Matteo Menicacci
NewTuscia – VITERBO – Originariamente utilizzata per ritmare il lavoro nei campi, il jazz nasce nel XX sec dalla cultura afroamericana. Gli schiavi nelle piantagioni canticchiavano e suonavano “a orecchio” melodie che, oltre a ritmare il lavoro, spezzava la tristezza negli animi. A quella prima forma embrionale e semplice si aggiunsero altri strumenti, stavolta provenienti dagli immigrati italiani, che portavano con sé la tradizione tipica delle bande di paese. Da questo momento il jazz inizia un processo di continua evoluzione che lo porterà in tutto il mondo, evolvendosi in un grande varietà di stili diversi.
Arrivando ai giorni nostri; il jazz è ormai una realtà presente e celebrata, le estati risuonano ai ritmi di quella musica che era tanto cara e liberatoria per i lavoratori. Festa era allora e festival è oggi. Nelle grandi e piccole realtà il jazz è presente. Nel capoluogo di provincia della Tuscia, la città di Viterbo, ogni estate c’è JazzUp, un festival della musica jazz che, oltre a portare ospiti tra i più vari, mostra e racconta quella che è la cultura jazz, non limitandosi a creare eventi nel solo capoluogo, ma anche nei centri di cultura della provincia.
Altrettanto rinomato è l’Umbria Jazz, un festival che ormai da anni – nasce nel 1973 con lo scopo di radunare appassionati di questo genere musicale ad un raduno che doveva ricordare Woodstock – vede nelle piazze, nei teatri e sui palchi di città cardine come Perugia, Terni e Orvieto artisti e cultura jazz; tutto quello che ci si aspetterebbe da un festival di tale longevità, compresa una versione “winter”.
In un panorama musicale mondiale, sempre più variegato e pronto a partorire nuovi generi, non si deve perdere il senso della cultura, della memoria. Tanto il nuovo, quanto il vecchio sono di fondamentale importanza affinché possa esistere un melting-pot musicale.