Gaetano Alaimo

NewTuscia – VITERBO – Un caso che farà parlare non solo nelle prossime settimane ma per mesi. Lo stop dato dal Comune di Viterbo alla prima del teatro Caffeina in via Cavour sta assumendo una molteplicità di risvolti. Di per sé il Comune di Viterbo, come per tutte le attività di cui ha la competenza autorizzatorio, non ha fatto che il suo dovere facendo applicare la legge. Se tutte le autorizzazioni previste non ci sono il teatro non può produrre spettacoli. Quello che risulta meno concepibile, certamente, sono le modalità con le quali si è interrotta la prima del nuovo teatro Caffeina in via Cavour a Viterbo.
Se il Comune di Viterbo aveva notizia della mancanza, sembra, dell’autorizzazione antincendio e la conformità sulle vie di fuga (ma è tutto ancora da verificare), perché non ha impedito prima del suo inizio l’effettuazione dello spettacolo? Perché ha mandato la Polizia locale nel bel mezzo dello spettacolo, rischiando a sua volta di creare reazioni non prevedibili da parte della gente?

In altre parole: dura lex sed lex, ma l’opportunità di un intervento come quello messo in atto dal Comune di Viterbo è, nelle modalità con cui si è svolto, da bocciare.

In queste ore si stanno succedendo gli interventi di tutte le parti politiche in consiglio comunale. La parte di centrodestra che, in questi ufilippo_rossi2_201507021125440_ua6rzur0gkpwfuehxeukm8q27ltimi mesi, ha dialogato e iniziato il percorso di avvicinamento con VivaViterbo, ossia Forza Italia, Fratelmichelinili d’Italia e Fondazione, si sono schierati con Rossi & Co. parlando di “sceriffata” del Comune di Viterbo sia nel modo di agire che nella stessa azione di chiusura del neonato teatro Caffeina. Il tutto facendo intendere che la scelta di muoversi in questo modo sa tanto di vendetta politica a posteriori. Da tale impostazione si è smarcato Giulio Marini che, in un paradossale “asse” con Michelini, parla di rispetto della legge come base per qualsiasi attività pubblica. Dello stesso avviso l’assessore comunale Sonia Perà.

Complessivamente, il blitz della Polizia locale alla prima del teatro Caffeina ha, di fatto, inaugurato la campagna elettorale per le prossime elezioni comunali. Lo si voglia ammettere o no, le dichiarazioni pubbliche rese su questo caso rappresentano quasi esattamente gli equilibri politici in campo. Il Pd, orfano di un Filippo Rossi prima alleato e ora “nemico”, insieme a ciò che resta del resto della maggioranza Michelini, non ha certamente ancora digerito l’uscita repentina del fondatore di Caffeina. Ciò non significa che ci sia una relazione di causa-effetto con il blitz all’ex teatro San Leonardo, è ovvio, ma il tutto avviene in un momento delicato della politica viterbese. Sono stati gli stessi enti competenti ad affermare l’assenza delle autorizzazioni, anche se Caffeina ha affermato di avere consegnato tutti gli incartamenti necessari: ora si dovrà chiarire la prassi amministrativa. Bastava avere consegnato la documentazione o l’autorizzazione doveva essere espressa? E se sì, in quali specifici casi? Aspettare un lasso di tempo maggiore avrebbe impedito quello che è successo? Allo stesso tempo il Comune di Viterbo dovrebbe rispondere a queste domande: come mai non ha agito prima dell’inizio della manifestazione? Perché non ha avvisato formalmente Caffeina della non regolarità amministrativa con una lettere specifica, conoscendo da tempo la data d’inizio degli spettacoli?

Insomma, ce n’è di tutto un po’ per aspettarci una campagna elettorale che, con il blitz all’ex San Leonardo, trarrà sicuramente spunto e partenza.