Tiziana Agnitelli (www.grafologiaequilibrio.com)
(NewTuscia) – Cari lettori e care lettrici, ricordandovi che sono disponibile a rispondere a qualsiasi vostra curiosità sulla grafologia classica e sulla grafologia peritale sia attraverso il mio sito sia attraverso la redazione di Newtuscia, proseguo nell’illustrarvi i miei studi sulle firme appartenenti al mondo forense.
Questo articolo è dedicato alle firme di una persona che “stimo” e a cui sono legata da un rapporto d’affetto, senza nulla togliere all’obiettività professionale dello studio da me eseguito ovviamente.
La prima immagine si riferisce a qualche anno fa, quando iniziai il mio studio sulle firme forensi e l’avevo catalogata nella categoria delle firme “diplomatiche”; ora invece, con la seconda immagine che seguirà, si possono notare i cambiamenti sopravvenuti, rimane la “struttura caratteriale”, ma si modificano i rapporti con gli altri e il mondo esterno e si amplificano e diversificano i modi di porsi, dopo varie vicissitudini di vita, a dimostrazione del fatto che la grafia e pertanto, la grafologia è una scienza “viva” che “registra” i nostri cambiamenti, i nostri blocchi emotivi, il nostro pensiero e l’atteggiamento mentale davanti agli altri e a noi stessi, sia consapevolmente che inconsapevolmente; tali cambiamenti fanno “mutare” la collocazione della firma “coeva” rispetto all’altra più “datata”, i caratteri salienti rimangono certamente della categoria “diplomatica”, ma il mutamento di alcuni aspetti della stessa la fanno spostare nella prima categoria “assertiva-accomodante” con un tocco di aggressività e protezione del proprio Sé.
VPO – Avvocato Penalista
“Firma di qualche anno fa”
Firma “coeva”
La firma è molto originale per più caratteristiche grafologiche. Nella prima firma si ha una scelta del colore dello strumento grafico anche “originale” (pieno di gioia di vivere e speranza come un cielo estivo), mentre nella firma coeva si ha un ritorno al “bilancio”, si sceglie un blu, quindi sempre tendente all’apertura e all’ascolto, ma con più concretezza; muta la collocazione della firma stessa, nella prima firma si colloca a sinistra, in modalità ascendente (pieno ottimismo, simbolicamente una freccia lanciata verso il futuro), nella coeva sussiste un ritorno alla realtà e al realismo, all’equilibrio, più al centro del foglio (centratura sui bisogni della scrivente e sul vivere al meglio per se stessa e per gli altri); sussistono personalizzazioni “spiccate” delle lettere maiuscole che con gesto regressivo ed ampio vanno a formare la parola “DIO” simbolicamente parlando nella prima firma, mentre nella seconda si ha una spiritualità più intima, il terzo ovale “contiene” un bellissimo simbolo dell’Infinito; i “clienti” e le “pratiche” vengono certamente seguiti al meglio, non solamente sotto il profilo materiale.
La prima firma risulta essere curvilinea, quindi accoglienza ed ascolto completo, ma sussistono i lacci con collegamento secondario e i lanci finali acuminati: un carattere determinato non sfacciatamente mostrato, ma bensì amabilmente e acutamente dosato, l’interlocutore spesso non si avvede neanche di avere scelto la proposta “pensata” dalla controparte, pensandola propria. Una diplomatica “nerboruta” perfetta.
Nella seconda firma rimane questo modus operandi, ma la curvilineità viene sostituita da una serie di angoli che ne determinano lo spostamento di categoria, come anche il lancio finale acuminato della sigla, più lungo e deciso e il taglio della barretta della lettera “t” della firma, si è diventati più “determinati”, diplomatici certamente, ma più assertivi/aggressivi e protettivi del proprio Sé e della propria Vita.