NewTuscia – VITERBO – Da ben 10 anni la crisi ha reso il settore edile ai minimi termini, facendo fuoriuscire tantissimi lavoratori, ora disoccupati e fatto chiudere tantissime aziende che purtroppo, causa i ritardi nei pagamenti dei lavori li hanno costretti a licenziare i propri dipendenti e chiudere l’azienda.
Tanto è che gli addetti nel settore edile a Viterbo, quelli censiti, sono passati da circa 4.000 a 1.800 nell’ultima erogazione dei versamenti alla Cassa Edile a giugno 2018.
Poi ci sono quegli “imprenditori” ma tali non sono, che invece della crisi, hanno pensato bene di cavalcare l’oda. Come?
Evadendo ed eludendo leggi e norme che regolano le assunzioni e gli istituti previdenziali, fiscali e contributivi.
Molte infatti, da un controllo presso la Cassa Edile, sono quelle aziende che, pur in presenza di attività lavorativa, continuano ad eludere i versamenti alla stessa e conseguentemente anche all’Inps, mettendo 40, 80 o 100 ore di lavoro ed il resto pagando al nero il lavoratore, evitando così il pagamento pieno dei contributi alla Cassa Edile, all’Inps e via dicendo.
Non parliamo poi di quelle aziende che hanno lavoratori completamente non in regola o a lavoro grigio, cioè quei lavoratori assunti a part time (4 ore) ma che regolarmente lavorano 8 ore.
Nonostante la Cassa Edile invia lettere alle Amministrazioni Comunali rispetto al fatto che alcune aziende, pur lavorando, non versano i contributi ai lavoratori e quindi sapere come fanno se non hanno il famoso DURC, cioè il Documento che attesti la regolarità dell’impresa al fine di rilasciare i permessi a costruire, l’Ente rimane regolarmente senza risposta.
Nessuna Amministrazione risponde.
Allora ci chiediamo, ma quegli Imprenditori sani (per fortuna ancora molti) che per lavorare, assolvono regolarmente i loro adempimenti, sono quei “matti” che cerchiamo, o c’è qualcosa che non torna?
Noi pensiamo che c’è qualcosa che non torna, vogliamo tutti la regolarità, ma nessuno la cerca, puntualmente non vengono fatti controlli come si dovrebbe, cioè tramite l’Inps e la Cassa Edile incrociare i dati e li se ne scoprirebbero delle belle.
E allora perché non lo si fa?
Oppure i lavoratori devono subire ancora torti da questo punto di vista?
Non hanno i contributi previdenziali INPS pieni e già le leggi pensionistiche non sono dalla ns. parte, non si vedono versare la Cassa Edile regolare, subiscono l’abbattimento delle ore di lavoro o nella peggior ipotesi devono lavorare la rimanente parte della giornata (di solito 4 ore) e quindi avranno meno entrate in famiglia, ma cosa si aspetta ancora?
Perché le Imprese Committenti, le Stazioni Appaltanti, le Amministrazioni Comunali, non cercano la regolarità da queste aziende?
Molti lavoratori vengono presso i ns. uffici con buste paga di 40, 80 ore ma ci dicono di averne sempre lavorato 8, con una retribuzione giornaliera di 60 euro , e che il loro trattamento di fine rapporto l’azienda, gli dice che la legge prevede un anno per essere pagata.
Siamo al punto di presa in giro dei lavoratori che purtroppo, per lavorare e portare a casa il sostentamento della famiglia, devono tacere.
Non è giustizia questa e non lo è per uno Stato che dice di essere democratico e liberale, ma non lo è per i lavoratori.
Cosa dire poi dei ritmi di lavoro e le problematiche di infortuni e sicurezza sul lavoro.
FANTASCIENZA vera e propria, ritmi di lavoro elevati portano a subire per forza di cose infortuni sul lavoro, che molte volte sfociano in morti sul lavoro.
Chiediamo quindi a chi è preposto, controlli, controlli e controlli.
Il Segretario Generale
(Francesco Palese)