Tiziana Agnitelli (Grafologa Forense)

firma ayalaNewTuscia – Cari/e “Newtusciani/e”, quest’estate ho seguito “Ombrefestival” (ancora poco frequentato rispetto l’altro famoso evento che lo precede, ma si sa è più facile rimanere in “superficie” che guardarsi profondamente allo specchio, accettando la parte ombra che anche i “santi” hanno) e nell’occasione ho ascoltato parlare il Magistrato Ayala che mi ha autografato il libro acquistato. Decidendo di eseguirne in questo, ormai consueto, incontro un’analisi grafologica, in punta di piedi.

Il dottor Ayala ha autografato il libro ponendo la firma in modalità ascendente rispetto l’orizzontalità del foglio e in qualche modo si è presentato subito: dinamismo, slancio verso l’avvenire, ambizione.

La sua firma è personale ed evoluta, viene vergata in modalità continua che ci indica l’instancabilità del personaggio, possiede capacità di sintesi e un pensiero logico deduttivo. Mi permetto di segnalare la marcatura con un punto nell’attacco iniziale della firma che, ove vi sia anche in altre sue firme, indica un modus operandi, cioè prima di iniziare qualsiasi attività (senza poi fermarsi fino al suo compimento) egli deve “fare il punto”, stabilire a tavolino le eventualità negative e positive per poi “imbarcarsi” nella battaglia, è un lottatore (lancio finale acuminato), difficilmente molla, anche se chi non lo conosce a fondo può avere l’impressione che sia influenzabile (ovali aperti), ma è solo un’impressione appunto, in quanto gli ovali aperti contengono un nucleo chiuso ben difeso, difficilmente penetrabile. Si esprime con amabilità, simpatia e tatto, avendo un forte desiderio di attrarre. É generoso, ma non risparmia “colpi” di lingua e di spada a chi ritiene essere suo avversario.

Il dottor Ayala nell’engramma ideativo della propria firma “esprime” se stesso: il nome (viene riportata solo la maiuscola stilizzata) lo rappresenta somaticamente: segaligno, braccia lunghe, corpo eretto; osservando la maiuscola astratta ho fatto l’associazione con una “mantide”, dal greco Mantis-idos che significa profeta, e che per Callois ne “Il mito e l’uomo” ha la capacità di “guardare”, non solo di vedere.

Colpisce, inoltre, l’attaccamento alla famiglia di origine, non riuscirà mai a liberarsene nel bene e nel male, e forse neanche vuole, anche se ha imparato a mettere delle barriere, mi sovviene un aforisma di Jim Butcher che, in questo caso a mio parere, calza come un guanto: “non c’è niente che ti rende più folle del vivere in una famiglia. O più felice. O più esasperato. O più… sicuro.”