NewTuscia – VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo.

Peppe Sini

“Ancora una volta, almeno un giorno all’anno, ci si ponga all’ascolto dei martiri della Resistenza cui dobbiamo la nostra liberazione, la nostra repubblica democratica, la nostra Costituzione, le nostre comuni libertà.

E ponendoci all’ascolto dei martiri della Resistenza un appello, un messaggio, un lascito risuona nelle nostre coscienze: continuarne la lotta per la liberazione comune; per la pace, la convivenza, la giustizia, la libertà, la fraternità e sonorità, la cura e la condivisione dei beni comuni fra tutti gli esseri umani; per la solidarietà che ogni persona riconosce e raggiunge, di ogni persona rispettando e difendendo la vita, la dignità, i diritti.

Hic et nunc ascoltare ed accogliere questo appello significa decidersi ad agire in modo concreto e coerente contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni, in difesa della vita delle persone e della natura – il mondo vivente che è casa comune dell’umanità e di cui l’umanità stessa è parte.*

E per fermare la guerra e tutte le uccisioni occorre il disarmo e la smilitarizzazione: dei conflitti, dei territori, delle società, delle culture, dei cuori stessi delle persone.

E per abolire il razzismo e lo schiavismo occorre innanzitutto riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che nel nostro paese vivono; occorre riconoscere a tutte le persone il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; occorre abrogare le infami misure razziste imposte in Italia da governi sciagurati, abolendo i campi di concentramento, le deportazioni, le altre infami vessazioni che quotidianamente milioni di innocenti subiscono.

E per abolire il maschilismo e il femminicidio occorre innanzitutto sostenere i centri antiviolenza creati dal movimento di liberazione delle donne ed avere piena coscienza che il maschilismo è la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze, e quindi per la liberazione dell’umanità intera la prima lotta da condurre è quella contro la dominazione maschile che ogni altra storica oppressione fonda.

E per salvare la biosfera e con essa l’umanità dalla devastazione, l’avvelenamento e la desertificazione incombente, occorre innanzitutto rovesciare l’insostenibile logica che presiede al modello di sviluppo dominante, un modello di sviluppo fondato sulla massimizzazione del profitto, sull’alienazione ed espropriazione degli esseri umani, sullo sfruttamento fino all’esaurimento delle persone e della natura; e costruire invece una società conviviale, della responsabilità, dell’eguaglianza di diritti e della solidarietà, del bene comune.

Ponendoci alla scuola di Rosa Luxemburg e di Hannah Arendt, alla scuola di Simone Weil e di Virginia Woolf, alla scuola di Milena Jesenska e di Etty Hillesum, alla scuola di Laura Conti e di Carla Ravaioli, alla scuola di Franca Ongaro Basaglia e di Germaine Tillion, alla scuola di Luce Fabbri e di Wangari Maathai, alla scuola di Olympe de Gouges e di Bertha von Suttner, alla scuola dei movimenti femministi corrente calda ed esperienza cruciale della nonviolenza in cammino.*

Nell’anniversario della liberazione del nostro paese dall’onnicida barbarie nazifascista, mentre affermiamo la nostra felicità per la liberazione di Gabriele Del Grande, vogliamo attestare la nostra solidarietà con tutte le persone oppresse e con tutte le persone impegnate a salvare le vite e contrastare l’oppressione, con tutte le persone impegnate nella lotta nonviolenta che alla violenza e alla menzogna dominanti si oppone.

Ed in particolare vogliamo attestare la nostra solidarietà ai detenuti palestinesi nelle carceri israeliane impegnati in questi giorni in uno sciopero della fame per affermare i diritti umani loro e di tutti: con Mohandas Gandhi e con Danilo Dolci nel digiuno riconosciamo la forma più nitida e profonda di lotta nonviolenta, l’appello più potente al risveglio dell’umanità.

E vogliamo attestare la nostra solidarietà a tutte le vittime delle guerre e delle dittature, dei disastri ambientali e della fame, della schiavitù e di ogni totalitarismo.

Vogliamo attestare la nostra solidarietà a tutti i migranti in fuga dal pericolo, dalle sofferenze e dalla disperazione, e ricordare ancora una volta che essi hanno diritto ad essere aiutati ed accolti ovunque su quest’unico mondo vivente casa comune dell’umanità.

Vogliamo attestare la nostra solidarietà a tutte le sorelle e i fratelli in lotta per il diritto alla vita e alla dignità, a tutte le oppresse e a tutti gli oppressi vittime di poteri violenti, dell’ingiustizia sociale, di strutture e ideologie che negano il valore infinito di ogni essere umano.

Il primo diritto è non essere uccisi, il primo dovere è salvare le vite.

Mai più Auschwitz, mai più Hiroshima.*

Nell’anniversario della liberazione del nostro paese dall’onnicida barbarie nazifascista vogliamo affermare ancora una volta che l’antifascismo trova nella nonviolenza il suo fondamento e la sua estrinsecazione più nitida e intransigente, più concreta e coerente; e quindi che la nonviolenza è l’antifascismo nella sua essenza, nella sua verità, nel suo appello alla consapevolezza e alla lotta, nella sua realtà vivente.

La Resistenza antifascista prosegue oggi nella lotta nonviolenta contro la guerra e le armi, contro tutte le violenze e le menzogne, contro un ordine economico e politico globale onnicida, contro ogni totalitarismo ed ogni ideologia che pretende sacrifici umani.

L’eredità della Resistenza antifascista, così come si e’ depositata e formalizzata nella Costituzione della Repubblica Italiana e nella Dichiarazione universale dei diritti umani, esige la scelta della nonviolenza. La nonviolenza è la politica necessaria all’umanità nell’epoca della globalizzazione dell’orrore e della minaccia di distruzione della civiltà umana.*

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza può salvare l’umanità””.