Federica Marchetti
NewTuscia – Giallo d’estate, giallo di Halloween, giallo al femminile, giallo metropolitano, giallo di provincia, giallo d’autore, giallo collettivo, giallo d’esordio, giallo mediterraneo, giallo del nord e, inevitabilmente, giallo di Natale.
Molti autori si sono cimentati nei loro scritti con il Natale, primo tra tutti Charles Dickens con il suo celebre Canto di Natale del 1843 ma anche Guareschi, Rodari, Rilke, Tolkien, Edoardo De Filippo senza escludere gli autori di gialli che hanno colto al volo l’occasione natalizia per raccontarci misteri e delitti indimenticabili. Quando tutti sembrano diventare più buoni (ma è solo un’illusione) il giallista scrive l’omicidio più inaspettato dell’anno. Così hanno fatto Arthur Conan Doyle, G.K. Chesterton, Ian Fleming, Rex Stout, John Grisham, Ellery Queen, C.H.B. Kitchin, Georges Simenon, Agatha Christie (e tanti altri) che con i loro gialli ci hanno regalato storie che varrebbe la pena di rileggere prima di ogni vigilia.
La mattina del 25 dicembre di C. H. B.Kitchin (1895-1967) è un romanzo del 1934. È la vigilia di Natale e Malcom Warren, agente di borsa che vive e lavora a Londra, dopo un estenuante pomeriggio di lavoro, è pronto a trascorrere le festività natalizie presso la lussuosa residenza del suo più prestigioso cliente, Axel Quisberg. In assenza dell’uomo trattenuto altrove per affari, Warren viene accolto dalla moglie, Letty. In casa ci sono altri ospiti mal assortiti tra loro. Dopo un gioco chiassoso che gli causa un problema al polso, Malcom vede dalla finestra della sua camera il cadavere della signora Harley, sonnambula che occupava la stanza sopra la sua. Donna mite e inoffensiva, sembra essere morta in seguito ad un incidente ma in un romanzo inglese il delitto è sempre in agguato, anche a Natale (Crime at Christmas).
Geniale autrice di trame, regina del genere che ella stessa ha ricodificato infrangendo ogni regola dettata dai suoi predecessori, insuperata maestra di intrecci a cui le generazioni future si sono ispirate, detentrice di ogni record, Agatha Christie (1890-1976), che tornerà ad ordire un Natale di sangue per il suo Poirot nel racconto del 1960 “L’avventura del dolce di Natale”, sembra intenzionata a smitizzare le festa più attesa dell’anno con una trama in linea col suo tipico stile, articolata tra passato e presente e un gruppo di persone riunite per un Natale tutt’altro che amorevole e pacifico. Diciassettesimo romanzo (di 33) del suo detective belga Il Natale di Poirot (del 1939) non sospende ogni incomprensione o rivalità domestica ma, in occasione della morte del patriarca, incattivisce tutti i membri che diventano rivali in previsione dell’ambita eredità. Ma Poirot, immune all’ipocrisia delle feste natalizie, indaga senza remore e, ovviamente, scopre tutti i tasselli del mosaico per arrivare alla verità. Come dimostra la Christie (e i suoi colleghi prima e dopo di lei), svestito di ogni suo confezionamento luccicante e scricchiolante, il Natale offre, invece, lo sfondo ideale per lo le passioni più cruente. La camera chiusa, un gruppo ristretto di persone, l’antefatto del delitto, l’ingarbugliamento delle ragioni individuali, il delitto, l’indagine (interrogatori, confronti, sospetti, inganni), i colpi di scena, la riunione dei sospettati e la rivelazione del colpevole (o dei colpevoli): ci sono tutti gli ingredienti che la regina del giallo non nega ai suoi lettori affezionati.
Del 1950 è invece il racconto di Georges Simenon (1903-1989) dal titolo “Un Natale di Maigret”. Il commissario parigino viene incuriosito da una bambina sua dirimpettaia che racconta di un misterioso Babbo Natale introdottosi nella sua camera per portare regali a lei e ad altri bambini e scomparso dopo aver fatto un buco nel pavimento. Maigret indaga senza indugio fino a scoprire un crimine.
Dopo aver letto queste tre storie delittuose nessun lettore penserà più al Natale come prima.