di Stefano Stefanini
NewTuscia – VITERBO – Aspettando in macchina il verde del semaforo abbiamo fotografato l’impalcatura che proteggerà “Gloria” sino alla sera del 3 settembre, concentrando a San Sisto, sotto la Macchina, tanti momenti di vita comunitaria, insieme ai Facchini, uniti da un “unico sentimento” di solidarietà verso chi ha bisogno.
La partecipazione al Trasporto di ” Gloria”, della Macchina di Santa Rosa, oltre ad un profondo evento d’ispirazione religiosa, ci appare come un “sogno di Fede” vissuto collettivamente, che anche quest’anno desterà profonde emozioni ed entusiasti giudizi da parte delle migliaia di viterbesi e di ospiti disseminati lungo il percorso.
Anche noi impegnati a raccontare eventi, ci sentiamo pienamente coinvolti nella serata del 3 settembre, gesti, emozioni e partecipazione interiore ed emotiva che più di tutti caratterizza Viterbo ed i suoi valori religiosi e civili di aggregante e solidale cittadinanza.
In questi giorni di Festa della Città, che ha nel trasporto della “Gloria” di Rosa uno straordinario preludio di Bellezza e Spiritualità, cercheremo di esprimere le profonde emozioni provate, servendoci delle pagine di poesia dedicate da Cesare Iacoponi alla fanciulla Rosa.
Viterbo, nella cerchia delle sue mura e con le sue oltre cento torri merlate “ferrigna corte di peperino che ospitò 32 Papi e tre Imperatori”, anche oggi rappresenta la “conchiglia d’arte e d’amore” che racchiude la perla della grande devozione alla “fulgida” Rosa, l’eroica giovanetta, il serafico fiore, che forte della sua fragilità seppe affrontare “eroica figlia del popolo” il tiranno Svevo e la via dell’esilio, con le incomprensioni legate alla sua eroica dedizione ai bisognosi.
Oggi l’agile “guglia splendente” trasportata dai Facchini, Cavalieri di Rosa, tra le vie della città, per il popolo viterbese costituisce “momento di gaudio e d’apprensione” e nel “forestiero” evoca “sgomento, meraviglia e commozione”.
Lo stile conferito da Raffaele Ascenzi a “Gloria”, che ammireremo per qualche giorno a San Sisto e poi sul sagrato della Basilica di Santa Rosa, richiama contenuti spirituali e linee estetiche proprie del Gotico, suscitando ammirazione per il suo verticalismo, che con un sapiente moto ascensionale, svetta tra le torri cittadine, con le sue forme che flettono, si incurvano attraverso gli archi, le cuspidi e le guglie che si ergono leggeri come gli angeli raffigurati e acuti verso l’alto, verso la statua di Rosa. La sapiente collocazione delle fiammelle vive ravviva le eleganti linee che richiamano gli zampilli di pietra delle splendide cattedrali gotiche e le raffinatissime opere di oreficeria degli Ostensori e dei Reliquiari.
Grazie Viterbo, grazie Facchini di Santa Rosa, grazie a tutti coloro che contribuiscono a vario titolo all’Evento, per quanto di vero e genuino saprete offrire anche quest’anno con la vostra testimonianza dell’incomparabile legame di Fede, di Testimonianza Fraterna e d’Arte che Vi lega alla Tua e alla Nostra Rosa!