NewTuscia – VITERBO – Con una delibera di qualche giorno fa la Regione Lazio rimodula gli A.T.O. Ambiti Territoriali Ottimali di bacino idrografico. Finora gli Ato sono stati 5:
l’Ato1, denominato Lazio Nord–Viterbo; l’Ato2, denominato Lazio Centrale–Roma; l’Ato3, denominato Lazio Centrale–Rieti; l’Ato4, denominato Lazio Meridionale–Latina, l’Ato5, denominato Lazio Meridionale – Frosinone. Con la Delibera se ne aggiunge un sesto ridimensionando l’area vasta di Roma creando un Ato il 6 con 48 comuni romani e 9 provenienti dall’ato 5. Anche nell’Ato 1 vengono inseriti 4 nuovi comuni provenienti dall’Ato 2 aggiungendo a questo bacino idrografico circa 80 mila utenze. Questa operazione di “rimescolamento dei Comuni” non era affatto ciò che era stato proposto dai comitati dell’Acqua. Infatti le proposte erano basata su solide argomentazioni scientifiche e gestionali, finalizzate alla creazione di una pluralità di ambiti di bacino idrografici, modellati sull’effettiva conformazione del territorio al fine di garantire una gestione dell’acqua davvero sostenibile e vicina alle comunità locali. L’ Ato6 non ha alcun fondamento idrogeologico, ma anche dal punto di vista regolamentare e contrattuale con le società che gestiscono i bacini cosa accadrà? I comuni saranno liberi di scegliere come gestire il proprio approvvigionamento idrico? Secondo noi con questa delibera per Viterbo e per gli altri comuni dell’Ato 1 non cambierà nulla, inoltre ci meraviglia, ma poi non tanto, che Liberi e Uguali abbia approvato e rivendicato questa scelta di formare 6 Ato mentre invece tale delibera ha completamente disatteso le proposte presentate dai vari comitati che nel corso dei pochissimi incontri negli anni precedenti avevano faticosamente provato a condividerle con l’amministrazione regionale. Ad un mese dalle elezioni, alla giunta e al PD non interessa il rispetto della volontà espressa con la Legge d’iniziativa popolare n. 5/2014 voluta dai comitati dei cittadini che sin dai tempi del Referendum del 2011 lottano per l’acqua pubblica. Qui siamo lontani da una forma partecipata e democratica delle esigenze territoriali. Qui si decide dopo 4 anni circa di inerzia da parte di una giunta che vuol far credere che questa delibera nasca anche dalle proposte dei comitati dell’acqua, ma non è così.
Piero Belli Comitato
Comitato Lavoro e beni comuni