NewTuscia – VITERBO – Restiamo molto preoccupati dall’ultima Relazione sul stato del dissento idrogeologico divulgata dall’ISPRA, concernente il nostro territorio. Noi pensiamo che per la difesa, la conservazione e lo sviluppo economico dei bacini del Lago di Bolsena e del Fiume Marta, non ci sia altra alternativa che un’alleanza stretta tra i Comuni interessati e predisporre un “Contratto di Fiume”, da condividere con Regione, Provincia. Se ben esiste un’autorità di bacino per il Tevere e per il Fiora, non esiste una simile struttura amministrativa per il Fiume Marta, abbandonato all’incuria dei Comuni interessati dal suo corso che da quelli che ne influenzano la qualità delle acque con gli affluenti del Traponzo che raccoglie le acque dei torrenti Catenaccio, Leia, ed Biedano. In un precedente articolo avevamo indicato che diversi di questi Comuni contribuiscono con i loro sversamenti delle loro acque reflue direttamente in quei corsi d’acqua.

Esondazione del fiume Marta nella valle tarquiniese del febbraio 2015

Tutti i Comuni del Lago e del Fiume, sono quindi implicati direttamente nella cura della qualità e della difesa dei letti qui questi corsi d’acqua. Il più recente articolo sulla moria dei pesci nel bacino del Lago ci ricorda la precedente moria di pesci nell’area di Tuscania del fiume Marta. Tre sono i problemi da affrontare e risolvere: la conservazione dei suoli e delle rive dei corsi d’acqua, la qualità delle stesse acque correnti, e la messa in protezione con investimenti adeguati delle agricolture di quel territorio.

Come dice l’articolo pubblicato qualche giorno fa su questo giornale, non uno dei Comuni della Tuscia viterbese si salvano dal presentare punti critici in pericolo di frane od alluvioni. Ma scema la pena sapere che oltre al 91% dei Comuni del paese Italia sono nelle stesse condizioni, chi più chi meno. C’è solo una preoccupazione, che qui si va di male in peggio, perché il Passato Rapporto dell’ISPRA del 2015 i comuni in pericolo di dissesto idrogeologico erano l’88% oggi sono passati al 91%. Se si continua cosi tra tre anni, passeremo al 95% e poi tutto il territorio italiano dalle Alpi all’Aspromonte sarà in pericolo di distrazione geologica.

Per ritornare alla nostra Tuscia, la preoccupazione dei nostri comuni, del Lago di Bolsena e poi del Fiume Marta le cui esondazioni sul territorio di Tarquinia costarono 3 milioni alla Regione solo per l’alluvione del 2003 e 2004 e poi ogni anno dopo il 2015, 2016, 2017 e poi anche quest’anno 2018. Il Messaggero dell’aprile di quest’anno indicava che per il magistrato contabile Ugo Montella avrebbe multato la Regione di oltre 2,8 milioni di euro ”per aver negligentemente trascurato un pericolo poi effettivamente concretizzatosi e da cui è scaturita la responsabilità risarcitoria – si legge nell’atto della procura contabile -. Tale somma costituisce danno erariale”. E la Corte dei conti sostiene infatti che se fosse avvenuta una corretta manutenzione dell’alveo del fiume questa ”sarebbe stata in grado di contenere sensibilmente la portata di piena con effetti dannosi inesistenti o comunque notevolmente ridimensionati o attenuati”. Ed è logico poi che il Comune di Tarquinia, che essendo il territorio della foce del fiume, sia quello che soffre delle mancanze degli altri, ne senta le conseguenze nella sua economia.

Questo dovrebbe essere il promotore del nuovo Contratto territoriale, del Fiume Marta e del Lago di Bolsena. (vedi D.L. 180/1998 che imponeva alle Regioni ed alle Autorità di Bacino di procedere al rilevamento, speditivo, su tutto il territorio di competenza.)

Anche Tuscania, sul percorso del Marta è un punto di forte esondazione sia lungo il fiume principale che sul suo immediato affluente il Maschiolo, ed al punto di confluenza del secondo nel primo ci troviamo la ex-Cartiera, oggi diventata una bomba ad orologeria per il fiume Marta. Sono da ricordare le inondazioni nel’agosto di quest’anno 2018 nel punto della rotatoria e nella parte bassa del Centro storico, e che si era ripetuta varie volte negli anni passati per mancanza di manutenzione dei canali

Se nulla o poco si fece negli anni passati per la difesa degli argini dei fiumi e torrenti e per proteggere queste acque dagli inquinamenti da pesticidi e fertilizzanti chimici distribuiti in eccedenza sulle culture, e dai da versamenti di acque reflue, oggi a questi pericoli dobbiamo aggiungere il fenomeno dei cambi climatici che hanno trasformato le piogge in trombe d’acqua che in pochi minuti scaricano metri cubi d’acqua che i nostri sistemi di canalizzazione non possono più convogliare. Il nubifragio a Genova 2014 e giorni addietro in varie zone della Calabria sono da analizzare con cura.

La nuova politica è dunque la ricostruzione degli ecosistemi e delle società. Un’economia del recupero e del riciclaggio, detta anche “economia verde”. Ripartire dalle risorse proposte dall’agricoltura, ricostruire e ripulire dai danni imposti a questo globo terracqueo, questa è la nuova politica. E poi c’è da far tesoro dell’esperienza passata per prevenire i furori della natura malata. Anzi tutta la ricostruzione dovrebbe trovare l’inizio nelle catastrofi passate.

L’ISPRA, nell’iniziare un processo di recupero e di mantenimento delle zone a rischio, indica la grande rilevanza dei processi partecipativi, adottando il principio della massima inclusione fornendo le informazioni, incoraggiando un coinvolgimento attivo di tutti. E noi siamo convinti che un tale processo possa essere da noi condotto in maniera molto più efficace stabilendo un solido “contratto territoriale”, come ben è stato descritto nella delibera del Comune di Tarquinia N°120 del 4 agosto di quest’anno 2018: Approvazione del Manifesto d’intenti per la costituzione del Contratto di Fiume del Bacino idrografico del Lago di Bolsena, del Fiume Marta e del Litorale marittimo di Tarquinia; e nel Manifesto d’Intenti per la costituzione di un Contratto di Lago di Bolsena sottoscritto da tutti i Comuni rivieraschi nel 2017.

COORDINAMENTO PROVINCIALE ART1 MDP – LEU