Federica Marchetti
NewTuscia – Duecento anni fa, esattamente il 30 luglio del 1818 nasceva Emily Jane Brontë, scrittrice che ancora oggi occupa un posto di rilievo nel panorama della letteratura inglese per il suo unico grande romanzo intitolato Cime tempestose. Ma non si può parlare di Emily dissociandola dal trio Brontë: tre sorelle scrittrici vissute nello Yorkshire del primo Ottocento.
Charlotte, Emily e Anne immortalate nel celebre ritratto realizzato dal fratello Patrick Branwell (forse nel 1834) che dapprima si autoritrasse in mezzo al loro e che poi decide di eliminare la sua figura. Quella loro fu una famiglia numerosa dal tragico destino ma i romanzi che ci lasciarono sono tra i più letti al mondo.
A tutt’oggi le tre Brontë sopravvivono come un unicum e i loro romanzi sono tra i più letti e amati della letteratura di tutti i tempi: da un recente sondaggio inglese sulle 20 storie Cime tempestose figura al 1° posto mentre Jane Eyre è al 4°. Intorno alle sorelle Brontë aleggia un vero e proprio culto alimentato da turismo letterario, riduzioni televisive e adattamenti cinematografici (delle loro vite e delle loro opere), francobolli, leggende e studi.
Patrick (irlandese, ambizioso e fobico) che aveva cambiato il cognome (Prunty o Brunty o Branty) in Brontë e Maria Branwell (di Penzance) si sposano e di lì a poco hanno 6 figli: Maria (1813), Elizabeth (1815), Charlotte (1816) e Patrick Branwell (1817), Emily Jane (1818) e Anne (1820). Patrick abbraccia la carriera ecclesiastica così, nel 1820, da Hartshead la famiglia Brontë si trasferisce prima a Thornton poi al vicariato di Haworth. Il villaggio è problematico, sporco e popoloso e la famiglia si adatta malvolentieri: Maria si ammala subito e nel 1821 muore di cancro all’utero. A prendersi cura dei bambini arrivarono una tata, Tabitha detta Tabby, e la zia Elizabeth Branwell che arriva dalla Cornovaglia. Non lontano, a Cowan Bridge, c’era una scuola riservata alle figlie degli ecclesiastici meno abbienti così tra l’estate e l’autunno del 1824, Patrick iscrive le prime quattro figlie. Malnutrite, in condizioni igieniche precarie, vessate le ragazze si ammalano e, prima Maria (maggio 1825) poi Elizabeth (giugno) muoiono. Charlotte e Emily vengono subito riportate a Haworth.
Per i quattro figli del reverendo Brontë l’unico passatempo è quello di raccontarsi storie che mettevano per iscritto e si raccontano, a due a due: d’altronde il padre sostiene la scrittura (avendo pubblicato due volumi di novelle e un romanzo d’amore). Le femmine sperimentano vari collegi mentre Branwell apre uno studio di pittore ritrattista a Bradford. Successivamente Anne e Charlotte si impiegano come istitutrici in case private mentre Emily resta a governare la casa e scrive poesie (vecchia e malandata Tabby si è ritirata). Patrick beve troppo e trova lavoro nelle ferrovie. Le tre sorelle sognano di aprile un collegio ma Charlotte convince Emily a partire insieme per Bruxelles per specializzarsi e Branwell viene licenziato (per negligenza). Entrano al Pensionnat Héger e studiano francese, Branwell pubblica alcune sue poesie.
Regno della famiglia Brontë è il vicariato di Haworth tra la brughiera, il villaggio e il cimitero. Le poche notizie giunte fino a noi hanno nutrito il mito che ne è derivato: il mistero e l’isolamento hanno segnato le loro biografie anche per colpa delle scelte delle stesse che, nel 1846, pubblicarono la loro prima opera, una raccolta di poesie, firmandola con pseudonimi androgini che, però, conservano le loro iniziali: Currer, Ellis e Acton Bell alias Charlotte, Emily e Anne Brontë. Persino nei loro contemporanei nacque la voglia di smascherare le loro identità ma le sorelle mantennero intatte le loro diverse motivazioni e non si svelarono. L’anno successivo grazie all’impegno di Charlotte, escono i romanzi d’esordio di tutte e tre: Jane Eyre di Charlotte, Cime tempestose di Emily e Agnes Grey di Anne. Il successo fu immediato ma mentre Jane Eyre venne promosso in toto, Cime tempestose fu tacciato di ogni nefandezza e bandito dalle letture delle donne perbene.
Il tramonto della famiglia è malinconico e tragico. Tra il 1848 e il 1849 muoiono Patrick Branwell, Emily e Anne. Nel 1854 Charlotte sposa il reverendo Arthur Bell Nicholls ma, convinta di essere incinta, morirà nel 1855. Sopravvissuto a tutta la sua famiglia, il reverendo Brontë morirà ottantaquattrenne nel 1861.
Autrice di 188 poesie e di numerose opere giovanili, Emily scrisse solo Cime tempestose, indiscusso capolavoro. Al suo apparire fu accolto come scandaloso, colossale, ma anche violento, gradevole, amorale, cupo, volgare nel linguaggio, sconnesso, confuso, incoerente, terrificante, inumano e del tutto privo d’arte. È comunque potente, coinvolgente e non si può negare che turbi gli animi. Nessuno sembrava leggere la storia raccontata da Emily: tra le pagine del romanzo tutti cercavano qualcos’altro che corrispondesse alle loro aspettative. Nessuno sembrava capirne niente. La stessa Charlotte, discutendo con l’editore del romanzo della sorella, alludeva ad un suo strano e cupo potere capace di produrre scene che, più che attrarre, stupiscono. Le critiche scoraggiarono Emily rendendola insicura riguardo a opere successive (pare stesse scrivendo una seconda opera della quale però non si ha nessuna traccia). I recensori si preoccuparono di avvertire i gentiluomini di non farlo leggere né a mogli né a sorelle, tantomeno alle figlie adolescenti.
“Leggete Jane Eyre ma bruciate Cime tempestose!” urlava la stampa.
Ma di cosa parla Cime tempestose?
Emily Brontë ha raccontato una storia che potrebbe accadere ovunque se non fosse per lo sfondo climatico che è funzionale allo sviluppo della trama. Cime tempestose è il nome di una casa e il romanzo racconta le vicissitudini delle due generazioni che ci vivono ma contemporaneamente anche di quello che avviene nella non lontana magione di Thrushcross Grange.
Il nucleo del romanzo è un’anomalia di nome Heathcliff, indiscusso protagonista dell’intera vicenda.
Nel 1801 Nelly Dean, governante a Thrushcross Grange, racconta all’ affittuario Mr Lockwood la vicenda iniziata trent’anni prima. Nel 1771 Heathcliff, trovatello senza nome, viene adottato a casa Earnshaw, attirando su di sé la gelosia del primogenito Hindley e la curiosità di Catherine che dapprima lo respinge e poi ne fa il compagno delle sue scorribande per la brughiera. Alla morte del padre, Hindley, allontanato da casa, torna sposato con Frances che, prima di morire, gli dà un figlio, Hareton: inizia il calvario di Heathcliff vessato e trattato come un servo. Entrata in contatto con i Linton di Thrushcross Grange anche Catherine si allontana da Heathcliff. Così quando decide di sposare Edgar Linton, Heathcliff se ne va. Torna tre anni dopo arricchito, sposa Isabella, la sorella di Edgar e va a vivere a Cime tempestose dopo che Hindley ha sperperato tutta la ricchezza del padre. I rapporti fra le due famiglie diventano sempre più tesi fino al giorno in cui Heathcliff e Edgar hanno una lite. Quest’ultimo vieta a Catherine di rivedere l’amico, la donna si ammala e muore nel partorire la piccola Cathy. Prima di morire, però, Heathcliff e Catherine riescono a dichiararsi il loro eterno amore. Isabella che ha avuto un figlio, Linton, è fuggita lontano ma alla sua morte Heathcliff si riprende il figlio che nel frattempo ha conosciuto Cathy ormai adolescente. Per vendicarsi del male subito Heathcliff fa sposare Cathy con Linton che presto muore. Muore anche Edgar. Ormai Heathcliff è l’unico padrone di Cime tempestose e di Thrushcross Grange. Sotto il suo tetto vivono il nipote Hareton, cresciuto nell’ignoranza, e la nuora Cathy considerata come una strega. Dapprima i due si detestano poi si innamorano: è la disfatta di Heathcliff che muore senza nessuna rivincita (nell’ultimo capitolo). Cathy e Hareton decidono di sposarsi il giorno di Capodanno. Lockwood visita la tomba dei due innamorati e nega che gli spiriti di Heathcliff e Catherine, finalmente liberi di amarsi, vaghino per la brughiera tenendosi per mano, come sostiene invece la superstizione locale.
I personaggi di Cime tempestose sono tutti tormentati così come era tormentata Emily. Cupo, disperato, quasi una discesa all’inferno, a metà tra il romantico e il gotico, il romanzo percorre la strada del non ritorno e l’affrettato lieto fine non rischiara il buio dei precedenti 33 capitoli. Il ribelle, vendicatore, diabolico protagonista non avrà un riscatto e l’amara conclusione va di pari passo con la sua consapevolezza.