Federica Marchetti

NewTuscia – Nella Roma ottocentesca di Papa Pio IX un prete con un intuito speciale indaga in vicende cariche di suspense, storia e “odori” restituendoci un passato dimenticato tra vicoli e peccati mortali.

Continua il viaggio dell’Italia in giallo che questa volta ci porta nella Roma ottocentesca di papa Pio IX grazie alle storie di Andrea Franco. Protagonista delle avventure è un prete che, al suo esordio come investigatore, viene subito fatto monsignore dal pontefice in persona. Uomo singolare soprattutto nel contesto clericale, l’uomo è schietto, di animo semplice, diretto, sinceramente devoto a Dio e incompleto disaccordo con il potere agognato e adoperato proprio dagli uomini di Chiesa. Dotato di un infallibile intuito e di un “dono” che i suoi detrattori attribuiscono al demonio, Verzi non si fa condizionare e resta uomo libero e illuminato in ogni circostanza. Il dono in questione è un incredibile “olfatto” che lo fa vivere in una dimensione singolare.

Ne L’odore del peccato, nel giugno del 1846, Attilio Verzi, proveniente dalla provincia e ormai residente nella caotica e maleodorante città eterna, viene ingaggiato da Giovanni Maria Mastai Ferretti, Papa Pio IX da sili tre giorni, per scoprire chi ha barbaramente ucciso don Pasquale Masini nell’antica chiesa dei Santi Vito e Modesto. Al seguito del cardinale von Gaisruck, Arcivescovo di Milano, mandato a Roma da Ferdinando I d’Austria che lo aveva incaricato di porre due veti sui cardinali Bernetti e Mastai Ferretti, il giovane prelato si era trattenuto nonostante l’Arcivescovo fosse ripartito (senza esito positivo perché giunto nello Stato Pontificio in ritardo per il peccato e l'ingannoil secondo veto). Così assegnato all’Ufficio delle Inchieste, Verzi inizia a investigare partendo da nuove e significative conoscenze come padre Augusto Giani, già segretario del Monsignor Terenzini, predecessore dell’Ufficio; sorella Rebecca Fois, madre superiora dell’Istituto Angelica e il capitano Agostino Iacoangeli della Milizia urbana. Lungo un’indagine articolata e guidata dal suo intuito e dalla collaborazione dei suoi nuovi amici, tra peccati, potere, soprusi, povertà, inganni e tutti gli odori che Roma gli manda contro, Verzi riesce a scoprire chi ha ucciso il giovane prete e a consegnare la verità al neopontefice.

Passa poco più di un mese e nell’agosto dello stesso anno, ne L’odore dell’inganno, Verzi si ritrova per i vicoli di Roma a cercare la giovane Chiara Salbrocchi Palmigiani scomparsa alla vigilia del matrimonio combinato con Palmiro Andreolli. Ad ingaggiarlo è il marchese Odoardo Palmigiani, zio della ragazza che pretende discrezione ed efficienza da parte del monsignore ma Verzi si muove secondo le sue regole senza sottostare all’arroganza dell’aristocrazia e conclude degnamente l’inchiesta.

Ricostruendo reali vicende storico-politiche e arricchendole di un personaggio fuori da ogni schema, Andrea Franco ci regala uno straordinario detective dell’epoca del papato più lungo della storia (quello di Pio IX, 31 anni, 7 mesi e 23 giorni; 255° vescovo di Roma e ultimo sovrano dello Stato Pontificio). A guidare Verzi è questo suo singolare olfatto che gli permette di percepire ogni alito, ogni olezzo, ogni effluvio, e di esserne investito, talvolta narcotizzato. E seguendo gli odori egli giunge a scovare i colpevoli e a scoprire i loro segreti. Con una lingua sicura, perfettamente calata nel contesto ottocentesco; attraverso le descrizioni minuziose di una città che appare molto somigliante a quella attuale, nonostante i quasi 200 anni che ci separano; grazie a personaggi efficaci e sinceri, l’autore ha creato un universo irresistibile di cui, noi lettori entusiasti, ci aspettiamo nuove storie.

Nel 2013 con L’odore del peccato Andrea Franco ha vinto in Premio Tedeschi, il riconoscimento più ambito per i giallisti d’Italia che dà il diritto alla pubblicazione del proprio romanzo tra i Gialli Mondadori. Dopo 2013 Attilio Verzi torna ad indagare in brevi racconti pubblicati su diversi volumi ed è così apprezzato dal pubblico (e dall’editore) da rientrare in scena nel 2016 in un secondo romanzo, L’odore dell’inganno. Nel 2017, le due lunghe avventure del monsignore vengono riunite in un volume, Il peccato e l’inganno (sempre edito da Mondadori) che verrà presentato sabato 28 ottobre 2a scuola di giallo017 alle ore 17 presso la libreria Etruria in via G. Matteotti 67 a Viterbo.

L’evento, a cura del club di lettura “A scuola di Giallo”, è aperto a tutti. Per info: www.ilgattonero.it

Tre domande all’autore

  1. Da dove nasce Attilio Verzi, monsignore suo malgrado?

Nasce da una serie di suggestioni diverse. L’idea del periodo storico nasce innanzi tutto dalla lettura di un bellissimo libro sull’assedio di Roma del 1849. Libro che mi ha ispirato un romanzo: 1849, guerra, delitti, passione. Poi, quando ho iniziato a pensare a un personaggio seriale ho fissato due punti fermi: il periodo (e quello ormai lo avevo); una caratteristica unica. Così nasce Attilio Verzi, sacerdote dall’olfatto sopraffino, controverso, tormentato, a suo modo unico. E quando ho iniziato a scrivere il primo romanzo non mi rimaneva che scegliere una data precisa di inizio. Così sono arrivato al 1846, al giorno dell’elezione di Pio IX al pontificato. Sarò proprio il pontefice ad avere bisogno di aiuto. E chiamerà Verzi al suo servizio.

  1. Tornerà ad indagare?

Certo, assolutamente. Il terzo romanzo della serie è già in elaborazione e stiamo discutendo i dettagli del contratto con Mondadori, sempre con la collana Oscar Gialli. Una storia più complessa, anche più thriller, e che ci farà tornare anche un po’ indietro, sia nel passato del personaggio, sia nella Storia, visto che attingerò agli eventi della Rivoluzione Francese.

  1. Hai mai sognato ad occhi aperti una fiction tratta dalle tue storie?

Più che sognato. A dire il vero l’anno scorso un produttore si è fatto avanti, ha pure firmato il contratto con Mondadori e poi… boh, è sparito, senza spiegazioni e con un contratto in bilico che non so come andrà a finire. Ma il sogno resta e avevo già pensato a un attore d’eccezione per Verzi: Rupert Everett. Chissà, magari un giorno …