A cura della d.ssa Gioia Nibbio
(NewTuscia) – Il disturbo post traumatico da stress si sviluppa in seguito all’esposizione ad un evento stressante e traumatico che la persona

La d.ssa Gioia Nibbio
ha vissuto direttamente o a cui ha assistito, che ha implicato morte o minacce di morte o gravi lesioni o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri.
La risposta della persona all’evento comporta paura intensa, senso di impotenza e/o orrore.
I sintomi del disturbo post traumatico da stress possono essere raggruppati in quattro categorie principali:
– l’evento viene rivissuto persistentemente dall’individuo attraverso immagini, pensieri, pe rcezioni, incubi notturni
– l’evitamento persistente degli stimoli associati con l’evento o attenuazione della reattività generale; la persona cerca di evitare di pensare al trauma o di essere esposta a stimoli che possano riportarglielo alla mente
– l’ottundimento della reattività generale si manifesta nel diminuito interesse per gli altri, in un senso di distacco e di estraneità
– sintomi di uno stato di iperattivazione persistente come difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, difficoltà a concentrarsi, l’ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.
Il disturbo si osserva prevalentemente nel mondo militare, in poliziotti,
vigili del fuoco, operatori del soccorso, ma anche nella quotidianità di ognuno di noi.
C’è molta disinformazione rispetto alle caratteristiche di questo disagio, molto importante risulta dunque la conoscenza e la consapevolezza per prendersi cura di noi stessi.
L’obiettivo principale del counseling psicologico in caso di disastri è quello di prevenire, come conseguenza del disastro, dei disturbi mentali a lungo termine quali il disturbo post traumatico da stress.
Gli esperti di emergenza utilizzano una varietà di approcci che includono un primo aiuto emotivo, l’intervento sulla crisi, counseling breve di supporto e la creazione di un lavoro di rete con tutti i servizi territoriali che intervengono.
In caso di disastri, il servizio di counseling viene fornito contemporaneamente sia alle vittime del disastro sia al personale volontario e specializzato che interviene per fornire i soccorsi.
Il counseling nelle situazioni di emergenza deve essere estremamente flessibile in quanto non prevede un trattamento prolungato e un setting specifico; viene fornito quando il cliente è disponibile all’incontro. Questa disponibilità potrebbe verificarsi in qualsiasi momento, ad esempio in fila per la distribuzione del cibo, bevande o coperte o magari nella fila per la visita dal medico.
L’intervento quindi, proprio a causa di tutte queste condizioni ambientali sfavorevoli, deve essere mirato ad aiutare la vittima a sviluppare la forza interiore e una rete sociale di sostegno.
Gli incontri durano di norma dai 5 ai 15 minuti, anche se brevi, il clima emotivo è molto intenso, ci sono dunque dei suggerimenti basilari che un professionista dovrebbe cercare di seguire in queste situazioni molto diverse dal setting del counseling normale.
- Restare calmi.
- Presentare voi stessi e l’agenzia per la quale lavorate.
- Raccogliere immediatamente le informazioni socio/demografiche di ogni singolo individuo.
- Mettere in pratica l’ascolto attivo per consentire all’individuo di riparlare della propria esperienza.
- Dare dettagli su ciò che sta succedendo, per far diminuire la paura dell’ignoto.
- Essere sinceri su quello che si ha da offrire e fare attenzione a non esagerare quando la verità potrebbe causare un ulteriore shock all’individuo.
- Verificare lo stato di presenza a “se stessi”; spesso infatti le persone che hanno subito uno shock potrebbero presentare momenti di assenza ed è utile garantire che in qualche modo l’informazione venga incamerata.
- Non fermare eventuali episodi di pianto che possono avere una forte valenza liberatoria.
- Creare una rete di supporto.
10.Usare in alcuni casi il contatto fisico come strumento di conforto e comprensione.
11.Imparare a riconoscere e ricordare i vostri limiti evitando situazioni che coinvolgono eccessivamente a livello emotivo.
Oltre a ciò, ai fini di un buon intervento, è importante dare spazio alla persona per poter parlare e ricordare ogni singolo momento relativo al disastro.
Inoltre, impegnare la persona in modo attivo e costruttivo, incluso il ritornare sul luogo del disastro e aiutarla a intraprendere un cammino verso il controllo della propria vita.
Bibliografia :
Giusti E., Montanari C., Trattamenti psicologici in emergenza, Sovera, 2000.
Magro R., Cuore di soldato, edizioni psicoonline, 2012.
Dott.ssa Gioia Nibbio
Psicologa clinica ,Psicoterapeuta in formazione presso la scuola di Psicoterapia Umanistica – Integrata ASPIC , sede di Roma .
Attualmente collabora con la sede ASPIC di Viterbo e svolge attivita’ di consulenza e diagnosi psicologica .
Per domande o consulenze :
- gioia .nibbio@hotmail.il
- cell. 3493707183
Dott.ssa Gioia Nibbio
Psicologa clinica ,Psicoterapeuta in formazione presso la scuola di Psicoterapia Umanistica –Integrata ASPIC , sede di Roma .
Attualmente collabora con la sede ASPIC di Viterbo e svolge attivita’ di consulenza e diagnosi psicologica .
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- gioia .nibbio@hotmail.it
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