NewTuscia – ISCHIA DI CASTRO – Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Viterbo, insieme al Nucleo Ispettorato Lavoro di Viterbo e dal Nucleo CC di Roma-Urbe, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare -emessa dal G.I.P del Tribunale di Viterbo.

Il documento dispone l’arresto di una famiglia (moglie, marito e i due figli), tutti indagati a vario titolo: per i delitti di occupazione di lavoratori stranieri clandestini, estorsione aggravata, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e sfruttamento aggravato della manodopera.

Non è mancata la soddisfazione per la riuscita di questa operazione articolata da parte del procuratore Auriemma: “Siamo molto attenti alla tutela del lavoro e dei lavoratori, così si può dimostrare di essere un paese civile. La Procura di Viterbo è aperta a questi valori.”

Continua poi il Colonnello Antonazzo: ” Abbiamo gli elementi necessari per dimostrare gli illeciti all’interno dell’azienda. E’ stata mostrata da tutti grande conoscenza del territorio e dell’ambiente. L’indagine parte da una telefonata ricevuta a Giugno 2019, dove un cittadino albanese denunciava la morte di un suo parente all’interno di un’autovettura. Si reca sul posto quindi la stazione di Valentano la quale, ascoltando le prime

Ischia di Castro

indicazioni, solleva i primi sospetti, dato che la tempistica della chiamata rispetto alle condizioni del corpo erano differenti. Parte così l’indagine e vengono sentiti i parenti dell’uomo, i quali inizialmente si mostrano diffidenti, a causa delle intimidazioni ricevute dall’azienda. Tuttavia in seguito alle domande rivolte ai famigliari dell’uomo, emerge che quest’ultimo lavorava ed alloggiava in un’azienda ovina ad Ischia di Castro, in strutture fatiscenti e dalle condizioni igieniche molto al di sotto del limite consentito. I dipendenti venivano considerati servi, percepivano una miseria -800 euro- e non avevano turni fissi ed orari; era un lavoro continuo. I titolari dell’azienda avrebbero minacciato i dipendenti di non dire nulla, altrimenti l’attività avrebbe chiuso e avrebbero perso il lavoro. Questo è dimostrato anche da come abbiano tentato di disfarsi del corpo dell’uomo, allontanandolo per evitare controlli.”

Nel mentre, le indagini proseguono.