di Stefano Stefanini

NewTuscia – Riuscirà il nostro sistema-paese a ridurre drasticamente la povertà, la disoccupazione e le disuguaglianze, a proteggere l’ambiente e contrastare i cambiamenti climatici, a migliorare la qualità della vita dei cittadini e a dotarsi di infrastrutture adeguate? A che punto si trova oggi l’Italia nella sua strada verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile sanciti dall’Agenda 2030 dell’Onu e sottoscritta esattamente due anni fa? Come può il nostro Paese mettere in campo politiche tanto efficaci da superare i ritardi esistenti e centrare i target previsti al 2020 e al 2030, diventando sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale? E il Governo ha adottato nell’ultimo anno misure adeguate per rispondere alle sfide dei nostri tempi?

A queste domande risponde l’azione dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile –  ASviS, uno strumento unico per comprendere la posizione del Paese nei confronti dei singoli Obiettivi di sviluppo sostenibile, anche grazie all’uso di innovativi indicatori sintetici e strumenti analitici in grado di mostrare in modo nitido cosa sta accadendo oggi e disegnare scenari per l’evoluzione del nostro Paese al 2030 in base alle diverse politiche adottate.

Il Rapporto Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile ASviS conferma che, nonostante i progressi compiuti in alcuni campi nel corso degli ultimi anni, l’Italia continua a non essere in una condizione di sviluppo sostenibile come definita dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata, il 25 settembre del 2015, dai 193 Paesi dell’ONU. Analizziamone i punti salienti.

Secondo Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, a  livello internazionale, gli ultimi dodici mesi hanno visto il moltiplicarsi di ricerche, impegni formali e azioni concrete da parte di governi, imprese, soggetti della società civile per raggiungere, entro il 2030, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals) previsti dall’Agenda. Tali attività (dalla ratifica dell’Accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, all’impegno per l’Agenda 2030 ribadito nel G7 a presidenza italiana e nel G20 a presidenza tedesca) hanno fatto sì che gli SDGs stiano diventando, in meno di due anni, un riferimento comune a livello globale, un risultato senza precedenti.

Rispetto ai 17 Obiettivi SDGs Sustainable Development Goals, la situazione italiana presenta progressi, ma anche gravissimi ritardi, soprattutto nell’adozione di strategie fondamentali per il futuro del Paese, da quella energetica a quella per la lotta ai cambiamenti climatici. Peraltro, molti dei provvedimenti presi negli ultimi dodici mesi, pur andando nella giusta direzione, non sembrano in grado di assicurare il raggiungimento degli SDGs e di rispettare gli impegni internazionali presi dall’Italia (come quelli sulla povertà, sulla riduzione delle emissioni e sulla qualità degli ecosistemi), non essendo inseriti in una visione sistemica, chiaramente comunicata agli operatori economici e alla società italiana.

Come segnalano gli indicatori compositi calcolati dall’ASviS, presentati per la prima volta in questo Rapporto, nel corso degli ultimi anni si registra:

– un miglioramento per nove Obiettivi (Fame e alimentazione, Salute e benessere, Educazione di qualità, Uguaglianza di genere, Infrastrutture resilienti, Modelli sostenibili di consumo, Riduzione dei gas serra per combattere il riscaldamento climatico, Tutela dei mari e Giustizia per tutti,

– un sensibile peggioramento per quattro (Povertà, Gestione delle acque, Disuguaglianze ed Eco-L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, sistema terrestre),

– mentre la situazione resta statica per i restanti quattro (Energia, Occupazione, Città sostenibili e Cooperazione internazionale). Ciononostante, le distanze dagli altri Paesi europei restano molto ampie, come evidenziato dalle analisi della Fondazione Bertelsmann e di diverse organizzazioni internazionali, per non parlare delle forti disuguaglianze territoriali, socio-economiche e di genere presenti in Italia, in evidente contrasto con il motto dell’Agenda 2030 “che nessuno resti indietro”.

Il Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile indica cosa si dovrebbe fare concretamente, nel breve e nel medio termine, per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile. In particolare, nei prossimi sei mesi, cioè nell’ambito della legislatura in corso, è necessario:

  • completare l’iter di approvazione di leggi (consumo di suolo, gestione delle acque,) e di strategie (energetica, economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici) cruciali per il futuro del Paese;
  • dettagliare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, anche in termini quantitativi, e rendere operativa la sua governance, ad esempio con la trasformazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile;
  • adottare provvedimenti urgenti per accelerare il passo verso il raggiungimento dei 22 Target che prevedono una scadenza al 2020;
  • predisporre “linee guida” per le amministrazioni pubbliche affinché esse applichino standard ambientali e organizzativi che contribuiscano al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. A partire dalla nuova legislatura, è indispensabile accelerare il cambiamento culturale nelle classi dirigenti e nell’opinione pubblica a favore di una visione “sistemica” dello sviluppo, in grado di assicurare equità e sostenibilità del benessere, sfruttando le sinergie che l’interazione favorevole di politiche settoriali possono generare.
  • Uno specifico capitolo del Rapporto illustra le azioni da intraprendere adottando tale visione, secondo sette “circuiti”: cambiamento climatico ed energia; povertà e disuguaglianze; economia circolare, innovazione, lavoro; capitale umano, salute ed educazione; capitale naturale e qualità dell’ambiente; città, infrastrutture e capitale sociale; cooperazione internazionale. Inoltre, si ritiene indispensabile dotare il Paese di ulteriori strumenti “sistemici”, come un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, le cui caratteristiche sono già state elaborate dall’ASviS e da Urban@it, che affianchi quella esistente per le aree interne.

Per realizzare tale cambiamento l’ASviS lavorerà nel prossimo futuro affinché le forze politiche incorporino nelle proprie piattaforme politico-elettorali i temi dell’Agenda 2030 e propongano interventi concreti capaci di raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals) previsti dall’Agenda. Inoltre, lavorerà con le organizzazioni imprenditoriali che hanno firmato la “Carta di Milano” per aiutare l’intero sistema produttivo italiano a comprendere le opportunità, anche di business, legate all’attuazione dell’Agenda 2030. Infine, proseguirà l’azione intrapresa, in collaborazione con il Governo e la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, per realizzare un programma capillare di educazione allo sviluppo sostenibile.