di Stefano Stefanini

NewTuscia – In occasione della trentaseiesima Assemblea annuale  recentemente convocata ad  Arezzo dall’Associazione dei Comuni Italiani   il presidente  Antonio Decaro  ha così sintetizzato  le finalità della strategia attuale dei comuni italiani: “Al centro le persone, il governo ascolti i sindaci. Servono più risorse e meno burocrazia”

Rileggiamo i passaggi essenziali della relazione di apertura della XXXVI assemblea nazionale dell’Anci, tenuta alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.

  1. Decaro ha esordito: “Il 10 dicembre, in occasione dell’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, noi tutti, senza distinzioni, saremo a Milano, insieme a Liliana Segre per farle sentire la nostra vicinanza, il nostro affetto, la nostra condivisione per un impegno quotidiano contro ogni forma di violenza e di sopraffazione”. Salutando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presente alla giornata inaugurale, Decaro ha ribadito che i sindaci saranno a Milano “indossando le nostre fasce per manifestare il nostro disprezzo e la nostra vergogna per quello che la senatrice Segre e le tantissime vittime della Shoah hanno dovuto subire. I sindaci non vi lasceranno soli”.
  2. Decaro, visibilmente commosso, si è poi rivolto alla gremita platea che ha riempito la sala plenaria in ogni suo posto. “Voglio dire grazie a tutti gli amministratori locali che in questi tre anni ho conosciuto e con i quali ho avuto la fortuna di lavorare”. Il presidente dell’Anci ha quindi ricordato e salutato i sindaci morti nell’adempimento delle loro funzioni ed i tanti sindaci che in questi giorni sono alle prese con l’emergenza maltempo, a cominciare da Luigi Brugnaro e Raffaello De Ruggeri, primi cittadini di Venezia e Matera.
  3. Decaro ha poi elencato le principali priorità che verranno affrontate nei prossimi mesi nel confronto con il governo, partendo dai piccoli Comuni “Ci siamo battuti per veder approvare una legge che insieme abbiamo costruito. Una legge che, però, purtroppo, giace lì, con pochi fondi e senza una reale capacità di azione, senza una opportunità di futuro. Lì, in quei Comuni, noi, lo Stato, in tutte le sue forme e articolazioni, abbiamo il dovere di restare e continuare a tenere viva la storia e la vita di quei paesi”.
  4. Decaro ha quindi chiesto “un impegno serio al governo”, e “risorse, investimenti per riqualificare le emergenze storico-architettoniche, per valorizzare i prodotti tipici, identitari, dell’enogastronomia. Torniamo ad accendere le luci in quei borghi, nelle case, per le strade, illuminiamo i monumenti. Per questo vogliamo sostenere una proposta del sindaco di Sutri, Vittorio Sgarbi. Illuminiamo i piccoli Comuni a partire dai tesori custoditi in quei territori, istituiamo un fondo per l’illuminazione dei loro beni artistici: chiese, castelli, fortezze. Abbiamo pensato di chiamarlo “Luci nella storia”.
  5. Richiamando poi le questioni ancora aperte come quelle dei Comuni terremotati, del dissesto idrogeologico, delle proposte di legge “Liberiamo i sindaci” e della legge sulla educazione alla cittadinanza, il presidente dell’Anci ha ricordato le istanze dei sindaci sulla prossima legge di bilancio, rimarcando come agli enti locali non si possano chiedere altri sacrifici.
  6. E poi il sistema di riscossione. “Pensate – ha detto Decaro – che per i Comuni le modalità dell’ingiunzione sono quelle disciplinate da un decreto del Regno d’Italia emanato prima della grande guerra, nel 1910. …. Da quel momento si sono succeduti 66 capi di Governo, ci sono state due guerre mondiali, dalla monarchia siamo passati alla repubblica, attraverso una dittatura, ma le modalità di ingiunzione sono sempre le stesse”.
  7. Il presidente Anci uscente ha fatto poi un riferimento al “bando periferie”. “I membri della Commissione Parlamentare sulle periferie – ha spiegato Decaro – per poco più di un anno, hanno visitato le nostre città, ci hanno ascoltato, hanno lavorato per cambiare. Oggi quella commissione è stata soppressa e non ne conosciamo i motivi. Non bastano tredici mesi per conoscere e cambiare un pezzo di Paese dimenticato da sempre. Per questo chiediamo al Parlamento che, così come è stata ripristinata la dotazione di fondi che ci era stata assegnata, venga ripristinata la commissione. Chiediamo che lo Stato scenda per strada insieme a noi. E se c’è il rischio che, scendendo in strada, si scoprano anche inefficienze e mancanze di noi sindaci, bene, accettiamo il rischio, ci assumiamo le nostre responsabilità”.
  8. Le persone e i loro diritti “sono da rimettere al centro”, per questo Decaro ha fatto un altro appello al governo che in questa tre giorni sarà rappresentato ai massimi livelli. “Chiediamo strategie chiare e precise. Un’agenda politica nazionale che ponga le città al centro e che faccia delle buone pratiche urbane esempi da replicare in tutta Italia”.
  9. “Io non so se tra le doti che solitamente individuano un leader ci sia l’umiltà, forse no, ma direi che è la dote migliore dei sindaci, ha così concluso il suo intervento il presidente Decaro, sindaco di Bari. Umiltà che vuol dire innanzitutto consapevolezza dei propri limiti. E attenzione, ho detto umili, non ho detto stupidi. Siamo umili ma sappiamo quello che vogliamo. Siamo umili ma non ci facciamo mettere i piedi in testa da nessuno. Siamo umili ma non siamo accondiscendenti. Fate attenzione alle persone umili. Perché magari fanno meno scenate, meno teatro, sono meno supereroi. Ma sono quelli che possono cambiare il mondo”.