NewTuscia – VETRALLA – Essere felici in modo sostenibile è possibile solo se il mondo che ci sta intorno non soffre, e quindi non fa soffrire noi che del mondo siamo parte. Lunedì scorso, al consiglio comunale di Vetralla, abbiamo approvato a maggioranza una mozione di adesione allo sciopero globale per il futuro, l’occasione per cui migliaia di ragazzi e ragazze in tutto il pianeta sono scesi in piazza per incentivare la politica a contrastare i cambiamenti climatici. Con l’occasione l’amministrazione vetrallese si è impegnata a attuare decisioni che vadano nella direzione della sostenibilità ambientale. Una mozione importante, che ho contribuito a scrivere, per metterci in linea con l’unica emergenza reale: stiamo distruggendo la terra, e insieme ad essa, stiamo consumando le nostre vite.

L’età media si allunga, la medicina fa passi da gigante, ma nel frattempo aumentano tumori, malattie rare, migliaia di persone sono costrette a lasciare la propria casa perché cambia il clima, i raccolti vanno a male, l’agricoltura perisce. Possiamo essere felici se il mondo sotto ai nostri piedi scompare? No. Non vuol dire essere ideologici, semplicemente non stiamo facendo un buon lavoro con noi stessi. Non ci stiamo volendo bene. Dobbiamo trovare, ed è l’unica via, una nuova connessione con la natura. Non possiamo fregarcene se l’Amazzonia brucia, perché ci mancherà l’ossigeno, non un nuovo paio di scarpe.

Ci sono comportamenti individuali che possono fare la differenza: usare la compostiera domestica, riciclare, utilizzare meno la macchina e camminare di più. Lo sappiamo tutti, lo facciamo poco, e non basta. Bisogna essere consapevoli che è sbagliato l’intero sistema di crescita e progresso che abbiamo studiato per noi. Capitale e profitto non possono fare il paio con la nostra felicità. Non è un motto francescano, è semplicemente la vita. Non si può pensare di fare scelte sostenibili per arrivare a produrre quanto produciamo ora, o ancor più quanto consumiamo. Ce lo insegna la vicenda dei rifiuti romani: sono troppi. Io non penso per questo che da domani dovremmo tutti abbandonare i nostri smartphone, penso però che dobbiamo trovare il modo di farli durare di più, che lo debbano trovare le aziende, che le politiche industriali debbano essere obbligate alla durabilità delle cose.

Prima di parlare di ambiente, bisogna parlare di ecologia della mente, di ecologia delle relazioni, di sostenibilità dei sentimenti, perché è questo che andando dietro ad un finto benessere abbiamo dimenticato. Riprendere i fondamentali, pensare alla vita come un cammino finito e imperfetto come la natura, piuttosto che ambire ad una perfezione artefatta, a un’immortalità borghese (e bisogna dirlo, sempre più depressa), che ha un difetto grande: allontanare dalle cose, consumarci, non farci vivere bene. Fare tutto questo significa armare un conflitto con chi invece usa la politica per promuovere un modello di sviluppo insostenibile. Un conflitto democratico e pacifico, che non chieda il permesso o consiglio, da esercitare con il voto e nella partecipazione alla vita pubblica quando ci è possibile. Non bastano più i proclami, c’è bisogno di competenze per cambiare la direzione del mondo. Anche Vetralla. E’ imprescindibile una rivoluzione ecologista per ricordarci la bellezza dell’imperfezione, l’unica condizione in cui possiamo vivere perché quella naturale, e l’unica via per sostenere la nostra felicità.

Insieme a Vetralla Tutta ed Europa Verde mi farò promotrice nei prossimi giorni di una raccolta fondi per regalare borracce riutilizzabili agli studenti e alle studentesse vetrallesi. Non cambia il mondo, ma se diciamo di volerci liberare dalla plastica c’è un solo modo per farlo, ed una borraccia è sicuramente una delle armi di questo nuovo e necessario conflitto.

Giulia Ragonese

Consigliera comunale Vetralla