NewTuscia – ASSISI – Proclamata nel 1992 dalla risoluzione 47/3 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità è un appuntamento annuale che ha lo scopo di promuovere i diritti e il benessere delle persone con disabilità in tutte le sfere della società, ribadendo il principio di uguaglianza e la necessità di garantire loro la piena ed effettiva partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale della società. Proprio come vuole l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che s’impegna a “non lasciare nessuno indietro”. In questa direzione è da sempre orientato l’impegno dell’Istituto Serafico di Assisi, presieduto dall’Avv. Francesca Di Maolo, che da quasi 150 anni è un modello di eccellenza italiana ed internazionale nella riabilitazione, nella ricerca e nell’innovazione medico scientifica per i ragazzi con disabilità plurime. Per celebrare la Giornata Internazionale, il Serafico ha dato una risposta concreta alle esigenze dei propri ragazzi inaugurando, sabato 1° dicembre, la nuova Residenza Vendramini ed il Teatro “Sergio Goretti”.
«I temi centrali della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità 2018 sono l’inclusione e l’uguaglianza, che richiamano alcuni degli Obiettivi comuni e delle linee guida dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta dai Paesi membri dell’ONU. “Obiettivi comuni” significa appunto che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità. Inclusione, dunque, e uguaglianza per tutti, non come risposta ai diritti di una parte della società, ma per lo sviluppo delle nostre comunità. Queste considerazioni iniziali, che nella firma dell’Agenda 2030 hanno trovato l’accordo di almeno 150 capi di Stato, in realtà non sono così scontate nella quotidianità e nelle politiche dei vari Governi. Siamo tutti pronti, a parole, a condividere il principio di uguaglianza, ma esso presuppone una considerazione antropologica che purtroppo non è più patrimonio comune: ogni persona, indipendentemente dalle condizioni in cui si svolge la sua vita e dalle capacità che può esprimere, possiede una dignità unica ed un valore singolare. La dignità piena, inalienabile e non graduabile di ogni essere umano, ossia il valore che ogni uomo possiede per il semplice fatto di esistere, è ciò che lo qualifica come persona, individuo unico e irripetibile. È solo nel riconoscimento della dignità altrui, intesa come dignità di ciascun individuo, che si può intraprendere la strada che ci condurrà verso l’obiettivo della piena uguaglianza» dichiara Francesca Di Maolo, Presidente dell’Istituto Serafico di Assisi.
«È dunque necessario percorrere la strada dell’inclusione, quella che non lascia nessuno indietro o in balia delle proprie difficoltà. Questa strada si può percorrere soltanto insieme e richiede, da un lato, scelte politiche che si esprimano in interventi efficaci per rimuovere le condizioni di disuguaglianza, dall’altro, l’impegno di ogni singolo cittadino, perché i diritti fondamentali della persona possono davvero essere realizzati solo se ognuno di noi sarà in grado di ritrovare il senso di solidarietà verso l’altro. Lo sviluppo di una collettività non si può raggiungere solo con azioni politiche decise dalle istituzioni pubbliche, ma presuppone la disponibilità di ciascuno di noi a mettere in comune qualcosa di sé, anzi il meglio di sé: tempo, capacità, risorse materiali. Uguaglianza, inclusione, dignità e solidarietà non sono elementi che è possibile riscontrare o meno all’interno di una società a seconda delle politiche del momento. Sono i capisaldi su cui si basa la nostra democrazia, la quale esige che nessuno venga abbandonato. La democrazia e la qualità della vita di una determinata collettività si misurano proprio a partire da come ci si prende cura dei più deboli. In questa prospettiva gli interventi di inclusione e di cura dei disabili non sono attività discrezionali che possono essere condizionate dalle risorse finanziarie di un determinato momento. Sono risposte di giustizia, altrimenti sarebbe inutile dire che “tutti hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge”, come previsto dall’art. 3 della nostra Costituzione» prosegue la Presidente Di Maolo.
«Sono consapevole che queste considerazioni debbano animare visioni e azioni anche dei centri come il Serafico, che si occupano delle disabilità complesse gravi e gravissime. Oggi, queste realtà affrontano la sfida più dura, perché la “cultura dello scarto” e le politiche selvagge del contenimento dei costi portano spesso a ritenere che le persone inguaribili o con ridotte potenzialità riabilitative siano incurabili. In questa logica, le nostre strutture sono considerate come officine che devono riparare il limite o un organo non funzionante. Questa idea è assurda, perché noi non ci limitiamo a curare funzioni compromesse, noi guardiamo alla vita in tutta la sua pienezza, perché l’essenza della persona si fonda sulla relazione. I nostri centri, in continuo rapporto con le famiglie e con i diversi ambiti in cui può esprimersi la personalità dell’uomo, non devono agire sul limite, ma sulle potenzialità della persona. Ho sempre creduto che il Serafico, prima di essere un centro sanitario, sia soprattutto un laboratorio di cittadinanza e che il nostro principale obiettivo sia quello di far vivere ai nostri ragazzi una vita autentica. Viviamo un momento storico veramente difficile, in cui i valori della diversità rischiano di essere seriamente compromessi da un clima generale di diffidenza e ostilità. Questo è il momento in cui ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte. Penso non solo all’impegno necessario di ogni persona, ma anche alle istituzioni culturali e sociali che non possono restare neutrali, ma devono rimettere in gioco le proprie politiche e i propri programmi per tracciare la strada dell’inclusione» continua Francesca Di Maolo.
«In occasione di questa Giornata, il Serafico ha inaugurato due importanti strutture: una nuova residenza per ragazzi con disturbi neuropsichiatrici e comportamentali e un teatro. Credo che queste nuove strutture rappresentino un grande passo in avanti, anche all’insegna dello sviluppo, che si traduce innanzitutto in risposte concrete per i bisogni dei ragazzi con disabilità e per le loro famiglie. Ma anche uno sviluppo economico, perché grazie alle nuove attività, nel 2018 abbiamo assunto altri 17 lavoratori a tempo indeterminato. Questo nostro “piccolo” traguardo rappresenta un esempio tangibile di come il prendersi cura delle persone più fragili porti ad una crescita collettiva e siamo orgogliosi di poter dire che coloro che hanno sostenuto la realizzazione di queste opere hanno contribuito a far crescere la nostra società in termini di civiltà, democrazia, giustizia e sviluppo. Infine, per raggiungere l’uguaglianza effettiva e l’inclusione dei più fragili, credo sia doveroso rivolgere un pensiero alla necessità di rimuovere le barriere che purtroppo incontrano spesso le persone disabili nel mondo del lavoro. Questo sogno, di un mondo che sappia davvero garantire un lavoro a tutte le persone, lo abbiamo fatto insieme ai nostri ragazzi» conclude la Presidente dell’Istituto Serafico di Assisi.
Il Serafico, fondato nel 1871, è un modello di eccellenza italiana ed internazionale nella riabilitazione, nella ricerca e nell’innovazione medico scientifica per i ragazzi con disabilità plurime. Convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale per trattamenti riabilitativi residenziali, semiresidenziali ed ambulatoriali, il Serafico accoglie e cura ogni giorno 157 pazienti, provenienti da tutto il territorio nazionale, per un totale di 14.841 trattamenti riabilitativi e 15.842 trattamenti educativi-occupazionali all’anno (dati 2017). In una superficie complessiva di circa 10.000 mq, posta su di un’area di 40.000 mq, sono disponibili 84 posti letto in regime residenziale, 30 posti letto in regime semi-residenziale, oltre ad un servizio ambulatoriale e di valutazione diagnostica-funzionale. Le persone al servizio degli utenti sono oltre 200: circa 170 tra collaboratori e dipendenti e i numerosi volontari, che mettono in campo non solo capacità e competenze, ma anche un “capitale di umanità” in grado di entrare in sintonia con i pazienti. Per informazioni: www.serafico.org