NewTuscia – VITERBO – A otto anni di distanza dal falso caso delle spesse folli in regione, slitta l’udienza della discussione al 15 febbraio: la difesa di Franco Fiorito, ex capogruppo regionale del Partito della Libertà ha visto il giudice accordargli più tempo per trattare con le vittime.

Secondo l’accusa, Fiorito avrebbe gonfiato le fatture, mostrando alla stampa romana dossier falsi per screditate i suoi colleghi, tra cui l’allora consigliere regionale, Francesco Battistoni, ora senatore di Forza Italia e parte offesa nel processo.

La difesa, a poca distanza dalla conclusione del processo, tenta l’approccio della remissione di querela, non essendo chiariti dalle parti in causa termini delle presunte trattative in corso, mentre nel frattempo l’accusa per la falsificazione di documenti è stata depenalizzata.

Il capo di imputazione che attualmente pesa si Fiorito rimane quello di diffamazione e calunnia, in concorso con il giornalista Paolo Gianlorenzo, per aver incolpato di avere falsificato le fatture l’allora coordinatore regionale del Pdl Piso e la segretaria, e per aver fatto circolare sulla stampa l’insinuazione che Francesco Battistoni e la sua segretaria fossero amanti. Diversi giornalisti hanno testimoniato in aula come Fiorito fosse la fonte di tale calunnia, secondo l’accusa, volta a screditare il collega Battistoni, che si profilava a diventare suo successore alla guida del PdL a livello regionale e che aveva scoperto gli ammanchi nelle casse del gruppo.

Nel 2018, infatti, Fiorito è stato condannato a più di due anni di reclusione per appropriazione indebita di fondi pubblici destinati alla politica.

Tribunale di Viterbo