di Stefano Stefanini

NewTuscia – VITERBO – La rievocazione storica di Ferento, in programma sabato 1 e domenica 2 giugno prossimi a cura di Acheotuscia avrà inizio alle ore 10. Le iniziative si concluderanno al tramonto. L’ingresso sarà a offerta libera.

Un accampamento romano e uno dei barbari, il campo di battaglia, “tabernae”, laboratori, il mercato degli schiavi e scene di vita quotidiana: il primo week end di giugno (sabato 1 e domenica 2 giugno), presso l’area archeologica di Ferento (antica città etrusca, romana e medievale a soli 8 chilometri a nord di Viterbo), è in programma un grande evento: un sensazionale viaggio indietro nel tempo con “C’era una volta Ferento”, una rappresentazione storica che racconterà le vicende dell’antica città romana. L’iniziativa è stata illustrata nella mattinata di ieri, 27 maggio, nella sala consiliare di Palazzo dei Priori, dal presidente dell’associazione Archeotuscia onlus Luciano Proietti, da Simonetta Pacini, coordinatrice dell’evento e dal professor Menio Pietrobono, consulente storico-filologico dei gruppi di rievocazioni storiche.

Alla conferenza è intervenuto l’assessore alla cultura Marco De Carolis, che oltre ad assicurare la sua presenza in occasione della rievocazione, ha ringraziato Archeotuscia per le iniziative che da anni porta avanti per la valorizzazione del sito archeologico di Ferento e del patrimonio storico, artistico e archeologico del territorio.

Tra il pubblico anche Angelo Ceccacci, nel ruolo di centurio Legio IX Hispana in occasione della storica rievocazione. Il 1° e il 2 giugno verranno ricostruiti gli ambienti con oltre cento figuranti in costume d’ epoca, per fornire a coloro che visitano l’aria archeologica la possibilità di respirare l’atmosfera dell’antico splendore della città, del suggestivo teatro romano, dei resti con mosaici delle terme, del decumano e di una domus del I secolo d. C.

A riportare indietro di quasi duemila anni Ferento saranno più di dieci associazioni di legionari (una proveniente addirittura dalla Spagna), grazie ad Archeotuscia onlus, lassociazione viterbese che da quattro anni, con i propri volontari, cura larea archeologica di Ferento. Levento del primo week end di giugno ha il patrocinio del Ministero dei Beni culturali, del Comune di Viterbo, della Prefettura, del Rotary club, del Touring di Viterbo e il sostegno di Eurospin, Ecologia Viterbo, Confimprese e Tusciaeventi.

Dell’antica Ferento, alleata di Roma e poi sito medievale, distrutta, per vendetta (con accusa persino d’eresia), dai viterbesi nel 1172, sono ancora da riportare alla luce il foro, l’augusteo, domus, taberne, cardi e gran parte della città, compreso un grandioso anfiteatro del quale emergono, fra le piante, laterizi e alcuni gradini di travertino.  L’appuntamento del primo week end di giugno prevede, per due giorni, la presentazione  delle esercitazioni di antichi legionari e dei “barbari invasori”; nell’area interna l’allestimento delle famose botteghe, di mercatini e scene di vita quotidiana, lezioni di cucina antica romana; lungo il decumano massimo e in altre location nrll’area visitabile, raffigurazioni di momenti storici, e uno spettacolare appuntamento conclusivo durante il quale si potrà assistere all’accensione del sacro fuoco da parte delle vestali, al discorso di Catone e alla rievocazione delle “Idi di marzo”, ovvero la congiura contro Giulio Cesare. Ferento, sorta nel IV secolo avanti Cristo, inizialmente come insediamento etrusco, divenne un municipio romano definito “civitas splendidissima” con la costruzione, tra il I secolo a. C e il I d. C. di splendidi monumenti, tra cui l’incantevole teatro. É famosa per aver dato i natali a Flavia Domitilla maggiore, seconda moglie dell’imperatore Vespasiano, madre di Tito e Domiziano, e agli avi dell’imperatore Marco Salvio Otone (32 – 69 d. C.)

Le suggestioni del Teatro romano di Ferento, ripercorrendo i 59 anni della recuperata fruibilità del sito a partire dalle Olimpiadi di Roma e dal 22 luglio 1960 con lo storico Vincenzo Ceniti.

La  rievocazione storica del 1 e 2 giugno  della città romana di Ferento, i tramonti e le notti della Stagione Teatrale Estiva di piena fruizione dell’antico sito archeologico di Ferento ne esaltano le straordinarie suggestioni fondate sull’esclusivo “genius loci ” del Teatro e delle sue pertinenze.

Per ripercorrere i 59 anni della recuperata fruizione dell’esclusivo sito archeologico rileggiamo gli appunti di viaggio di Vincenzo Ceniti.  Come memoria storica  e giornalista dei più esperti e qualificati nell’ambito del turismo e della cultura di Viterbo e della sua provincia, Vincenzo Ceniti ha pubblicato  su www.tesoridetruria.it  un vero e proprio saggio storico sulle origini e le vicende storiche della prestigiosa rassegna teatrale e  di spettacolo nel cuore dell’estate , suggestivamente ambientata tra le pietre austere del Teatro Edificato durante l’età augustea (fine I secolo a.C. – inizio I secolo d.C.). Il teatro si caratterizza per la scena magnificamente conservata, arricchita un tempo da numerosi gruppi scultorei ora conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Viterbo, mentre è parzialmente ricostruita la cavea, destinata al pubblico.

Così Vincenzo Ceniti ricorda l’origine della stagione teatrale di Ferento: “A 59 anni di distanza dalla prima rappresentazione teatrale a Ferento, vale la pena riordinare qualche ricordo prima che sia troppo tardi. Tutto comincia la sera del 22 luglio 1960 con la manifestazione per larrivo a Ferento della fiaccola etrusca, in concomitanza con le Olimpiadi di Roma.

Per l’occasione la cavea del Teatro è stata completamente sterrata e ripulita, le gradinate livellate e le arcate messe in sicurezza. Sugli spalti si contano quella sera 1300 spettatori – sottolinea il console Touring Viterbo – pronti alla standing ovation per la più  importante performance culturale-sportiva a Viterbo del dopoguerra, voluta soprattutto da Renzo Javarone, allora gestore del Caffè Schenardi ed animatore degli ‘Amici del Sabato sera’.

In attesa che il tedoforo faccia il suo ingresso nella cavea, sul palco si esibisce il corpo di ballo romano di Villa Giulia in due coreografie: ‘Evocazione Etrusca’ e ‘Giuochi’. In platea si fanno notare l’ambasciatore Usa in Italia James David Zellerbach con alcuni rappresentanti del corpo diplomatico, autorità locali e giornalisti di varie testate nazionali.

L’organizzazione è dell’Ente provinciale per il turismo, presieduto da Giuseppe Benigni e coadiuvato dal direttore Michele Ceniti, in tandem con il Comune di Viterbo, guidato dal sindaco Domenico Smargiassi affiancato, per l’occasione, dall’assessore al turismo Ferruccio Gatta.

Ferento supera, così, il battesimo del debutto e si avvia a diventare il teatro estivo non solo dei viterbesi, ma anche dei molti forestieri che d’estate frequentano i colli Cimini e le rive del lago di Bolsena. C’è ancora però molto da fare: la strada di accesso non è asfaltata (verrà completata dalla Provincia nel 1964), mancano i parcheggi, una fontana, i gabinetti e un punto di ristoro. L’anno dopo, nel 1961, Comune e Ept mettono in scena ‘I Persiani’ di Eschilo e nel 1962 due commedie di Plauto ‘Anfitrione’ (con Arnoldo Foà) e ‘Truculentus’, che a sorpresa viene vietato ai minori di 18 anni. Biglietto d’ingresso intorno a 500/600 lire. Nel 1963 è la volta della ‘Fanciulla di Andro’ di Terenzio con Anna Teresa Eugeni e Guido de Salvi.

Nel 1964 c’è la novità di una proiezione di due film storici ‘Annibale’ e ‘Costantino il Grande’  e di un documentario del Cine Club di Viterbo. Si rappresentano, poi, ‘L’Eunuco di Terenzio e ‘La Commedia degli schiavi’ (riduzione teatrale di M. Mariani). L’anno dopo, nel 1965, viene messa in scena ‘Elettra’ di Sofocle con Valentina Fortunato. Le tragedie-commedie romane e greche, cui vengono dedicate i primi cartelloni, stanno diventando sempre più familiari per i viterbesi e fanno da pendant alle tradizionali opere liriche che si allestiscono all’Unione.

Nei primi anni Sessanta gli spettacoli estivi a Ferento ancora non assurgono  però a dignità di stagione teatrale. Le rappresentazioni sono organizzate all’ultimo momento, con pochi fondi, senza un adeguata propaganda.

Dal 1966 al 1970 si registra addirittura un lungo stop dovuto a vari motivi, ma soprattutto a carenza di mezzi finanziari.

La svolta avviene nel 1971, quando si interessa del Teatro di Ferento Licinio Marcoaldi, eclettico presidente dell’Azienda autonoma di cura, soggiorno e turismo istituita nel 1969, validamente assistito dal direttore Mario Savelli. Con lui il teatro romano fa un salto di qualità, soprattutto strutturale e mediatico. Si allestiscono alcuni servizi di scena (camerini soprattutto), si creano parcheggi, si sistema meglio la strada di accesso e il cartellone si apre ad altre forme di spettacolo, come la musica classica, la lirica, le operette, il balletto e il varietà che fanno aumentare gli ascolti. Tra le gradinate si sente sempre più frequentemente parlare inglese, francese. tedesco e olandese, specialmente quando sul palco c’è la buona musica.

La collaborazione del Comune e della Provincia si fa sempre più costante e spesso decisiva. L’A.a.c.s.t, con altri presidenti succeduti a Marcoaldi (che lascia l’incarico nel 1974) continua nel lavoro di organizzazione e di allestimento della Stagione che dal 1998 viene assunta dall’Apt, nuovo ente turistico sorto dalla fusione tra l’Ept e l’Azienda autonoma di turismo. Dal 2003 al 2013 la gestione di Ferento passa nella mani del Consorzio Teatrale Tuscia diretto da Patrizia Natale che può contare inizialmente sull’apporto dell’Apt e, successivamente, di Comune e Provincia…

L’albo d’onore è nutrito e autorevole e vale la pena di sfogliarlo. Sul palco di Ferento in oltre mezzo secolo si sono esibiti attori, star del varietà, musicisti e coreografi di alto livello. Farà piacere ai lettori dare una scorsa ad alcuni nomi.

Luigi Vannucchi, Valentina Fortunato, Arnoldo Foà, Sergio Fantoni,  Bianca Toccafondi, Carlo Hintermann, Antonio Salines, Carmelo Bene, Osvaldo Ruggeri, Marina Malfatti, Aldo Reggiani, Lauretta Masiero, Paola Borboni, Ida Di Benedetto, Nando Gazzolo, Carlo e Aldo Giuffrè, Luca e Luigi De Filippo, Antonio Casagrande, Gianrico Tedeschi, Mario Carotenuto, Massimo Dapporto, Paolo Ferrari, Carlo Croccolo, Didi Perego, Isabella Biagini, Renzo Montagnani, Miranda Martino,Valeria Valeri, Fiorenzo Fiorentini, Elisabetta Gardini, Paola Pitagora, Flavio Bucci, Mariano Riggillo, Ivano Staccioli, Giustino Durano, Alessandro Ninchi, Silvano Spaccesi, Tato Russo, Ernesto Calindri, Paola Quattrini, Ugo Pagliai, Paola Gassman, Oreste Lionello, Ninetto Davoli, Maurizio Micheli, Luca Barbareschi, Sebastiano Somma, Renato de Carmine, Orso Maria Guerrini,  Massimo Venturiello, Marina Suma, Paola Tedesco, Francesco Salvi, Lucrezia Lante della Rovere, Mario Scaccia, Raf Vallone, Giorgio Albertazzi,  Giuseppe Pambieri, Lia Tanzi, Pamela Villoresi, Michele Placido, Anna Mazzamauro, Lando Buzzanca, Massimo Ranieri.

Presente anche l’opera lirica con Aida, La Vestale, Tosca, Rigoletto, Don Pasquale, Traviata, l’operetta (Il Paese dei Campanelli), la musica classica (Uto Ughi, Orchestra da Camera di Santa Cecilia) e il balletto, sia classico (Raffaele Paganini) che moderno.(Compagnia di Flamenco di Josè Greco).

Il Gran Varietà – conclude Ceniti – annovera vedette e complessi di tutto rispetto, da  Rocky Roberts a Gianni Morandi, Corrado Mantoni, i Dik Dik, Ric e Gian, la Premiata Ditta, Nino Manfredi, Tullio Solenghi, Enrico Brignano, Renzo Arbore e numerosi altri…” ( Vinvenzo Ceniti su  www.tesoridetruria.it Tesori d’Etruria).