NewTuscia – VITERBO – La Talete s.p.a. è la società dell’idrico privata a capitale pubblico, nata nel marzo 2006, che gestisce l’acquedotto, la fognatura e la depurazione per 220.000 persone nella provincia di Viterbo. Già nel 2015 emergevano 14 milioni di euro di bollette non riscosse. Nel 2019 la cifra è salita a 25 milioni (di cui 3 sono dovuti da soli sette soggetti); i Comuni vantano nei confronti della Talete crediti per milioni di euro che gli servono a coprire i costi dei servizi ai cittadini. I disservizi aumentano, le bollette salgono e le reti sono un colabrodo, con una dispersione del 40-60%, inaccettabile se si pensa che il comune di Macerata è al 10%. E la società annuncia la cartolarizzazione dei crediti, un’operazione finanziaria di cui saranno gli impoveriti a pagare il prezzo più alto.
Presentato un esposto-segnalazione alla corte di conti, al fine di verificare se la gestione della Talete spa abbia prodotto un danno erariale e ambientale.
“E’ importante capire se vi sono delle responsabilità per questi disservizi – dice la consigliera Solange Manfredi – perché i cittadini non possono pagare il costo della privatizzazione. Dobbiamo mandare a casa i responsabili”. La regione Lazio ha nominato un commissario per obbligare otto comuni della Tuscia, che non vogliono trasferire il servizio idrico a talete – incalza Manfredi – i sindaci che fanno resistenza andrebbero premiati, non esautorati. Il recente pignoramento dei conti dell’azienda, da parte del comune di Viterbo, ha messo in evidenza le difficoltà della talete – conclude Solange Manfredi – bisogna fornire garanzie ai lavoratori. Dobbiamo ripubblicizzare il servizio, per dare serenità alle 150 famiglie e acqua buona da bere a migliaia di utenti.”