Massimo Pelosi

Massimo Pelosi

NewTuscia – VITERBO – Legacoop Lazio distretto Lazio Nord ha inviato ai candidati del territorio un documento in cui illustra la visione della cooperazione sullo sviluppo economico della Tuscia viterbese. Per noi un aspetto molto importante riguarda il settore sociale, siamo interessati in modo particolare all’attivazione di politiche di welfare inclusivo. L’impresa sociale ed in modo particolare quella cooperativa è trasversale ed attiva in tutti i settori inoltre le imprese sociali sono un volano per tutta l’economia. In provincia sono molte le cooperative sociali che gestiscono servizi e sviluppano attività economica inserendo a lavoro a pieno titolo persone svantaggiate e supportando famiglie ed istituzioni. La trasversalità e la specificità del settore dovrebbero far in modo che sia sempre di più intesa come un’attività economica a tutti gli effetti.

La Cooperazione autoctona viterbese, soprattutto quella sociale, ha un’esperienza pluridecennale che può

mettere a disposizione della Pubblica Amministrazione per ripensare le politiche sociali e favorire un

welfare generativo e di comunità, in grado di farsi carico dei bisogni dei cittadini pur tenendo conto della

necessità di ridurre la spesa pubblica. I servizi sociali non vanno infatti intesi come un costo ma come un

investimento per migliorare salute, creare benessere, attivare prevenzione con evidenti ritorni in termini di

benefici, anche economici, per tutta la comunità. Attraverso la promozione e lo sviluppo della coprogrammazione e della co-progettazione, la cooperazione laziale intende mettere a disposizione le proprie conoscenze esperenziali  per l’individuazione di metodologie volte ad offrire ai soggetti più deboli non solo tutele, ma contesti di relazione e riconoscimento.

Per affrontare la crisi sono stati individuati diversi fronti  su cui agire: da una parte potenziare il sistema di accreditamento, inteso come sistema di affidamento dei servizi socio-sanitari in grado di garantire qualità dei servizi e di tutelare il lavoro (garantendo continuità e rispetto dei CCNL), dall’altra contrastare i bandi di gara irregolari e nel contenuto favorire processi di innovazione sociale e sviluppo di nuove opportunità, come quelle legate alla rigenerazione urbana o al welfare aziendale. Un’elevata attenzione dovrà essere rivolta permanentemente al rispetto delle norme e delle regole a tutti i livelli e a promuovere l’affidamento di servizi con tempi di pagamento sostenibili e durata delle commesse adeguate all’opportunità di programmare investimenti e sviluppare innovazione.

Sarà poi necessario realizzare un approccio integrato fra le politiche educative, sanitarie, abitative, del

lavoro e dell’immigrazione: dalla casa all’istruzione, dal lavoro al welfare ed alla sanità, per realizzare

percorsi autonomi di vita per le persone svantaggiate. L’approccio settoriale favorisce infatti la

frammentazione e la dispersione di risorse. Non da ultimo, è necessario rilanciare il ruolo della

cooperazione di inserimento lavorativo, a partire dall’applicazione dell’Art. 112 del Codice degli Appalti, che

disciplina appalti e concessioni riservate agli operatori economici che realizzano inserimenti lavorativi. La

Cooperazione sociale di tipo B non è infatti una risposta assistenzialistica ma si inserisce a pieno titolo come

strumento centrale di politiche attive del lavoro e di coesione territoriale.

Massimo Pelosi