Decontribuzione del Sud, interviene il deputato Gabriele Lorenzoni
NewTuscia – ROMA – Oggi vi voglio parlare di discriminazione. Ma non quella a cui siamo generalmente abituati a sentire nei mass media, di tipo socioculturale, quella di genere o la discriminazione etnica.
Parliamo di discriminazione territoriale e mi riferisco all’ultima misura del “Ministero del Sud” (sic!) chiamata “Decontribuzione Sud”, ovvero uno sconto del 30% dei contributi previdenziali dei dipendenti, per i datori di lavoro che operano nelle Regioni del Mezzogiorno (e, secondo la relazione tecnica del Decreto Agosto, anche in Umbria) a partire dal 1° ottobre. L’ultima in ordine di tempo, ma la prima di una serie di misure che, con le risorse del Recovery Fund, andranno a creare una sorta di “Stato parallelo” e una nuova linea di confine economica, o se vogliamo un “muro” tra Sud e Centro-Nord.
Sicuramente una misura utile per aiutare la ripresa economica di aree che secondo l’Unione Europea sono “sottosviluppate” (tutto il Sud dalla Campania alla Puglia in giù) o “in transizione” (le Regioni Abruzzo, Molise e Sardegna) in relazione al PIL regionale, inferiore rispettivamente del 70% e del 90% rispetto alla media europea, ed al basso tasso di occupazione, che hanno ancora carenze infrastrutturali storiche.
Utile, sì, ma siamo sicuri che sia giusta? Secondo noi no, o almeno, non nella misura attuale. La misura, per come è concepita, è altamente discriminatoria.
In primo luogo, perché non fa alcuna differenza tra Regioni Sottosviluppate e Regioni in Transizione, non prevedendo quindi una decontribuzione progressiva e graduale tra territori (certamente l’Abruzzo non ha gli stessi problemi strutturali della Sicilia o della Calabria).
In secondo luogo, perché è costruita attorno ad un parametro, quello del PIL regionale, che non è adatto, perché non tiene conto di realtà come quella del Lazio e delle Marche, che hanno un PIL regionale “distorto” ed influenzato dalla presenza rispettivamente della Capitale e del capoluogo marchigiano. Senza poi considerare che parte di questi territori sono stati colpiti da eventi sismici catastrofici e avrebbero bisogno di misure “shock”, che invece vengono applicate a pochi chilometri di distanza.
Questo non è giusto e a tal fine ho presentato un emendamento al decreto Agosto tramite i miei colleghi senatori per cambiare il parametro da “regionale” a “provinciale” ed includere le province laziali, così come anche abbiamo provato ad estendere questa misura perlomeno ai comuni delle aree colpite dal Sisma dell’Italia Centrale (come già abbiamo fatto grazie al MoVimento 5 Stelle per Resto al Sud, i programmi Smart&Start per le start-up, il Credito di Imposta Mezzogiorno) ma dalle interlocuzioni in atto col ministero non c’è verso di far capire che non esiste un “muro” tra Sud e Centro-Nord. Perlomeno non adesso, perché non ci sono risorse economiche sufficienti per un emendamento parlamentare. Ci riproveremo in legge di bilancio.
Gabriele LORENZONI
Deputato XVIII Legislatura
Circoscrizione LAZIO II
V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione