di Stefano Stefanini
NewTuscia – ORTE – Domani giovedì 29 agosto ricorrerà il 76° anniversario del bombardamento della stazione ferroviaria e del centro abitato che causò la morte di 117 vittime civili, a cui verrà associato il ricordo delle quattro vittime del bombardamento del Centro storico, riportato alla memoria collettiva con il ritrovamento della bomba in località le Piane.
Orte “non dimentica” e ricorderà dopo settantasei anni, l’eccidio del 29 agosto 1943, con una cerimonia religiosa alle ore 18,30 e una cerimonia civile, con la deposizione di una corona d’alloro presso il monumento ai Caduti del 29 agosto con la partecipazione delle autorità civili e militari, del sindaco di Orte, Angelo Giuliani, del Consiglio Comunale, del Comitato Onoranze ai Caduti e le Associazioni di Combattenti, Reduci e d’Arma.
I giovani di allora, che vissero le distruzioni della guerra, ed i giovani di oggi ritornano – nel giorno della Memoria delle vittime innocenti – ad essere esortati a creare i presupposti morali per una vera cultura di pace, in questo periodo di troppi conflitti nello scenario internazionale e di divisioni del Paese, della politica e della società civile, per esprimere concreti atteggiamenti di solidarietà nella comunità locale.
La ricostruzione del bombardamento nei brani del volume “La lunga notte e l’alba 1943-1944”, il Diario di Guerra dello scrittore Mario Pucci, autore dei libri “Guerra a primavera” e “Orte Scalo….ricordo” e del saggio “Orte Scalo sotto bombardamento” del generale Giuseppe Pesce.
Mario Pucci, che visse direttamente, con tanti giovani di allora, l’esperienza della guerra e della ricostruzione di Orte Stazione, ha scritto il Diario di Guerra “La lunga notte e l’alba: 1943-1944”, un libro che non dovrebbe mancare nelle biblioteche scolastiche e nelle famiglie, per ricordare tutti insieme: nonni, genitori e figli le distruzioni e le ferite della guerra e la volontà positiva della Ricostruzione morale e materiale della nostra città.
Ricordiamo che lo scorso anno, il 26 agosto, furono effettuate le operazioni di disinnesco di una bomba di 200 chilogrammi lanciata da un aereo britannico, insieme ad altri tre ordigni, la sera del 4 novembre del 1943 su Orte e rinvenuta in località le Piane a ridosso del Centro Storico. Se l’obiettivo della galleria ferroviaria fu mancato, purtroppo caddero delle vittime innocenti, tra le quali la guardia comunale Mosciatti, padre della maestra Anna ed i tre piccoli figli di Remigio Sciarrini. Le altre bombe vennero sganciate lungo la direttrice che conduce al porto romano sul Tevere verso Seripola.
La chiesa di San’Antonio, leggermente lesionata dall’incurzione aerea, ove il parroco Padre Geremia Subiaco veglio’ le 117 Vittime del bombardamento del 29 agosto 1943.
Nel febbraio 2005 fu conferita ad Orte la Medaglia di Bronzo al Valor Civile.
Nel 2005 fu conferita al Comune di Orte la Medaglia di bronzo al Valor Civile, in memoria del sacrificio delle vittime del bombardamento subito da Orte Scalo il 29 agosto 1943.
L’istanza all’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, era stata presentata dal Comitato, presieduto da Enrico Bernardini per il tramite del Comune di Orte.
Nella motivazione del Decreto di concessione si legge che “La medaglia di bronzo rappresenta un tangibile riconoscimento al sacrificio di numerose vittime civili dei bombardamenti dell’ultimo conflitto, dai quali è derivata la quasi totale distruzione dell’abitato e delle strutture industriali e commerciali di Orte Stazione”.
La ricostruzione del bombardamento
Con l’ausilio del testo “Orte Scalo sotto bombardamento 29 agosto 1943-6 giugno 1944” scritto nel 2007 dal generale di Squadra Aerea Giuseppe Pesce- che ci concesse un’importante intervista televisiva per Teleorte, ( visibile negli archivi dell’emittente) con la collaborazione di Vladimiro Marcoccio – con dovizia di particolari di tecnica militare supportata da una preziosa documentazione d’archivio, si è giunti ad una ricostruzione attendibile del 29 agosto 1943.
Alle ore 10,28 di quella domenica, Orte Scalo subisce il più drammatico bombardamento dei tanti subiti da parte di quaranta bombardieri B.17”Flyng Fortress” dell’Aeronautica statunitense, decollati dalla base algerina di Oudna – Capo Bon, dirigendosi verso Orte attraverso il mar Tirreno e rientrando su terra tra S. Marinella e Civitavecchia, città anch’essa oggetto di drammatici bombardamenti e per questo gemellata con Orte, sorvolando il lago di Vico, per poi sganciare un numero impressionante di bombe da 1.000 libbre (450 chilogrammi) sulla stazione ferroviaria e, per errore, sulla collina a sud-ovest, ove si erano rifugiati tanti cittadini. Le bombe provocarono 117 vittime innocenti, che furono accolte nella chiesa.
Il parroco-costruttore della chiesa di S. Antonio, Padre Geremia Subiaco dell’Ordine dei Frati Minori seguaci di Francesco di Assisi, rimasto solo con lo stesso coraggio mostrato nell’azione eroica di soccorso dei commilitoni svolta nella prima guerra mondiale sul complesso dolomitico delle Tofane per cui gli fu conferito un Encomio solenne, veglia le vittime in chiesa, di fatto consacrata con il sangue degli stessi fedeli che avevano affiancato il parroco nella sua edificazione.
Padre Geremia, per volontà unanime della popolazione, fu successivamente nominato presidente del Comitato per la Ricostruzione. L’esempio che ci viene dalla popolazione e da P. Geremia nella fase della Ricostruzione è quello della volontà di perseguire il miglioramento del presente, costruendo giorno per giorno la comunità civile e religiosa locale su solide basi di laboriosità, solidarietà e spirito di collaborazione.
Che tutti prendano esempio da questi eventi di sofferenza e di devastazione per ripudiare ogni forma di violenza e di guerra distruttrice!
Desideriamo ricordare questo doloroso evento con un componimento poetico di un testimone diretto di quella domenica 29 agosto 1943 di Angelo Pastura, classe 1926:
Ricordi del 29 Agosto 1943
Il terreno tremava sordamente
ed un tedesco, come noi bagnante,
uscì dall’acqua in modo ‘sì veemente
da destar la sorpresa in ogni astante.
E poi scomparve in men che non si dica
urlando a squarciagola: “flica! flica!
Quella parola, che pur io compresi,
per gli aerei esprimeva gran terrore
ma da inesperti lì noi fummo presi
da incosciente quanto ilar stupore.
Anzi, qualcun gli disse: “Sii sereno!
E’ il rumore del transito del treno!
Ciò perché eravamo alla “cannara”,
ove il foro non è troppo lontano,
per cui un treno avente grossa tara
poteva causar il rumore strano.
Qualcuno disse: Il “doic” ha ragione;
si vede il fumo sopra la stazione!
Allor di corsa allo “scalo”andai
ove vidi scene allucinanti;
son scene che non ho scordato mai:
morti, macerie e urla laceranti!
Ma soprattutto nella bella chiesa
di morti ce n’erano un’estesa!
Cento e più corpi privi della vita
giacevano a terra senza bare
mentre la Madonna “inorridita”
sembrava li guardasse dall’altare!
L’avea disposti lì una mano pia:
fu quella del buon padre Geremia!
Di tempo dal quel giorno n’è trascorso
ma tutt’oggi persone “intelligenti”,
senza provar nell’animo rimorso,
con le guerre massacrano innocenti!
E’ l’atavico istinto di Caino
che trasforma l’uomo in assassino!
Angelo Pastura – Orte 18 Maggio 1977