di Stefano Stefanini
NewTuscia – VITERBO – La trasmissione di Fatti e commenti di questa settimana, condotta da chi scrive e da Gaetano Alaimo in onda su Teleorte e www.newtuscia Tv ha come ospiti il presidente di Confartigianato Imprese di Viterbo, Stefano Signori e Corrado Tocci, giornalista e membro della Commissione Lavoro e problemi sociali della Conferenza Episcopale del Lazio.
Con loro approfondiremo un tema che merita attenzione nell’agenda programmatica elettorale: il finanziamento della piccola e media impresa artigianale, per cui molto è stato fatto dalle organizzazioni di categoria e la questione del sovraindebitamento di famiglie e piccole imprese.
Tutto parte dalla segnalazione che ci ha sottoposto il presidente di Confartigianato di Viterbo, Stefano Signori, sugli effetti estremi, quanto odiosi, del sovraindebitamento e dell’azione in taluni casi decisamente “persecutoria” da parte di alcune istituti bancari e di recupero crediti nei confronti di cittadini e di piccoli imprenditori, per debiti inizialmente di non rilevante entità o situazioni di temporanea sofferenza economica.
Di seguito riportiamo la descrizione di un fatto emblematico recentemente rilevato dalla cronaca .
“E’ una di quelle storie surreali a cui spesso non si riesce nemmeno a credere. Rischiare di perdere la casa per un debito di poche migliaia di euro e di ritrovarsi poi perseguitati per tutta la vita dal recupero crediti. La storia di Antonio Marocco, 75 anni, ex imprenditore, che nel 1994 chiede un mutuo da 200 milioni di lire per sistemare la sua casa di Parona. Gli anni passano e il mutuo è quasi completamente pagato, ma il signor Marocco deve far fronte a diverse disavventure finanziarie che gli impediscono di saldare i suoi debiti. Il 18 gennaio la casa del signor Marocco andrà nuovamente all’asta per poco più di 26 mila euro. Antonio, assistito dall’associazione “Favor Debitoris” ha presentato un’istanza di sospensione della vendita all’asta del bene e di annullamento della relativa procedura esecutiva.”
Da una trasmissione speciale sul “Giubileo Bancario” è emerso questo caso, come tanti altri che si registrano in tutto il Paese.
Ora Grazie all’iniziativa di molti cittadini, professionisti, intellettuali di ispirazione cristiana e laica qualcosa sullo strapotere delle banche sulla vita dei cittadini e le economie che dettano i limiti sulle vite delle amministrazioni, comincia a vedersi.
Grazie anche alla presa di posizione di Papa Francesco, che ha ascoltato le richieste di ausilio su queste questioni, in cui troppo spesso l’uomo ed i cittadini soccombono sentendosi opporre risposte negative come “…non si può fare, le leggi non lo consentono…”
Questo il pensiero di chi scrive. Rispetto alla “dura lex sed lex” ricordiamo che esiste l’aequitas, la giustizia del caso singolo e non esclusivamente lo stretto diritto può essere applicato a chi versa in situazioni di difficoltà finanziaria per debiti di modesta entità.
Molto spesso assistiamo all’attività di soggetti economici, sociali, produttivi e politici che sono deboli con i potenti e frodi con i deboli, nei vari campi dell’agire umano.
Stefano Signori ci fornisce questo commento e un impegno concreto: “riportiamo l’uomo al centro dell’economia e non il denaro, un nuovo Umanesimo è necessario per evitare che il denaro sia l’unico strumento per misurare le necessità dell’uomo e creare le sue limitazioni …il denaro serve all’uomo e non l’uomo serve il denaro.”
Per chi fosse interessato ad approfondire il caso questo è il link di un video che dimostra la follia del comportamento delle banche italiane e di alcuni soggetti economici e politici che le avallano:
Va peraltro tenuto presente, nel caso in questione, come in decine di migliaia di casi simili:
– che i costi della procedura assorbono e impegnano probabilmente tutti i 25/30.000,00 euro che costituiranno il ricavato dell’eventuale asta;
– che la banca fa quindi del male alla famiglia …del debitore insolvente senza neanche ricavare un beneficio “utile e rilevante” per la banca stessa;
– che, nel caso di specie come in frequentissimi casi analoghi, la norma dell’art. 164 bis delle disposizioni di attuazione del Codice di Procedura Civile imporrebbe la chiusura del procedimento, ma come tutte le norme a favore degli “impoveriti” è quasi sempre disapplicata;
– che a Pavia c’è già un precedente: un’ordinanza che prevede la sospensione dell’asta proprio in casi simili, perché non viene applicata al “caso Marocco” ?
Tutte le persone per bene, laici o credenti, non possono tollerare queste che, ancora più che ingiustizie, vengono ritenute vere e proprie follie, dettate da arroganza di persecuzione economica.
Su queste tristi storie vorremmo che fosse aperto un dibattito su come prevenire e risolvere le crisi da sovraindebitamento, sia per imprenditori che per debitori non imprenditori, civilmente obbligati, con le disposizioni legislative vigenti.
Ricordiamo che a Viterbo è stato opportunamente istituito e presentato lo scorso dicembre, presso il Tribunale, un organismo per la composizione della crisi da sovraindebitamento (che esclude ovviamente gli imprenditori soggetti alle procedure concorsuali, recentemente revisionate) organismo promosso dall’Ordine degli Avvocati e dall’Ordine dei Commercialisti ed Esperti Contabili.