La Sindaca Annarita Falsacappa

La Sindaca di Bevagna, Annarita Falsacappa

NewTuscia – BEVAGNA – Il Sindaco di Bevagna, Annarita Falsacappa, è intervenuta all’Assemblea nazionale degli amministratori del Pd, a Rimini, il 28 gennaio, parlando delle buone pratiche della politica e portando come esempio Bevagna. Di seguito si riporta il testo integrale dell’intervento.

Buon pomeriggio a tutti i partecipanti,

un ringraziamento al segretario provinciale del PD dell’Umbria Giacomo Leonelli per avermi invitata ad intervenire, agli organizzatori e naturalmente al segretario nazionale Matteo Renzi. Un saluto a questa numerosa platea di sindaci, presidenti di regione, amministratori del PD.

Porto la mia esperienza di Sindaco eletto da soli 7 mesi in un comune dell’Umbria, Bevagna, di 5100 abitanti, nella valle umbra del perugino. Il mio è uno dei borghi più belli d’ Italia, con una piazza medievale considerata tra le più pregevoli;  presenta anche molte tracce di vita romana, essendo attraversato completamente dalla via Flaminia e tutt’intorno da fiumi, affluenti del Tevere, che erano anticamente navigabili. La mia gente ha un passato di agricoltori ed artigiani, ma ha da sempre amato l’arte, in particolare la musica ed il teatro. E’ gente coraggiosa che anche in politica si distingue per decisioni singolari che oggi la vedono protagonista di una innovazione, realizzata dal PD, che senza prospettive a causa di una precedente amministrazione autoreferenziale, ha tentato la via dell’avvicinamento alla società civile e della partecipazione vera, non   fermandosi  a vuoti proclami. Così oggi il PD, che io rappresento, amministra con i cittadini che ci hanno dato fiducia in una gestione condivisa e partecipata del paese e devo riconoscere che unitamente, noi amministratori del PD e società civile, riusciamo a rispondere alla popolazione con l’ unico obiettivo del raggiungimento del bene comune.

Il mio è un popolo davvero coraggioso. Fino a 30 anni fa Bevagna era sconosciuta ai più nonostante abbia una gloriosa storia antica. I suoi abitanti, mio padre fra tutti, hanno realizzato una festa, nata dalla Sagra della porchetta, frutto del lavoro di quasi tutti i cittadini, che come volontari hanno studiato le tradizioni del paese, gli antichi mestieri, la nostra storia, realizzando con un’ intuizione straordinaria una rievocazione storica molto fedele, il Mercato delle Gaite, che l’ha resa famosa in Italia e all’estero. Il primo Podestà, Angelo Falsacappa, ha compreso l’importanza di un Comitato Scientifico per far crescere

qualitativamente la festa. Nei primi anni la motivazione è stata forte e si sono raggiunti traguardi inaspettati: si sono organizzate conferenze, corsi di formazione professionali, si sono proposte scene di vita medievale, realizzate dai laboratori di canto, ballo, musica medievali e di recitazione.  E’ stata una fucina viva, formata soprattutto da giovani che hanno dimostrato una grande passione e da adulti che li hanno saputi guidare. La festa non ha avuto aggiustamenti particolari in corso d’opera, in quanto si è puntato fin da subito ad una ricostruzione filologicamente perfetta, partendo dall’antico statuto locale, che dà indicazioni sulle magistrature, sulla presenza dei consoli, sulle attività artigianali, sull’alimentazione, sul commercio… Abbiamo lavorato sodo, abbiamo imparato gli antichi lavori artigianali, sappiamo produrre con le antiche tecniche la corda, il cuoio, le candele, il ferro,  il vetro, la canapa, la seta e molto altro ancora, conosciamo i giochi antichi, sappiamo costruire gli antichi arnesi che usiamo per ottenere i prodotti con gli strumenti e le tecniche passate, sappiamo cucinare piatti medievali e riproporre gli antichi gusti. Tutto questo i miei concittadini lo sanno spiegare, realizzare davanti ai turisti stupiti; raccontano ai visitatori la cardatura, la tessitura, le fasi dell’allevamento del baco da seta, la forgiatura del ferro, la tintura, la realizzazione dei fogli di carta bambagina, della pergamena, degli alambicchi, tra l’ammirazione incondizionata dei visitatori. E poi c’è l’ambiente in cui è calata la festa, il territorio ed il paese, in cui basta poco, senza grandi modifiche ed è in grado di prestarsi al Medioevo, con la sua piazza perfettamente in epoca, con i vicoli festanti di un popolo vociante, in pieno mercato, il quale per l’occasione si cambia d’abito ed è pronto a rimettersi nelle botteghe a lavorare, a fare il pane, a vendere le spezie, mentre per le vie e per le piazze ci si imbatte nel popolo del contado con le sue mercanzie di verdure ed animali. Bevagna ed il Mercato delle Gaite è un binomio lungo 28 anni, che ha visto i suoi abitanti imparare i mestieri antichi, riscoprendone le tecniche, le modalità, i tempi lenti, il lavoro duro, sapendo apprezzare attività ormai preziose perché rare. La gente di Bevagna, che custodisce i segreti dell’artigianato, ha una potenzialità unica e ha messo in contatto se stessa con la propria storia. La tradizione coniugata al presente è la carta vincente per questo paese capace di far assaporare al turista la sua profonda cultura, offrendola con leggerezza, attraverso la festa. Tutto questo per l’Amministrazione Comunale è una grande ricchezza nel nostro tempo d’immiserimento culturale ed economico. In una parola Bevagna non langue, piuttosto è alla ricerca della strada per farsi apprezzare ancora di più, conoscere in questa ricca varietà dell’offerta. Ad oggi comunque la crescita  culturale inevitabilmente ha comportato anche un notevole sviluppo economico ed una crescita ricettiva praticamente inesistente fino a qualche decennio fa. Per cui Bevagna è diventato uno dei paesi più visitati della valle del perugino, con un’ alta percentuale di turismo attratto dal paesaggio, dai prodotti enogastronomici, dalla sua ricchezza artistica e culturale. E’ anche meta di un turismo didattico in quanto gli antichi mestieri sono visitabili durante tutto l’anno in particolare dalle scolaresche, che ammirano le fasi lavorative, le antiche tecniche e la realizzazione dei prodotti finiti.

Il Mercato delle Gaite ha portato benessere, ci ha fatto conoscere fuori dai confini regionali e nazionali.

Il Dott. Paolo Baronti ad ottobre 2016 per il progetto “Dai Borghi più belli ai Borghi più vivi” invita a replicare l’ esperienza di  Bevagna, che, facendo leva esclusivamente sulla sua tradizione storica e culturale, ha creato flussi economici significativi, dal turismo scolastico, a quello storico ed enogastronomico. Riconosce al Mercato delle Gaite di produrre un afflusso ogni anno crescente di visitatori per la rigorosa rievocazione della manifestazione storica, per la scoperta di antichi mestieri medievali, per scoperta di tecniche e strumenti di lavoro all’interno di suggestive botteghe medievali. I bevanati, prima di Lisbona 2000,  (…)  attuano un evento filologicamente rispondente alle reali tradizioni della citttà.

Oggi però la situazione è davvero cambiata. Sembra che il mio paese sia ripiombato nel buio, sembra essere ritornato a 30 anni fa, quando era raro incontrare i turisti per le sue vie, quando l’economia era chiusa, la vita quotidiana isolata. Alla paura del sisma si aggiunge la fuga senza ritorno dei turisti in quanto Bevagna è un paese che si trova in Umbria.

I mezzi di informazione dal 24 agosto 2016 all’ultima scossa del 18 gennaio 2017 hanno parlato dell’Italia centrale, e tra le regioni, hanno parlato dell’Umbria, distruggendo, quasi quanto il sisma, il lavoro portato avanti dalla mia gente così come da molti altri borghi dell’Umbria i quali, fortunatamente non hanno avuto danni importanti a seguito delle scosse.

I turisti non arrivano a Bevagna, a Spello, a Trevi, a Montefalco, ad Assisi e Foligno, cioè in quelle città in cui le scosse sono state sentite ma per fortuna non hanno lasciato ferite gravi.

Questa è la situazione del mio paese, come quella di tanti altri paesi e città dell’Umbria che vorrebbero far vedere al resto dell’ Italia la regolarità del quotidiano, la normalità della propria vita per fugare l’idea che in ogni dove in Umbria sia rovina e distruzione. Che cosa si dovrebbe fare per non continuare a danneggiarci? Per evitare che i nostri alberghi chiudano, i nostri ristoranti siano vuoti come i negozi? Si deve semplicemente dire la verità, raccontare che nella nostra regione alcune città sono state colpite ma non tutte e far vedere queste verità.

Ancora, le nostre città così belle ma anche preziose per l’autenticità dei loro antichi e fragili monumenti per le faglie che partono dall’Appennino, fino ad arrivare ai loro piedi, hanno necessità di essere ascoltate nelle richieste più urgenti  per evitare altri sacrifici umani, su cui piangere. Per questo  chiedo, e la mia è la voce anche di altri sindaci, che si metta davvero in pratica la prevenzione, che si ascoltino le richieste motivate di noi sindaci che conosciamo i nostri paesi, che si permetta finalmente di fare scuole davvero sicure per i nostri cittadini, ed antisismiche, con nuovi sistemi energetici e fuori dai centri storici, perché quelle che abbiamo, molto spesso con indice di vulnerabilità che denuncia il rischio, sono adiacenti a chiese e campanili antichi, sono chiostri medievali adibiti a scuole, sono vecchi monasteri in vicoli angusti con vie di fuga difficili e tortuose.