NewTuscia – VITERBO – Tredici arresti per reati vari, dal recupero credito alle estorsioni, passando per azioni come messaggi minatori, recapito di proiettili, teste di animali davanti alle attività dei commercianti e titolari vessati. Un vero e proprio sodalizio criminale che, nell’insieme, era un mix tra metodo mafioso calabrese e albanese: l’operazione chiamata Erostrato, partita dalle indagini iniziate nel dicembre 2017, ha portato al blitz di questa mattina, coordinato dal Comando provinciale dei Carabinieri di Viterbo, il raggruppamento aeromobili di Pratica di Mare e l’ottavo reggimento Cio del Lazio con più squadre. Insieme a loro varie unità cinofile.

Gli inquirenti hanno sgominato un’organizzazione mafiosa facente capo al calabrese Giuseppe Trovato e all’albanese Ismail Rebeshi, che avevano, di fatto, l’intenzione di controllare l’economia della città di Viterbo mediante azioni minatorie ed estorsioni in disparati settori economici e produttivi: dalle discoteche, ad una ditta di traslochi, da negozi ad attività commerciali come i Compro Oro. A spiegare i dettagli delle azioni e del metodo è stato, nel corso della conferenza stampa di oggi, il Procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Prestipino con il Comandante dei Carabinieri di Viterbo, Palma.

In tutto circa 50 azioni estorsive ed intimidatorie, create con la complicità di 13
persone, arrestate (di cui due ai domiciliari).

Il metodo era quello classico dell’intimidazione e, poi, di azioni violente, per costringere gli operatori economici a cedere alle eventuali richieste dell’organizzazione criminale: più che la richiesta del pizzo l’avvio del tentativo del controllo con stile mafioso di Viterbo. Fatto ancora più grave è che molti si rivolgevano alla gang anche per motivi di carattere privato, quindi per avere protezione o giustizia privata, il che fa capire a che livello di infiltrazione sul territorio erano arrivati gli aderenti al gruppo criminale facente riferimento al Trivato e al Rebeshi.

Da oltre un anno e mezzo, quindi, tanti avevano fatto i conti con questo metodo mafioso e, in tanti, spesso rinunciavano a denunciare per presunta paura di ritorsioni. Almeno è questo il quadro che si evince dai dettagli dell’operazione Erostrato. Le azioni criminali si estendevano, oltre all’associazione di stampo mafioso ed alle estorsioni, anche alla detenzione di armi, tentativi di rapina, roghi, danneggiamento e lesioni personali.

Ad eccezione di Emanuele Erasmi e Manuel Pecci, ai domiciliari, gli altri 9 arrestati sono finiti in carcere a Mammagialla (gli uomini) e al carcere di CIvitavecchia (le donne).

Ecco i nomi degli arrestati: Giuseppe Trovato, Ismail Rebeshi, Spartak Patozi, Sokol Dervishi, Gazmir Gurguri, Gabriele Laezza, Fouzia Oufir, Martina Guadagno, Luigi Forieri, Shkelzen Patozi, Ionel Pavel, Manuel Pecci ed Emanuele Erasmi.