Avv. Vanessa Ercoli
NewTuscia – Per chiudere con l’argomento trattato nei contributi precedenti e riguardanti il vasto tema del condominio, voglio fare riferimento ad una recente ricerca del Codacons, la quale ha stabilito che le liti condominiali costituiscono il primo ambito di contenzioso in Italia.
Ciò è probabilmente dovuto al fatto che il condominio è l’ambito nel quale vive la maggioranza degli italiani e, di conseguenza, la principale fonte di litigi. In sostanza, in un condominio i motivi per litigare non mancano mai.
Oltre il 50% delle procedure civili, nelle aule di giustizia, riguarda il condominio, come confermano già da tempo le statistiche del Ministero della giustizia. In media, ogni anno circa due milioni di italiani fanno causa per questioni condominiali. Per le ragioni più disparate e spesso futili, si ricorre al giudice, il quale avrebbe sicuramente di meglio di cui occuparsi.
Le scrivanie dei giudici di pace sono sommerse da montagne di pratiche di conflitti condominiali dovute a dispetti e ripicche che fanno venire in mente Loris, il protagonista del famoso film “Il mostro” di Benigni accusato dai suoi vicini, tra le altre cose, di appiccicare le gomme da masticare negli spioncini dei vicini, di confondere le lettere nelle buche delle cassette postali, ecc…
I motivi più ricorrenti delle liti in condominio sono i seguenti:
1) odori fastidiosi provenienti da altri appartamenti, in genere legati all’utilizzo della cucina (curioso come la cucina etnica ed i suoi aromi forti sono sempre più spesso al centro di dispute di condominio);
2) rumori molesti provenienti da altri appartamenti (televisione o radio a volume eccessivo, scarpe col tacco, mobili spostati, ecc.);
3) animali domestici (cani che abbaiano eccessivamente, che attaccano altri condomini, che sporcano il cortile, gatti che miagolano di notte, ecc.);
4) uso delle parti comuni (auto parcheggiate in modo errato, materiali depositati negli androni, terrazze condominiali usate come ripostigli, ecc.);
5) problemi connessi ai cortili o ai giardini condominiali (bambini che giocano a pallone, persone che parlano a voce alta, ecc.);
6) vertenze con l’amministratore di condominio (disinteresse dello stesso per le vicende condominiali, richieste inevase, lavori non eseguiti, manutenzione dei locali non effettuata, ecc.);
7) piante e balconi (innaffiatura eccessiva, foglie che cadono, tovaglie e tappeti sbattuti dal piano superiore, panni stesi che sgocciolano, i mozziconi di sigaretta gettati dalla finestra, ecc.).
Processi penali e cause civili per problemi del genre, come è successo di recente per l’odore di cibi fritti e per un persistente profumo di pizza, possono trascinarsi fino alla Cassazione, con i supremi giudici costretti a occuparsi di guerre dei Roses da pianerottolo. Non solo.
Spesso si tratta di vicende che potrebbero risolversi con una maggiore comunicazione fra le persone ma spesso, troppo spesso, si sente motivare la scelta della controversia legale con la “questione di principio“. Ma quale sarebbe il principio secondo il quale si intasino le aule di giustizia perché l’inquilino di sopra sbatte i tappeti o innaffia le piante?
Discorso diverso, certamente, è la necessità di far valere i propri diritti in situazioni che lo impongano davvero. Per il resto, a volte le controversie si possono risolvere con qualche abitudine del caro vecchio buon vicinato e con il buon senso.