di Stefano Stefanini

NewTuscia – VITERBO – Come riportato nel precedente articolo in cronaca il 1 luglio 2016 un gruppo di 21 estremisti islamici fecero irruzione in un locale di Dacca (Bangladesh), il caffé Holey Artisan, e causarono una strage efferata.

Tra le vittime, anche l’imprenditrice Nadia Benedetti, di 52 anni, originaria di Viterbo, proprietaria di un’azienda che operava nel settore dell’abbigliamento e che aveva sede a Londra. Le 22 vittime furono torturate ed infine sgozzate: tra queste, molti erano italiani.

In seguito, 13 estremisti di questo gruppo terroristico morirono in altri attentati e operazioni delle forze speciali. I restanti otto invece, sono stati processati e in questi giorni è stata emessa la sentenza   uno assolto, gli altri sette sono stati condannati a morte dal Tribunale di Dacca.

Con l’efferata strage di Dacca del luglio 2016  i terroristi, giovani e benestanti, hanno voluto colpire  in prevalenza nostri concittadini, ma con due connotazioni di fondo:  italiani imprenditori aperti al dialogo in un momento di serena convivialità, rendendo ancora più vile l’attacco a persone inconsapevoli del pericolo e dell’insidia omicida.

Con  la nostra concittadina Nadia Benedetti si è voluto colpire al cuore la Donna che i militanti dell’ISIS temono e insieme combattono, imprenditrice innovativa oltre le frontiere ed i pregiudizi , come i suoi colleghi periti nell’attentato terroristico,  aperta a nuove sfide e mercati,  ma con profonde radici nella propria terra di origine, Viterbo e  la Tuscia. L’idea di imprenditorialità con al centro i Valori, la capacità di una donna di conciliare le esigenze di profitto con la tradizione di umanità e comprensione che solo l’esperienza millenaria del nostro artigianato delle nostre donne e dei nostri uomini del fare sanno far apprezzare nel mondo.

La dedica del trasporto della Macchina di Santa Rosa del 3 settembre 2016  a Nadia Benedetti da parte del presidente Massimo Mecarini  fu la risposta spontanea  per affermare che Nadia e la sua testimonianza eroica appartiene ai Valori più profondi  della nostra Civiltà millenaria,  rappresenta la rivendicazione del suo sacrificio alla nostra Cultura, alla nostra Fede ed alla Tradizione del Fare,  al nostro modo di guardare  senza paure al futuro che appare oggi così compromesso.

La strage disumana di Dacca intendeva fermare con la paura e l’odio questa idea di “umanesimo imprenditoriale” che Nadia Benedetti sapeva incarnare – con i suoi colleghi – giorno dopo giorno nelle sue scelte di donna imprenditrice.

Oltre le frontiere dell’odio terroristico che maldestramente si nasconde dietro la matrice discriminatrice della  travisata conoscenza del Corano, l’intraprendenza di tanti uomini e donne non si arrenderà di fronte alla follia  blasfema e omicida dei terroristi.

Noi non possiamo che essere orgogliosi nel profondo del cuore di avere Nadia Benedetti  come concittadina. Il suo sacrificio e il suo ricordo non sarà vano, come  sosteneva l’intellettuale del II secolo dopo Cristo Tertulliano “il sangue dei martiri è seme”… il sangue innocente versato ci deve dare  coraggio per onorare la memoria di una donna e dei suoi  colleghi imprenditori morti per l’assurdità di una causa che gli uomini liberi e forti, speriamo presto,  sconfiggeranno definitivamente.

Viterbo e la Tuscia  non dimenticano, con profonda tristezza, ma insieme con fraterno orgoglio  Nadia,  imprenditrice libera e coraggiosa,  la cui giovane vita è stata recisa dalla violenza oscura  del terrore di pochi esaltati  che l’Umanità degli Uomini Liberi e  la Storia condanneranno inesorabilmente.