NewTuscia – VITERBO –  Nei lunghi anni trascorsi la nostra domanda è stata sempre la stessa, quasi fosse un mantra.

Si, era (ed è) con una domanda che rispondevamo (e rispondiamo) a chi affermava come bastasse essere ‘uniti’ al fine di vincere: per fare cosa?

A cosa ha portato scaraventare a Palazzo dei Priori un modello di governo della città avulso da una visione sistemica di sviluppo e rivitalizzazione della stessa dove le poche iniziative degne di nota sono affidate all’estro ed all’inventiva di poche, decenti teste pur presenti nell’Amministrazione?

A cosa (ed a chi, soprattutto) ha giovato schierare uno squadrone risultato alla fine vincente solo per aver saputo cavalcare a tre giorni dal voto l’onda lunga di un Matteo Salvini di per sé sufficiente a coprire tutte le magagne?

Oltre ad apparire del tutto evidente come i problemi di Viterbo siano rimasti gli stessi, da mesi la cittadinanza assiste attonita a ‘riposizionamenti politici’ rispondenti a canoni che non avremmo mai più voluto vedere, tra guerre personali, invidie, interessi e totale dedizione di certuni ai propri più o meno inconfessabili affari.

Credo sia innegabile poter definire osceni certi atteggiamenti. In tutte le parti in causa. C’è chi ghigna soddisfatto per una vendettuccia spicciola, chi, ingenuo, cade dalla padella nella brace, chi non sa fare il leader perché troppo occupato a curare la propria personale ascesa, chi fa il padreterno per grazia ricevuta senza averne merito, e chi, infine, si occupa di bassa macelleria.

È così che avete tradotto in fatti la voglia di cambiamento dei viterbesi.

Noi restiamo alla finestra, sempre più orgogliosi di essere altro.