta ripresa.
Il Gruppo “La Salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, coordinato da Salute Donna Onlus insieme a 33 Associazioni di pazienti oncologici e onco-ematologici, nell’ambito del 7° Forum istituzionale, quest’anno in modalità virtuale, evento di riferimento a livello nazionale per la valutazione e il dibattito sulle politiche sanitarie in ambito oncologico, apre una discussione con politici, Istituzioni, amministratori, clinici e pazienti su questo anno 2020 segnato dalla pandemia Covid-19 per fare il punto della situazione.
«Prendiamo atto del grande sforzo portato avanti dall’oncologia e dall’ematologia italiane durante la pandemia Covid-19 per non lasciare indietro i pazienti con una diagnosi di cancro, ma l’emergenza non è finita e dobbiamo fare in modo che controlli e prime diagnosi non siano ritardati. D’altro canto, il Parlamento e le Regioni continuano ad occuparsi dell’universo cancro attraverso atti normativi, di sindacato ispettivo ed indirizzo politico – dichiara Annamaria Mancuso, Coordinatrice del Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” e Presidente Salute Donna onlus – Anche per quest’anno registriamo una crescita di consapevolezza unita ad una migliore qualità degli atti stessi. I pazienti oncologici e onco-ematologici necessitano di politiche sanitarie dedicate che sappiano dare spessore e concretezza ai loro bisogni non soddisfatti. Dobbiamo continuare a condividere le nostre problematiche con i rappresentanti nazionali e regionali delle Istituzioni con il fine di ottenere un generale miglioramento dei processi di presa in carico e cura delle persone affette da tumore».
Il rilevante impegno delle Istituzioni nazionali e regionali per tutelare i diritti e la presa in carico dei pazienti con tumore in questi mesi di pandemia è stato premiato nella seconda edizione del Cancer Policy Award, riconoscimento onorario assegnato ai politici che hanno interpretato e tradotto in Atti a livello nazionale e regionale i punti qualificanti dell’Accordo di Legislatura sottoscritto dalle Associazioni dei pazienti con le Istituzioni. I riconoscimenti sono stati conferiti oggi, nel corso del Forum istituzionale, dalle Associazioni e da una Giuria tecnico-scientifica.
Quali iniziative sono state intraprese in questi mesi di emergenza, quali gli ostacoli e le difficoltà che i pazienti hanno dovuto affrontare, quali conseguenze bisognerà aspettarsi da questa decelerazione delle cure e, soprattutto, quali sono le priorità di cui politici e Istituzioni dovranno tenere contro nei prossimi mesi? La situazione a livello nazionale relativamente allo stato dell’oncologia e dell’onco-ematologia non può non tener conto di tutte queste considerazioni.
«L’oncologia italiana è stata abbastanza coesa in questo anno di pandemia, grazie anche alla comunicazione organica e tempestiva attuata dalla nostra società scientifica, l’AIOM, che ha dato a tutti noi regole di comportamento precise – afferma Filippo de Braud, Direttore Dipartimento di Oncologia Medica, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – nel momento più critico sono state fatte scelte di razionamento che hanno privilegiato alcuni approcci terapeutici; le tante iniziative di riorganizzazione strutturale e clinica hanno consentito ai pazienti di muoversi il meno possibile e di evitare il più possibile il rischio di contagio. In questo complesso scenario, la ricerca oncologica è andata avanti e gli studi sperimentali nel nostro Paese sono stati mantenuti aperti con reclutamento di pazienti. Il domani si gioca sul vaccino e su regole di salvaguardia delle persone, tenendo ben presente che solo il rispetto delle regole consente una maggiore libertà. Il Covid-19 ci lascia in eredità un bagaglio culturale che va ottimizzato: tutto quello che è stato fatto in emergenza è un regalo per il futuro, una preziosa risorsa che permette di curare più persone».
In questo anno in Italia sono stati riorganizzati drasticamente i percorsi di cura tentando di mantenere inalterata la qualità dell’assistenza, sono stati messi in sicurezza i percorsi per i pazienti con patologie oncologiche, sono state pubblicate le linee guida per il trattamento dei pazienti oncologici e onco-ematologici; ma la sfida è andata oltre, in taluni casi, alle reali possibilità di strutture e personale sanitario, nonostante gli immensi sforzi di questi ultimi, perché troppo elevata la richiesta di risorse umane e strumentali per rispondere al carico assistenziale con percorsi di sicurezza per i pazienti più a rischio come quelli affetti da un tumore.
«Le cose in ematologia hanno funzionato, soprattutto per iniziativa personale di medici e infermieri – chiosa Marco Vignetti, Presidente Fondazione GIMEMA – Il numero di pazienti con tumore del sangue seguiti durante la pandemia è pressochè identico a quello dei pazienti seguiti prima del coronavirus grazie a strumenti tecnologici di telemedicina e teleconsulto, che hanno vicariato l’accesso tradizionale alle strutture ospedaliere. Si è cercato di mantenere anche lo stesso numero di prime visite, sebbene si sia assistito ad un calo fisiologico degli accessi per timore del contagio; un rallentamento si è avuto nelle sperimentazioni cliniche, che costituiscono la punta di diamante della ricerca sulle malattie del sangue. Nei prossimi mesi sarà necessario implementare la telemedicina con l’ingresso di figure altamente formate e competenti; è urgente poi investire sulle Reti, attualmente finanziate da fondi privati, Reti che ci sono e che in molti casi funzionano bene da anni, ma vanno formalizzate e necessitano di risorse pubbliche».
Nei prossimi mesi si dovrà mettere mano alla medicina territoriale consolidando e avviando sistemi di telemonitoraggio domiciliare, sviluppare i programmi di consegna a domicilio dei farmaci, elaborare percorsi di somministrazione delle terapie per via parenterale e trasfusionale a domicilio dei pazienti e predisporre prestazioni infermieristiche per l’esecuzione di prelievi a domicilio; a ciò si dovrà aggiungere il supporto alle farmacie del territorio e pensare a forme di tutela economica e giuslavoristica dei caregiver.
La sfida dunque è ancora aperta, ma l’Oncologia e l’Ematologia italiane hanno tutte le carte in regola per vincerla, se il supporto delle Istituzioni sarà costante e rilevante.
Pro Format Comunicazione