di Stefano Stefanini

NewTuscia – ORTE – Si svolgerà mercoledi 20 giugno alle ore 18,30 presso la Sala delle Bandiere di palazzo Nuzzi, sede municipale, l’interessante convegno sul recupero della coltivazione della produzione agricola di qualità del  Carciofo ortano, risalente a tempi immemorabili e, altrimenti, destinata ad estinguersi.

Grazie alla ricerca scientifica approntata dalla Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia di Viterbo, nella persona del prof. Mario CIAFFI,  del Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (DIBAF), di alcune Aziende Agricole locali e di esperti e professionisti locali in collaborazione con  il dottor Stefano Paoletti dell’’Agenzia Regionale per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura del Lazio)  la produzione tipica “carciofo ortano” destinata all’ estinzione,   sta riacquisendo da qualche anno una posizione significativa, sia come produzione agricola,  che nella versione di dolce tipico come prelibata produzione tipica del territorio della città del fiume.

In particolare a partire dall’autunno dl 2015, attraverso la collaborazione tra gli attori del territorio, l’amministrazione comunale di Orte e il successivo interessamento dell’ARSIAL e dell’Universita della Tuscia, nella primavera del 2016 a cura del dott. Stefano Paoletti si è proceduto alla raccolta di campioni di  piante  presso diversi produttori locali, sui quali è iniziata l’attività scientifica di caratterizzazione morfologica per l’identificazione del Carciofo Ortano e, contemporaneamente attraverso l’indagine del prof. Mario CIAFFI del DIBAF dell’Università della Tuscia  è stata caratterizzata geneticamente la cultivar del carciofo coltivato nei terreni sabbiosi  che declinano dalla rupe tufacea di Orte sino ai terreni limitrofi alle spiagge fluviali e alle Campagne di Molegnano tra il Tevere e la stazione ferroviaria.

Nel Convegno di presentazione delle ricerche e di avvio operativo della fase di ricostruzione della filiera di coltivazione  del carciofo, verrà illustrata l’iniziativa della Condotta Slow food della Via Amerina che si è adoperata per l’iscrizione del carciofo Ortano nell’Arca del Gusto, la lista di slow food che elenca specie animali e vegetali a rischio di estinzione a causa di abbandono della produzione.

Un prodotto da recuperare e rivalutare: il “carciofo ortano” come produzione tipica del territorio.

Alcuni operatori economici e produttori locali, con il  comune di Orte hanno  lanciato da qualche anno il progetto di recupero e rivalutazione del “carciofo ortano”, una varietà del carciofo romanesco (Cynara cardunculus scolymus) che cresceva lungo il tratto del fiume Tevere che lambisce la cittadina e che negli anni si è differenziata grazie alle particolari caratteristiche climatiche diverse da quelle della zona romana.

Il carciofo ortano si è mantenuto per molti anni negli orti del paese dove gli anziani hanno continuato a coltivare la varietà per tramandarla alle nuove generazioni, affinché la valorizzassero adeguatamente. Questa “antica” coltura ben adattata all’ambiente dove si era diffusa si sta però perdendo a causa del fatto che la tradizione si è tramandata attraverso gli anziani, senza una vera base scientifica e molto probabilmente la varietà di carciofo ortano si è imbastardita perché ibridata con cultivar commerciali più diffuse e diverse dalla locale.

Nonostante tutto, la tradizione del carciofo ortano è rimasta e non è raro trovare in alcuni mercati del Lazio e dell’Umbria varietà di carciofo vendute come “carciofo ortano” che non provengono più dalla città sul Tevere, ma che testimoniano, altresì, l’interesse per questa varietà e l’esistenza di possibili filiere di commercializzazione.  A tal fine l’Amministrazione Comunale di Orte, con l’Assessorato all’agricoltura,  e alcune aziende agricole, esperti del settore e privati cittadini ortani ha deciso negli ultimi anni  di lanciare il “Progetto di recupero e rivalutazione del carciofo ortano” volto alla individuazione di ciò che rimane della cultivar locale per selezionarla, rafforzarla geneticamente e introdurla di nuovo nel territorio del comune.

In sintesi il progetto ha un approccio scientifico – specificano i promotori dell’iniziativa –che prevede le  diverse fasi: 1) l’indagine di campo per individuare le cultivar sopravvissute; 2) la caratterizzazione morfologica e genetica; 3) la propagazione; 4) l’iscrizione al Registro Volontario Regionale delle risorse genetiche animali e vegetali d’interesse agrario e zootecnico autoctone del Lazio 5) la reintroduzione e diffusione della cultivar sul territorio ortano per favorirne la commercializzazione. Il progetto si avvale della collaborazione dell’ufficio Biodiversità dell’ARSIAL della regione Lazio, del Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (DIBAF) dell’Università della Tuscia, di alcune Aziende Agricole locali e di esperti e professionisti locali .

Al momento dell’avvio del progetto,  si è chiesta  la collaborazione  di tutti coloro che fossero interessati a collaborare incluse le associazioni locali, le piccole e medie aziende agricole, gli esperti di settore, le scuole e tutti i potenziali soggetti interessati. La prima fase del progetto, infatti prevedeva l’individuazione degli orti dove queste varietà sono rimaste e la collaborazione dei proprietari degli orti con i tecnici per effettuare rilievi sulle piante. Il progetto del carciofo è prerogativa del territorio ortano e la sua rivalutazione oltre che essere una opportunità di recupero delle radici e della storia della comunità, mira a contribuire allo sviluppo di indotti economici legati alle filiere agricole e anche alla cultura gastronomica e al turismo del comune di Orte.

Ricordiamo che in questo contesto, la Pro Loco di Orte, con la collaborazione dell’Associazione The Grove, dell’Ente Ottava Medievale ed il patrocinio del Comune di Orte e della Regione Lazio ha allestito due edizioni della manifestazione : “C’È CARCIOFO E CARCIOFO !

La trasmissione Fatti e commenti  in onda su Teleorte e newtuscia.tv approfondirà le prospettive  di questa produzione tipica.