NewTuscia – ROMA – “Mi auguro che il sindaco di Viterbo Giovanni Arena accolga l’invito del presidente del consiglio regionale Daniele Leodori e vieti durante le feste di Natale e Capodanno la vendita e l’uso dello spray al peperoncino“. È l’auspicio del vice presidente della decima commissione (urbanistica, politiche abitative, rifiuti) Enrico Panunzi, commentando la lettera inviata dal presidente Leoodori a tutti i sindaci del Lazio, dopo i recenti gravi fatti di cronaca.
“Se è vero che lo spray è uno strumento molto importante di autodifesa per le donne, purtroppo, spesso vittime di violenza, lo è altrettanto il crescente uso scriteriato che ha avuto conseguenze tragiche – sottolinea il consigliere regionale Panunzi – Penso, senza voler invadere i rispettivi ambiti istituzionali, che il primo cittadino del capoluogo della Tuscia possa fare proprio l’invito del presidente Leodori e dare un segnale forte di civiltà”.
Nella lettera del presidente Leodori si legge che “in Italia è considerato uno strumento di autodifesa regolamentato dal decreto ministeriale n.103 del 2011 che ha liberalizzato l’acquisto, la detenzione e il porto in pubblico per gli over 16enni di qualsiasi strumento che nebulizzi un principio attivo naturale a base di Oc, il gas oleoresin capsicum contenuto nella bomboletta.
Lo spray quindi può essere acquistato da tutti coloro abbiano compiuto 16 anni, e mentre inizialmente era venduto nelle armerie e in negozi specializzati, ora è possibile acquistarlo al supermercato, e anche in farmacia. La diffusione dello strumento in Italia ha avuto un trend di crescita dovuto soprattutto all’autodifesa per le donne che purtroppo troppo spesso sono vittime di violenze, aggressioni e scippi. Uno strumento che molto spesso è stato fondamentale per chi, con coraggio e grande prontezza, è riuscita ad usarlo per sventare un’aggressione o peggio.
In media nel Lazio sono stati venduti nel 2017 circa 5mila confezioni di spray, con una crescita nel 2018 (primi 10 mesi, oltre 6mila), a fronte di un totale nazionale di circa 70mila in media per anno. Una sempre maggiore richiesta di sicurezza, la facilità di acquisto e i costi accessibili hanno portato ad un vero e proprio boom di vendite. In alcuni casi, purtroppo come abbiamo potuto vedere dalle cronache drammatiche di questi ultimissimi anni e settimane, il possesso dello spray si è trasformato in abuso e ha portato indirettamente alla morte di giovani e adolescenti.
Pensiamo a quanto accaduto da piazza San Carlo a Torino, alla pazzesca tragedia di Corinaldo, mentre in molti altri casi per fortuna, si è solo sfiorata la tragedia come in un istituto superiore di Pavia o a Soncino (Cremona). Anche a Roma e in alcune province del Lazio i casi, in questi ultimi 2 anni, sono cresciuti per l’uso dello spray come strumento di offesa: spruzzato per rapine, per rubare orologi, per creare disordine in un supermercato e fuggire con la cassa. Ma molti sono i casi d’abuso per bravata, ovvero per vedere che effetto fa in un bar, in una discoteca o in un concerto. Un abuso dovuto a volte all’emulazione e all’incoscienza oltre che alla stupidità di chi usa uno strumento di difesa per creare panico”.