NewTuscia – BAGNOREGIO – Se era necessaria una ulteriore conferma, rispetto alla totale estraneità del nostro avversario al contesto bagnorese, le sue farneticanti affermazioni riportate oggi dalla stampa tolgono ogni dubbio.
Ora, ci rendiamo conto che nel suo disperato tentativo di guadagnare un minimo di visibilità, altrimenti evanescente, ha bisogno di esasperare i toni.
Capiamo che tra i suoi consiglieri c’è chi ha fatto dell’invettiva una filosofia di vita. Capiamo anche che ci possano essere altri di loro che hanno visto delusa qualche aspettativa personale.
Ci rendiamo conto, infine, che la dialettica elettorale porta a un fisiologico innalzamento degli accenti.
Ma a tutto c’è un limite. Tralasciando gli altri argomenti trattati, che non meritano neanche un cenno d’attenzione, vista la loro insensatezza, nella delirante descrizione di questo signore, Bagnoregio viene raffigurata come una sorta di Corleone degli anni delle stragi di mafia.
O come una specie di società Orwelliana, dove un non meglio identificato Grande Fratello esercita il suo potere dispotico.
Parla di angoscia, di terrore. Di omertà che rasenta la vergogna. Ma si vergogni lui, di fare certe affermazioni. O, in alternativa, se è convinto di quello che dice, e, soprattutto, se ha il coraggio, lo identifichi questo Grande Fratello, ne faccia il nome e il cognome, indichi i fatti, porti le prove, spieghi come e quando sono successe le gravissime cose di cui blatera.
Altrimenti taccia, eviti di infangare, lui si, le persone e le istituzioni, che potrebbero anche decidere di tutelarsi, di fronte a tali e tante calunnie.
Il cittadino di Viterbo che vuole fare il sindaco, questa sorta di Robin Hood del fine settimana, magari non sa che Bagnoregio ha molto faticato per liberarsi, in passato, dei periodi buoi di cui lui oggi parla a sproposito. Eviti, dunque, di infamare chi contro tali metodi hanno lottato duramente, pagando anche un prezzo personale.
I bagnoresi hanno già avuto a che fare con i seminatori di zizzania, ma li hanno rimandati a coltivare i loro incubi.
Luca Profili